Di Tonino Ricci. Con Alan Steel (Sergio Ciani), Cris Huerta, Victoria Abril, Iwao Yoshioka, Eduardo Fajardo, Rafael Abaicìn.
ITALIA-SPAGNA / 1976 / Arco-Films
"C'erano un tempo e ci sono anche adesso, benchè l'aspetto non sia più lo stesso, potentissimi e ricchi signori che seminavano ingiustizie e terrori. Ma Robin Hood, con freccia tagliente, li combatteva aiutato dalla gente, e i prepotenti non ridevano più quando dovevano andare... a fare in cù. Come centrino poi fagioli e karatè... è una sorpresa e lo vedrai da te!"
Per voi inurbani ecco la parafrasi di questo gaio sonetto in rima baciata con cui gli sceneggiatori ci augurano una buona visione: questo film su Robin Hood fa un sacco ridere perchè ci sono delle esilaranti battute volgarotte. I fagioli e il karatè non centrano un cazzo ma ce li abbiamo messi lo stesso. Visto? Poi dicono che il liceo classico non serve a nulla...
Il malvagio ed effemminato barone di Nottingham (ma non era lo sceriffo? vabè...) come da tradizione letteraria odia il popolo ed è assetato di potere. Cotanta è la sua prepotenza da voler catturare e uccidere il beneamato duca Alan che a buon diritto reclama la contea di Nottingham. Robin Hood, quasi per caso, incontrerà e salverà la sorella di Alan e pur di scoparsela cercherà un modo per liberare il duca con l'aiuto della sua banda di bricconi. Tanto notevole quanto immotivato il fatto che in questa allegra compagnia di ribaldi sia presente tale Fra' Moikako, un sedicente monaco cappuccino giapponese esperto di arti marziali ed amico di Frate Tuck. Siamo alla metà degli anni '70 e il Duo Padano cantava "Il pianto di Zambo", quindi aspettiamoci per lo meno che il buon frate del Cipango parli come nelle barzellette in cui viene rappresentato un orientale, cercando di costruire frasi con il maggior numero di "erre" possibile al fine di risultare comico. Guadagniamo costui, perdiamo personaggi fondamentali per le vicende di Robin Hood come Little John e Lady Marian dei quali nell'epopea di Tonino Ricci non vi è alcuna traccia. Tra assalti nella foresta più spoglia ed arida che io ricordi, tornei di tiro con l'arco volti a scovare Robin Hood (Si, proprio come nel cartone animato Disney uscito tre anni prima), grandi mangiate nobilitate da squassanti rutti, risse e battute non divertenti, l'annoiato spettatore verrà trascinato stancamente verso l'epilogo scontato nonché sull'orlo della depressione reattiva.
"Mi scusi, vuole sedersi?"
Quasi tre lustri prima di Mel Brooks e del suo "Robin Hood: Men in Tights", il bel paese decide di rivisitare in chiave comica la storia del più famoso arciere del mondo. Un ormai attempato Alan Steel, veterano dei vari Maciste, Sansone, Ursus ed Ercole, mette la tunica in naftalina per indossare la calzamaglia verde (e la cravatta da sceneggiatore!) e partecipa attivamente alla nascita di questo incommentabile guazzabuglio. Non è chiaro se il film debba essere una commedia, un'avventura o qualunque cosa ci sia in mezzo. Un bel minestrone che cerca di unire i generi più in voga degli anni '70, ovvero il film-scazzottata alla Bud Spencer e Terence Hill, la commedia quella di bassissima lega e il filone della cinematografia di Bruce Lee. Quello che è certo è che fallisce su tutta la linea. Il buon Sergio Ciani è vecchio e si vede, benchè cerchi di nascondere le rughe con un ridicolo pizzetto color platino. L'idea di infilare un karateka in un film su Robin Hood è assurda di per sè, ma vale la pena spendere due parole sull'interprete Iwao Yoshioka, esperto di arti marziali che ha costruito tutta la sua carriera cinematografica in Italia, inclusa la celebre miniserie "Sandokan" con il magnetico Kabir Bedi. Yoshioka aveva già distribuito qualche calcio rotante due anni prima sempre sotto la direzione di Tonino Ricci nello spaghetti-western "Storia di karatè, pugni e fagioli". Un titolo praticamente identico a quello di cui stiamo parlando in questa sede e che ci fa intuire che Ricci avesse l'intenzione di creare una sorta di filone dedicato al cinema "di botte e fagioli", ambientando ogni film in un differente contesto. Ma gli dei del cinema sono talvolta giusti, e a quanto pare l'orrida saga si è fermata solo a due lungometraggi.
"Plego, libelale me, io pligionielo"
Dal momento che il film è stato girato in Spagna e per di più in estate, assisteremo inoltre alla più patetica e sciatta foresta di Sherwood mai rappresentata nella storia del cinema, con tanto di macchia mediterranea, alberi radissimi, gran polveroni e sole che spacca le pietre. Recitazione assurda, ben oltre la commedia dell'arte, quasi da teatro Kabuki, tanto esasperate ed esagerate sono le espressioni degli attori. Non mancano gli effetti sonori da cartone animato aggiunti in post produzione per un sicuro effetto comico (avete presente? fiiiiiiiiiiuuuu, quaquaquaquaaaa, bonk, boing boing...). Inutile dire che se scopri di aver bisogno di faccette, boccacce e degli effetti sonori buffi, vuol dire che la scena in sè non fa ridere e stai perdendo in partenza. Si salva forse la performance seppur caricaturale di Cris Huerta (Fra' Tuck), ben noto caratterista spagnolo che appare in numerose produzioni, soprattutto western. Interessante il cammeo a fine film della "gigantessa" Francesca Romana Coluzzi, che giusto prima dei titoli di coda darà una ripassata a tutta la banda, cinesino incluso. Per il resto, ridatemi Franco e Ciccio. E di corsa.
Ah, la ridente ed impenetrabile foresta di Sherwood
Taluni narrano addirittura che il film sia inedito in Italia. Quel che è certo è che in Spagna gode di un vasta ed immotivata popolarità. Jajajaja! Que divertido! En passant, in Spagna il film si intitola "...Y le llamaban Robin Hood", ovvero "...Lo chiamavano Robin Hood". Furbacchioni!
Recensito da: Imrahil
TRASH: 82/100 Noia: 78/100 Ridicolaggine degli effetti speciali: 74/100 Presunzione della regia: 16/100 Incompetenza degli attori: 81/100
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Di Luca Occhi. Con Matteo Zandonà, Elisa Balzarini, Enzo Africano, Stefano Anoardi, Giovanni Zaccaria. VICENZA / 2013 / Eyes Prductions
"Daltandite... non si capisce neanche cosa sia..." "AAAtlantide"
Mike ed Elisa vengono contattati da un notaio vicentino: il loro comune amico, Gabriele, è morto "in un incidente d'auto" ed ha lasciato in eredità ai due una strana pietra ed una lettera con le sue ultime volontà, nella quale si chiede con una certa apprensione di recuperare altre due pietre e farle sparire dalla circolazione in quanto molto pericolose. Mike non ne vuole sapere nulla, ma Elisa invece si scopre criptoarcheologa e convincerà anche Mike ad aiutarla nelle ricerche grazie alla sue impareggiabili doti persuasive, come ad esempio l'essere in possesso di una vagina. Nonostante il compianto Gabriele abbia lasciato indizi alla portata di un bambino di terza elementare sull'ubicazione delle altre due pietre, i due protagonisti triboleranno non poco per portare a termine la loro ricerca. Ricerca che li porterà a seguire un percorso tra i principali monumenti vicentini attribuibili al celebre architetto del cinquecento Andrea Palladio, l'ultimo guardiano di Atlantide ad essere stato in possesso di tutte e tre le pietre.
Un po' Indiana Jones, un po' Codice Da Vinci, un po' guida turistica promozionale per il comune di Vicenza (che infatti patrocina il progetto), questo film dilettantistico ha pochi spunti interessanti, una trama estremamente banale, ed è infarcito di dialoghi abbastanza agghiaccianti e cringe. I due protagonisti sono ex fidanzati e non smettono un secondo di ricordarcelo visto che passano la maggior parte del tempo a punzecchiarsi e farsi battutine al vetriolo. L'intento è comico e, viste anche altre scene, trovo quanto meno difficile categorizzare questo film esclusivamente come "Avventura", come proclamano IMDB e gli altri pochissimi siti di settore che ne parlano. Del resto buttarla sul ridere quando non si hanno a disposizione budget (a quanto pare per davvero stavolta, a detta del regista il budget era letteralmente zero euro) e mezzi tecnici adeguati è facile rifugio e una soluzione molto utilizzata. Personaggi stereotipati oltre l'inverosimile, con un Mike ignorante come un'Alfa 75 Turbo ed una Elisa professorina so-tutto-io-che-ho-studiato-allo-IED, accomunati oltre che dalla loro precedente relazione dal fatto di essere clamorosamente scarsi come attori. Tratto comune peraltro a tutti gli interpreti che a spot compaiono durante lo svolgimento dell'intreccio. Un pregio però questo film ce l'ha: il ritmo è decente e, forse anche aiutato dalla durata di 75 minuti scarsi, esso non risulta mai noioso.
[SPOILER]
Dopo aver ritrovato le due pietre mancanti, una nei sotterranei della Basilica Palladiana e una sottratta ad una dolce vecchina che aveva vinto un'asta, i due ragazzi verranno convocati a Villa Cordellina dal notaio, che ovviamente si rivelerà malvagio, sottrarrà le tre pietre e darà ai ragazzi un assaggio della loro potenza. Il potere unito delle tre pietre è in grado di aprire dei portali (l'unico effetto speciale del film, per la verità pure discretamente realizzato). Il super cattivo verrà in fine bloccato da un capo all'altro di uno di questi portali e tranciato in due. Carino.
Mike ed Elisa dopo questa loro avventura decideranno che è cosa buona e giusta seguire le volontà dell'amico Gabriele, e decidono di non usare le pietre per il proprio tornaconto ma di gettarle in un lago. Se non altro questa impresa ha riacceso il reciproco interesse dei due giovani, che si daranno una possibilità andando a cena fuori la sera stessa. A mangiarsi un gatto, presumo.
[FINE SPOILER]
Due parole sul regista, che poi è anche lo sceneggiatore ed il produttore. Ho visto questo film un po' per caso, senza saperne nulla, come spesso mi capita la domenica pomeriggio quando cerco trashate da recensire sul blog. Quando ho visto il nome del regista mi si è accesa una lampadina, che non sono riuscito più a spegnere: "Occhi" non è un cognome così comune, vuoi vedere che è quello di InnTale? Ebbene sì, è proprio lui! Per chi non lo sapesse, InnTale è un canale Youtube che si occupa di giochi di ruolo cartacei, un po' a tuttotondo. Luca "Eyes" Occhi è uno dei Game master del roster. Ne approfitto per fargli un po' di pubblicità. Non che ne abbiano bisogno, sono un canale di successo e con un ampio seguito, ma è un prodotto molto ben riuscito e i loro video sono confezionati con grande cura.
Ecco, ora mi sento in colpa ad aver stroncato il suo film.
Recensito da: Imrahil
TRASH: 80/100 Noia: 55/100 Ridicolaggine degli effetti speciali: - Presunzione della regia: 68/100 Incompetenza degli attori: 91/100
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Di Gianfranco Parolini (Frank Kramer). Con Conrad Nichols (Bruno Minniti), Kelly London, Max Laurelo, Vassili Karis. CineSuerte/Italia, Filippine/1987
Arriva direttamente dagli anni '80 questa piccola e misconosciuta perla italica, un caravanserraglio di avventura, azione, scenografie di cartapesta e battute (non) divertentissime. Nato come un rip-off di Indiana Jones, questo Alla Ricerca dell'Impero Sepolto, diretto dal veterano Gianfranco Parolini accreditato con il suo consueto nom de plume Frank Kramer, a posteriori funge come una sorta di ideale progenitore del leggendario La Tomba di Bruno Mattei.
Stessa giungla filippina spacciata come foresta amazzonica, stessa trama confusa e raffazzonata, stessa recitazione amatoriale, stesse scenografie rubate da Gardaland, con templi di gommapiuma, coccodrilloni di balsa e un florilegio di lucine colorate e botti di mortaretti. Al posto del gruppo di studenti guidati da una strega e da una coppia di filippini addetti al catering, i protagonisti sono qui il professor Cliff Bradbury e la bella Linda Logan, che partono alla ricerca di un non meglio precisato tesoro Inca, braccati nel frattempo da una manipolo di cattivi capeggiati nientemeno che da Vassili Karis, nome noto a noi Abissini avendo recitato in un altro paio di cult, come Bloody Psycho e La Bestia nello Spazio.
Il film parte in quinta con un ottimo ritmo e senza preamboli, portandoci nel vivo dell'azione, peccato che alla lunga le situazioni inizino a ripetersi fino alla nausea con Linda, damsel in mistress dal primo all'ultimo minuto, che fa andare avanti la trama a forza di inciampi e scivoloni, il tutto condito da una serie interminabile di battute atroci e pretestuose. Inoltre per tutto il film cerca disperatamente di farsi chiavare dal bel Cliff (al secolo Bruno Minniti, anche lui abituè del cinema di alto livello, con perle all'attivo come "La dottoressa ci sta col colonnello" e "La moglie in bianco...l'amante al pepe") che invece preferisce farsi leccare il naso e il mento dalle indigene. In tutto ciò la prestazione attoriale di Kelly London, al netto di due begli occhi da cerbiatta e un fisico da modella, è veramente oscena. Impossibile sapere di più su questa donna: il suddetto film infatti è il primo e unico in carriera. Chissà perché, verrebbe da chiedersi.
A corollario, le due cose più spassose. A proteggere Linda e Cliff durante il loro periglioso percorso, ci pensa un Inca, diretto discendente degli alieni (?) dalla pelle bianca atterrati in Sud America in tempi remotissimi: il suddetto arciere più che ad un guerriero assomiglia ad un vecchio e grasso Enrico Beruschi con gli occhi eternamente strabuzzati.
SPOILER
Il campione però è il cerimoniere/sedicente divinità/professore uscito pazzo: all'interno di un vulcano, vestito con un costume di carnevale a forma di uccello mutante, suona delle tastiere ed emette dei raggi laser verdi e rossi dalla maschera. Le sequenze che lo riguardano sono strepitose, tanto che sembrano prese di peso da un altro film e sulle prime lasciano davvero interdetti. Come lascia interdetti il fatto che nel finale, nel confronto con Cliff, muoia di infarto e si butti nella lava senza nessun motivo apparente.
FINE SPOILER
Cazzatona divertente, leggera, senza pretese, ideale per farsi quattro risate con gli amici. La pura essenza di Pellicole dall'Abisso.
Recensito da: Vidur
VOTO
TRASH: 89/100
Noia: 65/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 91/100
Presunzione della regia: 45/100
Incompetenza degli attori: 88/100
PS: qui sotto il trailer per il mercato tedesco, che offriva un florilegio di titoli alternativi tra i quali “Bradbury e la Maledizione della Caverna della Morte” e “Il Condor d'Oro”.
Di Ruggero Deodato. Con Christopher Connelly, Tony King, Gioia Scola. ITALIA/1983
“Ah, spinaci e fosforo!”
Per me è doloroso parlare male di un film di Ruggero Deodato, regista che ha regalato al mondo uno dei miei film preferiti di tutti i tempi, nonché un capolavoro assoluto come Cannibal Holocaust. Questo “I Predatori di Atlantide” però ha davvero poche frecce nella sua faretra.
Il “nonsense” si diffonde a macchia d'olio in questo film avventuroso in cui la trama è un pretesto per inscenare degli interminabili combattimenti tra dei bikers filippini e il nostro gruppetto di eroi. La coppia bianco-nera è formata da Mike e Washington (ma lui si chiama Mohamed); i due sono delle canaglie che dopo una gigantesca ondata in un lavandino, dovuto al recupero di un sottomarino atomico, si imbattono in un gruppo di ricercatori che hanno trovato una tavoletta, inconfutabile prova dell'esistenza di Atlantide. L'esplosione dovuta al sottomarino ha fatto riemergere l'isola e con essa gli abitanti, che si sono trasformati in dei cattivissimi bikers anni '80 che hanno l'unico scopo di uccidere il resto dell'umanità.
Inizia così il classico film polpettone d'avventura, con botti, esplosioni, inseguimenti e scontri interminabili, realizzati anche con cura vista la regia, ma che alla lunga finiscono inesorabilmente per rompere le palle. Tra l'altro i nostri punk-bikers sono dei veri idioti, visto che prima di attaccare alle spalle, urlano sempre per segnalare la loro presenza e venire uccisi dal buono di turno.
Il delirio finale con la professoressa rapita dagli atlantidei, proiettata in un videoclip dei Pet Shop Boys e che poi senza alcuna spiegazione si ritrova nell'elicottero, nobilita un tantino un film deboluccio e trascurabile: “Ma come, eri in mano ai saggi di Atlantide truccata di bianco, noi siamo scappati fregandocene di te e adesso ti ritroviamo così d'amblè sull'elicottero? - Eh, spinaci e fosforo!”. In effetti non fa un piega.
“I Predatori di Atlantide” è in definitiva un discreto prodotto trash, ad alcuni potrebbe piacere, ma a noi ha abbastanza fracassato i coglioni.
Recensito da: Vidur
VOTI
TRASH: 71/100
Noia: 80/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 67/100
Presunzione della regia: 55/100
Incapacità degli attori: 51/100
Però, la colonna sonora mega eighties non è così male...
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di Daniel Knauf, con Dean Cain, Scott Wiper e Biliana Petrinska. UFO/2002/USA. “Murdock sei un coglioneeeeeeeeeeeee!”
Toccante urlo finale del cattivo di turno.
Will Murdock è un efficiente poliziotto, uno dei migliori, ha un solo difetto: è claustrofobico. Ovviamente non poteva fare la guardia al parchetto, o inseguire i malviventi in bicicletta in stile “Pacific Blue”...mannò! Lui pensa bene di andare a lavorare in una base sottomarina.
Questa enorme base pare serva a trivellare il fondale, alla ricerca di non si sa bene quale minerale, ed è quindi dotata di un ampia gamma di operai, un dottore cattivo, dei bulgari armati, un night club pieno di spogliarelliste e una sola persona che controlla tutti: lui.
Presto Will dovrà indagare su una lunga serie di suicidi (ridicoli) tra gli operai e scoprirà così che la causa sono le allucinazioni provocate dai medicinali, distribuiti dal dottore di bordo.
Nel frattempo un gruppo di bulgari incazzati e pagati da un’agenzia (?) per distruggere la documentazione sui farmaci incriminati riuscirà ad arrivare alla base e sarà compito di Will fermare i loro terribili piani (?), cercando di sopravvivere alle loro mitragliette e a certi effetti speciali agghiaccianti...
[SPOILER]
In realtà, documenti a parte, i malviventi ce l’hanno solo con il nostro caro poliziotto, che verrà quindi invitato dal suo capo a lasciare immediatamente la base.
Will invece ha una idea tutta sua su come risolvere la spinosa situazione, decide infatti di far saltare in aria l’intera base!
Per la gioia di tutti.
Anziché prenderlo a testate, l’equipaggio evacua in tutta fretta, permettendo a Will di dedicarsi all’abbattimento uno per uno dei soliti cattivi, per poi zoppicare via all’ultimo con una tuta da sub.
[FINE SPOILER]
Non sforzatevi...tutto ciò non ha affatto senso.
Durante il film si è costretti a sopportare una serie di sfortunati eventi, come la situazione sentimentale del protagonista (che ha perso la sua famiglia mentre se la faceva con l’amante), la sua fobia, il suo rapporto conflittuale con gli operai e con il suo fedele amico e poliziotto, che sarà cacciato a calci nel sedere dal nostro eroe nel giro di due millisecondi. Così.
Se state pensando che tutto ciò possa avere un minimo sviluppo o una qualche utilità per la trama....vi sbagliate di grosso! Tutte queste cose ci vengono dette, vengono ribadite...e basta, non servono a nessuno!
In questo film tutto si risolve con una mezz’ora buona di sparatorie ridicole e un’inutile esplosione finale.
Mi sono fatta abbindolare dalla presenza di Dean Cain (ormai ricorrente in un certo genere di film vergognosi) ma mi son pentita dopo 10 minuti.
Lasciate perdere.
Recensito da: Leotorda
VOTI
TRASH: 65/100
Noia: 77/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 80/100
Presunzione della regia: 54/100
Incompetenza degli attori: 49/100
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Di Donald G. Jackson e R.J. Kizer, con Roddy Piper, Sandahl Bergman, Cec Verrel. USA/1988
L'ex wrestler Roddy Piper (Sam “Hell” nel film) nel solito scenario post-apocalittico, è uno dei pochi uomini fertili rimasti sulla terra. Viene quindi assoldato dalla “Medtech” per andare a Frogtown e liberare, e dunque ingravidare, un nugolo di ragazze rapite dagli uomini-rana, frutto di mutazioni scaturite dalla guerra nucleare. Peccato che al buon Roddy abbiano anche installato alle parti basse un congegno pronto a esplodere qualora qualcuno tentasse di toglierlo e telecomandato a distanza, tramite orecchino, dalla soldatessa cazzuta, ma sotto sotto vogliosa, di turno.
Come si può facilmente intuire dal titolo e dalla trama, il film non si prende affatto sul serio. Lo stesso protagonista recita con un ironico sorrisetto stampato in faccia per tutto il tempo e anche lo sviluppo stesso della sceneggiatura, lascia suggerire come l'intera pellicola sia realizzata con il solo scopo di intrattenere e divertire.
E bisogna dire che ci riesce. Nonostante la stupidità di fondo, questo “Apocalisse...” scorre che è un piacere, è divertente, ben fatto e raramente noioso.
I costumi degli uomini-batrace sono davvero ben realizzati e credibili, nulla di stupefacente per carità, ma il risultato è comunque ottimo. Il finale è tirato un po' troppo per le lunghe e sopraggiunge ogni tanto qualche momento di stallo, ma il ritmo è sempre abbastanza sostenuto e i registi si fanno perdonare anche queste piccole cadute.
Da menzionare la scena della danza dei “Tre serpenti”, dove Sandahl Bergman si esibisce in un provocante ballo atto a eccitare il re rana, che sotto le vesti e in mezzo alle gambe nasconde...provate un pò a indovinare!
Capolavoro del trash no, buona cialtronata da guardare in allegria con gli amici sì.
Recensito da: Vidur
VOTI
TRASH: 71/100 Noia: 46/100 Ridicolaggine degli effetti speciali: 30/100 Presunzione della regia: 45/100
Incompetenza degli attori: 51/100
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LEGENDA - per capire meglio le nostre recensioni e le nostre votazioni
Questo blog tratta esclusivamente film di infimo livello, per cui i nostri criteri di giudizio sono totalmente differenti da quelli che potreste trovare in un qualsiasi sito di recensioni cinematografiche; nello specifico noi qui a Pellicole dall'Abisso teniamo conto di 5 fattori ed abbiamo deciso di esprimere il voto in centesimi per consentire maggiori sfumature;
1) VOTO TRASH: è il più importante ed è un voto generale; se volete semplicemente sapere quanto sia ''patetico'' o involontariamente comico un film fate riferimento a questo dato.
2) VOTO NOIA: abbiamo scoperto nella nostra esperienza che la noia è un elemento ricorrente (ed estremamente fastidioso) di questo genere di film. Più è alto il valore più bisogna avere le palle di ferro per poterlo sostenere
3) RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: non credo servano particolari spiegazioni.
4) PRESUNZIONE DELLA REGIA: In molti casi i registi sono ben consci di star girando una puttanata clamorosa, e quinidi tendono a prendersi in giro da soli.. ma ci sono altri registi che invece sono fermamente convinti che il loro film sia una specie di capolavoro visionario low-budget, e spesso sono proprio questi i più grandi capolavori del trash. più è alto il valore più il film ''se la crede''.
5) INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: inutile dare un voto alle abilità degli attori in questo genere di film, abbiamo ritenuto più funzionale dare una valutazione di quanto gli attori siano cani