19 febbraio 2023

THE MASK 2 (Aka Son of the Mask)

Locandina di The Mask 2
Di Lawrence Guterman. Con Jamie Kennedy, Alan Cumming, Ryan Falconer, Bob Hoskins, Traylor Howard, Ben Stein, Peter Flett, Kal Penn.
USA 2005 New Line Cinema
Son of the Mask (2005) on IMDb

Al settimo posto tra i film più visti di Netflix questa settimana in Italia, non ho potuto non cogliere l'occasione di gettarmi su questo sequel, uscito dieci anni dopo il grande successo del primo capitolo datato 1994 che aveva visto come protagonista Jim Carrey nel ruolo del simpatico e trasformista Stanley Ipkiss. Pur sapendo dell'esistenza del titolo ed essendo a conoscenza del fatto che si tratti di uno dei peggiori sequel mai realizzati della storia del cinema non mi era mai capitato di ritrovarmelo davanti. Perciò... andiamo!

Questo secondo capitolo non vede la partecipazione dell'attore canadese, ma di un altro comico, Jamie Kennedy, che si cala nei panni di Tim Avery, un aspirante fumettista che un giorno trova una maschera magica capace di trasformarlo in un buffo personaggio verde. La trama di "The Mask 2" è banale e prevedibile quanto una puntata di "Pingu". Tim Avery, il protagonista, è un fumettista alle prime armi, invidioso del successo del suo capo. Un giorno, però, il suo cane trova una misteriosa maschera capace di trasformarlo in un buffo personaggio verde con poteri magici e la faccia verde. Non passa molto tempo prima che Tim inizi a divertirsi con la sua nuova identità, ma ben presto scopre che la maschera ha una vita propria e che niente popò di meno che Loki (Alan Cunning), il dio degli inganni e dei sotterfugi è alla sua ricerca. Come avrete notato la trama del film è fondamentalmente una ripetizione della prima pellicola: un uomo insicuro trova una maschera magica che gli dà poteri straordinari. Peccato solo che in questo caso, però, l'uomo in questione è Jamie Kennedy che alla sua prima prova nel cinema che conta dimostra di non valere un unghia di Jim Carrey. 

Buongiornissimo! Caffè???



[Spoiler non tanto spoiler]
Tornato dal party aziendale di Halloween Tim, che aveva indossato la maschera perchè "non aveva altro da mettersi", copulerà furiosamente con sua moglie la quale sospettosamente non sembra particolarmente sconvolta da trovarsi nel letto uno sconosciuto con una maschera verde. Da questa Santa unione nascerà un insopportabile bambino in cgi con i poteri della maschera. Le dinamiche padre normale/sfigato-figlio con superpoteri dovrebbe far molto ridere nella visione dei produttori ma l'amara realtà è che è solo estremamente cringe.  
[FINE SPOILER]

"The Mask 2" è un film deludente sempre e imbarazzante a larghi tratti, sia dal punto di vista della trama, che della sceneggiatura, che dell'interpretazione degli attori. Jamie Kennedy, che qui interpreta il protagonista, non riesce a reggere il confronto con Jim Carrey, che nel primo film era riuscito a creare un personaggio iconico e divertente. La sua interpretazione è piatta e poco coinvolgente, e non riesce neanche per un secondo a farci simpatizzare per il suo personaggio.
Il film è clone imperfetto dell'originale, con una trama ripetitiva e poco ispirata. Jamie Kennedy non è in grado di reggere il film come Jim Carrey ha fatto nel primo, e sembra spaesato in ogni scena. Anche Alan Cumming sembra fuori luogo, e i suoi tentativi di fare ridere cadono spesso nel vuoto.
Nonostante la scarsa qualità del film, ha comunque guadagnato più di 57 milioni di dollari al botteghino. Sono decisamente troppi, ma il potere del marchio "The Mask" ha evidentemente attirato il pubblico, o forse erano solo curiosi di vedere come avrebbe funzionato un sequel dopo tutti questi anni. In ogni caso, i soldi che ha incassato non possono nascondere la verità: "The Mask 2" fa schifo. Ed in ogni caso non sono sufficienti a ripagare le spese di realizzazione. 

AHAHAHAHA NO VABE'. (ti pareva che il cane del cazzo non si mettesse la maschera?)


Se siete fan della prima pellicola, non vi aspettate chissà che dal sequel. Non riuscirete a trovare nulla di simile o anche lontanamente vicino a ciò che aveva reso il primo film un vero e proprio classico. Preparatevi piuttosto ad amareggiarvi. Non vale la pena di vedere "The Mask 2" nemmeno per un bambino, target di riferimento per questa produzione visto il piglio decisamente più infantile rispetto al predecessore. Il film è solo un brutto ricordo di ciò che era stato un grande successo. La morale della storia? Non tutti i sequel sono uguali e spesso i vecchi classici dovrebbero essere lasciati tranquilli. Una lezione che la Disney non ha ancora imparato. Su Imdb Il figlio di the Mask ha una valutazione di 2.2. Per dire, Bloody Psycho di Leandro Lucchetti è a 3,5. 

Il povero Jaime Kennedy dopo la sua pessima prova come protagonista di questo film non riuscirà mai più a tornare alla ribalta, relegato in piccole particine di film mediocri. Del resto l'attore che offre la prova migliore dell'intera produzione è Otis, il piccolo Jack Russel ammaestrato. Davvero notevole. 



"And the academy award for best supporting actor goes to..."


Trivia non richiesto e che non centra quasi un cazzo: Ma lo sapevate che Jim Carrey nel primo film dice "Sfumeggiante" e non "Spumeggiante"? No perchè io l'ho scoperto tipo un anno fa alla veneranda età di 36 anni. Ok, scusate, me ne vado.

Domanda non richiesta e che non centra quasi un cazzo: Ma come potrà mai essere stata l'infanzia di un ragazzino di 13 anni che si chiama quasi letteralmente "Alan Sborrando"? 


Recensito da: Imrahil

TRASH: 83/100

Noia: 61/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 88/100

Presunzione della regia: 5/100

Incompetenza degli attori: 85/100 (grande Otis)







18 febbraio 2023

IL MARCHIO DI DRACULA (aka Scars of Dracula)

Locandina di Il marcio di Dracula
Di Roy Ward Baker. Con Christopher Lee, Dennis Waterman, Christopher Matthews, Jenny Hanley. Regno Unito / 1970 / Hammer Films

Scars of Dracula (1970) on IMDb

Continuiamo il nostro filone vampiresco con uno degli ultimi film della leggendaria Hammer con il leggendario Christopher Lee ad interpretare il leggendario Dracula; si tratta addirittura della quarta pellicola girata da Sir Christopher Frank Carandini Lee nel solo 1970, dopo Il Conte Dracula, Controfigura per un delitto ed Una Messa per Dracula, ovvero le ultime cartucce di un fucile ormai scarico e privo di ogni fascino. 

Girato con quattro soldi e con una svogliatezza generalizzata davvero avvilente, Il Marchio di Dracula è sostanzialmente una rottura di coglioni galattica, in cui non succede praticamente un cazzo. 

Il castello di Dracula e dell’Aigor di turno viene messo a ferro e fuoco dagli abitanti del villaggio vicino -una decina di figuranti vestiti di stracci- dopo l’ennesima uccisione di un'illibata fanciulla. Il Principe delle Tenebre però risorge grazie ad un simpatico pipistrello che sbatte le sue alucce meccaniche cigolando come una bicicletta anni ’60 e che droppa delle goccine di sangue sul suo cadavere. 

Nel frattempo, l’impenitente donnaiolo Paul seduce la fidanzata del fratello alla di lei festa di compleanno e per sfuggire alle guardie del Borgomastro, finisce dritto filato nel castello dell’appena risorto Dracula.

Paul sembrerebbe il protagonista, nonché il personaggio migliore del film e quindi giustamente viene ucciso a metà del secondo rullo. Così, il centro della scena viene preso dal noiosos fratello Simon e dalla sua promessa sposa che non fanno altro che dirsi quanto si amano e quanto siano preoccupati per Paul.

Le cose non si rianimano neanche quando i due arrivano al castello, in quanto Dracula non sarà in scena per più di dieci minuti scarsi in totale e fa pure cose senza senso, come uccidere a coltellate una donna vampira; e qui neppure l’immensa classe di Christopher Lee riesce a mascherare il suo tedio, percepibile fin dal primo momento in cui compare in scena.

Quasi da ridere il finale con Dracula che viene ucciso da un fulmine che colpisce un bastone di ferro che stava brandendo per uccidere il buon Simon.

Pur perdonando le scenografie di gommapiuma e il pipistrello cigolante -data l’epoca e il budget- non si può passare sopra al ritmo catatonico e ad una messa in scena sciatta e impiegatizia, il cui effetto è paragonabile all'iniezione in vena di un mix di Roipnol e radici di valeriana.


Un paio di scene splatter e le splendide grazie esibite dalla popputa Jenny Henley fungono da unici elementi di interesse per un prodotto che anziché fare onore alla gloriosa storia degli horror della Hammer, gli sputa quasi in faccia. 


Recensito da: Vidur


TRASH: 77/100

Noia: 91/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 81/100

Presunzione della regia: 65/100

Incompetenza degli attori: 74/100


7 febbraio 2023

BOLLE DALL'ABISSO: GLI SPIRITI DELL'ISOLA (The Banshees of Inisherin)





Di Martin McDonagh. Con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keonagh. Irlanda - Regno Unito - USA / 2023 / Serchlight Pictures

Assoluto outsider, nonché quasi un unicum nella cinematografia mainstream moderna, la nuova opera di Martin McDonagh è un film destinato a mietere premi (candidato a 9 Oscar!), strappare consensi dalla critica e a, quasi fisiologicamente, dividere i gusti del pubblico.

McDonagh aveva già fatto il botto con l’eccellente Tre manifesti a Ebbing, Missouri, dopo un paio di cult passati sottotraccia come In Bruges e 7 Psicopatici, e si conferma essere uno degli autori più coraggiosi e fuori dagli schemi di questi disgraziati decenni.

Gli Spiriti dell’Isola narra una storia apparentemente semplice, se vogliamo banale, di un’amicizia che si interrompe all’improvviso e senza una spiegazione. Il vecchio e introspettivo Colm, un violinista, decide infatti, da un giorno all’altro, di non parlare più al suo migliore amico, Padraic, un allevatore tanto puro di cuore quanto povero di ingegno. Le conseguenze del gesto di Colm saranno terribili e imprevedibili, accentuate dal fatto che il tutto si svolge in una piccola isola (di fantasia) al largo della costa irlandese, ai tempi della guerra civile.

Dramma con tante punte ironiche, basato quasi esclusivamente sui dialoghi, Gli Spiriti dell’Isola, si presenta come un film concettuale, in cui le dinamiche che coinvolgono lo stolido ma gentile Padraic e il profondo ma spocchioso Colm, fanno da specchio a molteplici interpretazioni. Si può passare da una metafora dei conflitti tra gli uomini che nascono per motivi futili per poi trasformarsi in guerre fratricide, ad una sorta di coming of age del protagonista  -costretto a crescere e a mettersi in discussione per la prima volta nella vita- o ad una contrapposizione di approccio all’esistenza stessa, fino ad arrivare ad una riflessione più terrena sul tema dell'amicizia. Quale che sia il significato che aveva in mente il regista, lo scopo di far nascere nello spettatore più di una riflessione è sicuramente riuscito, così com’è riuscito a rendere interessante una trama teoricamente esile, ma in realtà molto potente.


Certo, non si tratta di un film per tutti: alcuni lo troveranno incredibilmente noioso e senza senso e, d’altronde io stesso, al termine della visione ho provato una certa sensazione di frustrazione per la mancanza del cosiddetto “payoff”, forse retaggio di un cinema che vuole spesso e volentieri un finale netto e definito. 

Dove Gli Spiriti dell’Isola vince a mani basse è in tutto il resto: l’interpretazione dei due protagonisti, Colin Farrell e Brendan Gleeson (padre di Domnhall) è veramente di altissimo livello e se il buon Colin si aggiudicasse davvero l’Oscar non ci sarebbe nulla da dire. Fantastici anche i comprimari, in particolare la sorella di Padraic, Kerry Condon, e “lo scemo del villaggio”, Dominic, quel Barry Keoghan che aveva già lavorato con Colin Farrell ne Il Sacrificio del Cervo Sacro di Lanthimos.



A livello visivo, il film è un capolavoro senza se senza ma: la maestosa bellezza dei classici paesaggi irlandesi viene immortalata da una fotografia gelida e spietata che fa trasparire tutta la disperazione e la solitudine di una comunità rassegnata ad una vita insignificante, in cui i pettegolezzi risultano l'unica forma di svago. È altresì evidente la grande attenzione ai dettagli, come i vestiti degli abitanti dell'isola (a quanto pare i maglioni di tutti i protagonisti sono stati tessuti a mano dallo stesso sarto) e ad un certo gusto per le inquadrature ad effetto, sempre piazzate per esaltare il momento e non per puro esibizionismo. 


Un film d'autore ricercato e intelligente, splendidamente realizzato, magistralmente interpretato, ma anche di difficile lettura e assimilazione. Se vi piace il genere, buttatevi a capofitto, in caso contrario statene alla larga. 

Recensito da: Vidur



2 febbraio 2023

BIKER GIRLS (aka Cyborg Conquest, Chrome Angels)

Locandina di Biker Girls
Di Leigh Scott. Con Stacey Dash, Paul Le Mat, Kristen Quintrall, Eliza Swenson, Frida Farrell, Jackey Hall, Collin Galyean. USA / 2009 / First look Studios
Chrome Angels (2009) on IMDb

Approfittando della cataplessia da divano della mia fidanzata, ieri sera sono riuscito a raggiungere facendo il passo del giaguaro il telecomando e a selezionare questo misterioso Biker Girls, completamente rapito dallo sciattume della sinossi (qualcosa tipo "ci sono delle ragazze che si fanno gli affari loro e ad un certo punto arrivano degli androidi cattivi") e molto incuriosito dal tag "inquietante" riportato sulla schermata principale del nostro solito Prime Video. 

Un gruppo di ragazze variegate come le Spice Girls compie una rapina con la quale racimolano la miseria di 60.000 dollari a testa. Non avendo fatto economia domestica alle elementari sono convinte che questa cifra permetterà loro di fare bisboccia tra "tipi da spiaggia e Margaritas" in Messico per il resto della loro vita. Fermandosi in un bar poco affollato per una doverosa birretta pre fuga, subiranno da parte dei clienti del locale numerosi femminicidi; cotanto disprezzo per la donna culminerà nella più classica delle palpate di culo e questo vile atto farà perdere le staffe alla psycho-Spice che in proporzionata risposta svuoterà tutti i 34 proiettili delle sue due Glock in faccia allo scellerato molestatore. Le nostre protagoniste non sembrano lì per lì notare che i proiettili a contatto con le membra della vittima facciano scintille come se si stesse limando una putrella d'acciaio con un flessibile. 

"if you wanna be my lover, you gotta get with my friends"


Vedendo tale scena agli altri avventori vengono gli occhi di un elegantissimo verde fluo, cominciano a parlare come i Dalek del Doctor Who e dopo una pausa tanto pregna di tensione quanto immotivata cominceranno a rispondere al fuoco. Durante lo scontro apprendiamo che questi androidi non rappresentano alcuna minaccia e se gli spari muoiono fin più facilmente rispetto a delle persone in carne ed ossa.

"Sterminare! Sterminare!"

Nel frattempo alla centrale di comando degli androidi il perfido Dottor Elliot Dravos (Paul Le Mat, che mi risulta abbia addirittura avuto un ruolo di primo piano in American Graffiti) sta monitorando la situazione assieme allo stagista di turno: è lui la mente dietro tutto questo florilegio di lucine e voci metalliche ed ha un piano super malvagio per sostituire i lavoratori con androidi che possano svolgere le mansioni pericolose, pesanti o spiacevoli. Se qualcuno di noi potrebbe chiamare tutto ciò "piena automazione", il sogno bagnato del comunismo del terzo millennio, per un americano tutto ciò è assolutamente intollerabile: ci sono già i messicani per tutte quelle mansioni! Ma non si è fermato qui il nostro scienziato con sogni utopistici. Oltre che androidi ha prodotto anche diversi ginoidi, ovvero l'equivalente femminile dell'androide, con l'obbiettivo di sostituire le donne eliminando tutte le rotture di palle tipo compleanni (si, lo ha detto davvero) e le ricorrenze dimenticabili. Come noto siamo tutti disposti a tollerare lo sfruttamento dei lavoratori e il paraschiavismo a 360 gradi, ma il sessismo... In ogni caso è forse la prima volta nella mia vita che sento il termine ginoide utilizzato correttamente in un film, per un grande appassionato di fantascienza come il sottoscritto è una grande soddisfazione. Davvero notevole.

Comunque gli androidi senza faccia sono così.

Giunti a questo punto però la trama diventa un gran casino, perché alcune delle Spice Girls vengono catturate, il malvagio dottore ne fa' delle copie androidi (Ginoidi! pardon...) e si mescolano tutte le carte, le Spice Girls ed in sostanza non si capisce più un cazzo di chi è dove quando e soprattutto perché. Colpa mia? può essere, ma di certo sceneggiatura e struttura del film non aiutano. Quindi le ragazze superstiti vanno ad armarsi dall’ex fidanzato militare di Inutil-Spice per salvare le amichette sequestrate dal perfido Elliot, facendo irruzione nel covo del dottore e facendo amicizia con lo stagista che poi le aiuterà perché, come tutti ben sappiamo, tira più un pelo di fica che un carro di androidi. Ad un certo punto il malvagio dottore per porre una seria ipoteca sull’esito dello scontro esibirà una specie di robottone di quelli che vendono ai cattivi che devono conquistare il mondo. Solo che il budget era stato probabilmente speso tutto in ricerche sull'intelligenza artificiale e quindi l'unico robot che sono riusciti a raccattare purtroppo è questo bidone dell'immondizia: 



Nonostante tale dimostrazione di forza, le Spice Girls riusciranno a sopraffare Elliot facendogli l'inganno della cadrega: gli faranno infatti il test di Blade Runner per capire se uno è un replicante. "Sei in un deserto, vedi una testuggine... bla bla bla…" e niente a Elliot viene un gran mal di testa ed esplode. Ah sì, perché tutti gli androidi e le ginoidi hanno dentro delle bombe perché la malvagità dell'uomo di potere non ha confini. Voto 100 alla citazione, voto 3 alla realizzazione tecnica. 

È difficile dare un giudizio a questo film. È di una banalità disarmante, prende elementi da altri film più blasonati (l'ispirazione a "Il mondo dei robot" di Michael Crichton è un po' più di una ispirazione...) e li sviluppa male, con un budget risicatissimo, siparietti comici che ti fanno salire il cringe manco fosse la carogna e un gruppo di attori a dir poco disastrosi. Del resto il caro regista Leigh Scott è una vecchia conoscenza nostra e soprattutto di Asylum. Mettiamoci anche che gli effetti speciali sono totalmente inadeguati ed il quadro è davvero completo. Forse averlo visto in solitaria non ha aiutato, ma anche le risate sono state pochine anche se di per sé non è un film noiosissimo. 
Come ogni film brutto che si rispetti questo film vanta un tot di titoli oltre a "Biker Girls", tra cui citiamo "Cyborg Conquest" e "Chrome Angels". Menzione d'orrore per il cammeo di Richard Lynch, nei panni di una specie di mentore che appare nei ricordi della Capa-Spice e che ricordiamo volentieri per la sua partecipazione a numerosi b-movies tra cui “I gladiatori dell'anno 3000”, “la spada a tre lame”, “Invasion USA”, “The Barbarians” e in tempi relativamente recenti “Halloween - The Beginning”, che non ho mai visto ma essendo di Rob Zombie scommetto che è una merda.

 Recensito da: Imrahil

TRASH: 78/100
Noia: 61/100
Ridicolaggine degli Effetti Speciali: 83/100
Presunzione della Regia: 43/100
Incompetenza degli Attori: 91/100



C'è integrale su Youtube, quindi beccatevelo tutto.


SE TI PIACE GUARDA ANCHE: Barb Wire , il film delle Spice Girls

1 febbraio 2023

BOLLE DALL'ABISSO: DEADSTREAM


Di Joseph e Vanessa Winter. Con Joseph Winter, Melanie Stone, Pat Barnett. USA / 2022 / Winterspectre Entertainment

Tornano le collaborazioni con il blog Pellicole dall'Abisso! Per l'occasione, ho scelto di recuperare un film interessantissimo e divertente uscito l'anno scorso, ovvero Deadstream, diretto e sceneggiato dai registi Joseph Winter e Vanessa Winter.

Trama: Uno youtuber caduto in disgrazia cerca di tornare sulla cresta dell'onda promettendo a followers e sponsor che passerà una notte in una casa infestata senza mai uscire, qualunque cosa accada. Ovviamente, cose ne accadranno diverse e nessuna piacevole...

Prima di cominciare il post, una doverosa dichiarazione: Marika, Lucia, NO MA GRAZIE EH!! "Deadstream è l'horror più divertente dell'anno", allora la sottoscritta decide di guardarselo una sera che è sola in casa, ma poi è costretta ad aspettare il ritorno del Bolluomo perché troppo terrorizzata per andare a dormire. Ragazze, vi amo, ma vi odio anche un po', sempre con love. 

Finito lo shoutout alle mie due gurE dell'horror, parliamo di Deadstream. La pellicola di Joseph (che ci mette anche la faccia) e Vanessa Winter è tutto quello che avrebbe potuto essere quella schifezza malvagia di Dashcam e che invece non è stato, pur partendo da presupposti molto simili. Anche qui abbiamo uno youtuber di dubbissima simpatia, uno stile che ripropone i livestream con tanto di commenti degli utenti e una situazione in cui al protagonista ne succedono di ogni, ma i due film non potrebbero essere più diversi. Intanto, e per fortuna, il protagonista Shawn è un minchia fatto e finito ma è anche un personaggio di finzione verso il quale, di tanto in tanto, si può anche provare empatia, mentre Annie Hardy è purtroppo vera ed è, per quanto mi riguarda, la feccia dell'umanità. Seconda cosa, Deadstream è tecnicamente molto più valido e piacevole da guardare, nella misura in cui all'interno di Dashcam non c'è una sola maledetta inquadratura a fuoco e l'effetto vomitillo o "vedononvedomasoprattuttoNONvedo" è assicurato, qui invece il protagonista è dotato del top di gamma delle attrezzature da youtuber, il che non solo rende chiarissime le riprese in soggettiva ma consente anche degli stacchi di montaggio comprensibili e coerenti con la situazione. In ultimo, ma non meno importante, Deadstream è divertente e vario nonostante la presenza di un solo protagonista chiuso all'interno di un edificio per tutta la durata del film.


Attenzione, però. Il fatto che Deadstream sia divertente (e lo dico perché ci ho picchiato col naso, come avete capito dalle prime righe del post) non vuol dire che non faccia paura, così come succedeva con i primi due Evil Dead, ai quali il film di Joseph e Vanessa Winter guarda spesso e volentieri. Shawn è solo come un cane, genuinamente spaventato, e le varie telecamere che ha montato non solo mostrano segni tangibili di attività paranormale, ma si rivelano anche inutili nel momento in cui è costretto ad andare a vedere di persona, come promesso a follower e sponsor; in più, le presenze (per quanto spesso "giocose" e veicolo di uno humor nero molto Raimiano) hanno un make-up efficace ma disgustoso quanto le cose zozze e schifide che infestano la casa, a proposito delle quali in un paio di scene ho distolto lo sguardo, sì, ma dal ribrezzo. 


Il risultato, con me, è stato quello di costringermi a guardarmi attorno ad ogni rumore, soprattutto all'inizio del film, quando i due registi e sceneggiatori giocano con ombre, suoni sospetti e suggestioni, filtrando il tutto attraverso lo sguardo di un povero belinone che se le va letteralmente a cercare. In questo senso, sì, si ride parecchio. L'interazione tra Shawn e i suoi followers, soprattutto quando a un certo punto cominciano ad arrivare video funzionali e spietati, è molto più interessante e divertente di quella mostrata in Dashcam, e da "linguista" che odia tantissimo sia il massacro perpetrato dalla pronuncia inglese ai danni del latino (non avete idea dei brividi che mi venivano guardando Le terrificanti avventure di Sabrina) sia l'ignoranza bue del popolastro americano, ho quasi sputato un polmone dal ridere nella sequenza in cui Shawn si presta a ripetere parole latine dal significato lapalissiano, offrendosi come un cretino a qualunque demone abiti la casa. 

In conclusione, se cercate un horror simpatico e divertente, di sicuro Deadstream fa al caso vostro ma attenti a non sottovalutarlo o rischiate di fare la mia stessa, ingloriosa fine. 

Recensito da: Babol


LEGENDA - per capire meglio le nostre recensioni e le nostre votazioni

Questo blog tratta esclusivamente film di infimo livello, per cui i nostri criteri di giudizio sono totalmente differenti da quelli che potreste trovare in un qualsiasi sito di recensioni cinematografiche; nello specifico noi qui a Pellicole dall'Abisso teniamo conto di 5 fattori ed abbiamo deciso di esprimere il voto in centesimi per consentire maggiori sfumature;

1) VOTO TRASH: è il più importante ed è un voto generale; se volete semplicemente sapere quanto sia ''patetico'' o involontariamente comico un film fate riferimento a questo dato.

2) VOTO NOIA: abbiamo scoperto nella nostra esperienza che la noia è un elemento ricorrente (ed estremamente fastidioso) di questo genere di film. Più è alto il valore più bisogna avere le palle di ferro per poterlo sostenere

3) RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: non credo servano particolari spiegazioni.

4) PRESUNZIONE DELLA REGIA: In molti casi i registi sono ben consci di star girando una puttanata clamorosa, e quinidi tendono a prendersi in giro da soli.. ma ci sono altri registi che invece sono fermamente convinti che il loro film sia una specie di capolavoro visionario low-budget, e spesso sono proprio questi i più grandi capolavori del trash. più è alto il valore più il film ''se la crede''.

5) INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: inutile dare un voto alle abilità degli attori in questo genere di film, abbiamo ritenuto più funzionale dare una valutazione di quanto gli attori siano cani

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