9 luglio 2024

IL MONASTERO

Di Antonio Bonifacio. Con Francesco Venditti, Massimo Poggio, Rosa Pianeta, Licia Nunez. 2004 / Italia /Interno 11

Dopo aver dato un passaggio ad un autostoppista, alcuni amici giungono in un paesino del Lazio dove sorge un vecchio monastero abbandonato infestato dagli spettri.

Pellicola dall'Abisso se c'è n'è una, il qui presente horror italiano risalente ormai a vent'anni fa, si fa forte di un regista scultissimo (autore di perle quali La Strana Storia di Olga "O" ma soprattutto di Laura non c'è), e di un cast non da meno, tra cui figurano addirittura il figlio di Antonello Venditti, un ex concorrente del Grande Fratello (Fedro Francioni) e una ex concorrente di Ballando con le Stelle (Licia Nunez). 

Girato con evidentissima povertà di mezzi nella campagna laziale, Il Monastero pesca a piene mani dalla tradizione dell'horror italiano, tanto che più che nel 2004 sembra girato nell'83. E quindi tra disegni argentiani, paesaggi avatiani e spettri fulciani, più una dose di slasher un tanto al chilo, il risultato è al quanto misero, ma dopotutto neanche così terribile. E questo è forse l'aspetto più curioso di questo film che, nonostante una mole immensa di difetti, riesce in qualche modo ad essere anche piuttosto interessante, con un paio di colpi di scena mediamente riusciti e una storia che si rivela meno scontata di quella che sembra.

Dicevamo dei difetti che in effetti potrebbero riempire un rimorchio di un tir di 10 tonnellate: il più grave in assoluto è una fotografia raccapricciante, con un filtro notte patetico piazzato alla bella e meglio che manco Blood Delirium e Paganini Horror raggiungevano questi livelli. In più, questa sorta di filtro blu permea tutta la pellicola, tanto da rendere tutto così piatto e sfocato che a volte ho avuto il dubbio di essere stato colpito improvvisamente da una forma precoce di cataratta. Le ambientazioni, se meglio sfruttate, avrebbero potuto essere ben più inquietanti, anche perché la regia in sé, tutto sommato, non è neanche malissimo, al netto di qualche salto di montaggio criminale, in particolare nelle scene di "azione". Inoltre nella prima parte succede pochissimo, metà della scene sono riempitivi inutili, i dialoghi sono atroci e la morte della donna nel bosco...che cazzo c'entrava? Mi sono perso qualcosa io o non ha il minimo nesso con il resto della storia? 

Eppure. Eppure nonostante tutta questa imponente mole di difetti, non riesco ad essere troppo severo con questo film, che da canto suo può vantare una recitazione dignitosa (di sicuro salvata da un doppiaggio di professionisti affermati), una colonna sonora accettabile, un paio di morti cruente anche discretamente realizzate e uno sviluppo finale piuttosto ben riuscito, anche figlio di una durata di manco un'ora e venti che oggidì solitamente non basta neanche per i titoli di testa. 

Sarà che forse i miei standard negli anni si sono fatti decisamente bassi, ma mi è capitato di vedere tantissimi horror o presunti tali molto più pigri, raffazzonati, noiosi, insensati e maldestramente realizzati di questo Il Monastero, che mi ha dato almeno l'impressione di non essere il compitino fatto per pagare le bollette, ma un qualcosina di più.

Ma proprio qualcosina eh...insomma se una persona normale vedesse questo film probabilmente si strapperebbe gli occhi...ma se foste persone normali non leggereste questo blog...no? 

Recensito da: Vidur

TRASH: 81/100

NOIA: 65/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 72/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 54/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 64/100

P.S.: se non vedete le consuete foto in mezzo al testo della recensione non è perché sono pigro e non ho voglia di metterle, ma perché in rete non se ne trova mezza. 

17 maggio 2024

LA DEA CANNIBALE (aka troppi titoli alternativi per metterli qui)

Di Jose Luis Tabernero (Jess Franco) e Franco Prosperi. Con Al Cliver, Sabrina Siani, Candy Coster, Antony Mayans. 1980/Spagna-Italia-Francia/Eurofilms

So che può sembrare iperbolico considerando chi scrive e dove lo scrive, ma La Dea Cannibale è senza dubbio uno dei FILM PEGGIORI CHE ABBIA MAI VISTO. E sì che di film brutti ne ho visti, uuuuuh, se ne ho visti.

Patetico tentativo di cavalcare il filone cannibal friendly del periodo, si tratta di una rabberciata mezza truffa di una merdosità sconcertante, in cui è evidente che a nessuno fregava un cazzo di quello che stava facendo. In primis, al regista Jesus Franco, nonostante la differente attribuzione ufficiale alla regia, che sottende aneddoti produttivi molto più interessanti del film stesso, che illustrerò più avanti per coloro i quali avessero il buon cuore di continuare la lettura. 

Il professor Taylor (da pronunciarsi Tàilor) va in spedizione in una giungla tropicale con la moglie e la figlia, quando la loro barca viene assaltata da una tribù indigena. I selvaggi sbranano la moglie, amputano un braccio al professore e adottano la figlia come una Dea bianca, conviti che porterà loro lunga vita e prosperità. Anni dopo, il dottor Tàilor, riuscito a scappare, cercherà in ogni modo di tornare nella giungla per recuperare la figlia perduta.

Ci troviamo di fronte ad un’ora e venti spicciola in cui gli avvenimenti significativi si contano sulle dita di una mano, contornati da sfiancanti riempitivi di nulla, dialoghi allucinanti e buchi di trama. Non si capisce infatti come e perché il dottor Tàilor aspetti molti anni (cit.) per tornare a salvare la figlia. Va bene che doveva riprendersi dal trauma, ma salvare una figlia da una tribù cannibale dovrebbe essere una spinta sufficiente per disciularsi un minimo prima, o no? E invece, da che la figlia Lena era una bambina in fase preadolescenziale, che eccola con le sembianze di Sabrina Siani, da definirsi con un tecnicismo come un pezzo di figa atomica, promessa sposa del figlio del capo del villaggio.

Passati gli anni, dunque, Tàilor alla fine convince dei tizi random ad accompagnarlo a recuperare la figlia, cosa che fanno insieme ad altri tizi random vestiti da scampagnata scolastica e talmente stupidi ed insignificanti da morire quasi tutti nell’arco di cinque minuti, compresa la guida super cazzuta che viene ucciso alla prima freccia scagliata. È in questa fase che il film raggiunge il suo punto più basso: non è specificato in quale zona del pianeta si svolgano i fatti, ma in ogni caso gli indigeni sono i meno credibili della storia: trattasi infatti di una mandria di rom ingaggiati dal regista con dei ridicoli face-painting colorati che ridono mentre fanno i balletti ed esibiscono senza vergogna catene, anelli, pance alcoliche e baffoni. E la giungla? Un parchetto pieno di palme che più che apparire come una pericolosa e impenetrabile foresta, sembra un parco avventura in cui portare i figli la domenica pomeriggio. 



Il dottor Tàilor, tra l’altro, si rivela essere un vero pezzo di merda: l’infermiera/amante che lo aveva amorevolmente accudito per anni muore, per colpa sua, davanti ai suoi occhi e lui non se ne cura minimamente. Poi, una volta ritrovata la figlia la picchia per rapirla, poi fa combattere un altro tizio al suo posto (chi cazzo fosse questo, perché fosse lì, perché era addirittura pronto a morire per salvare la figlia di Tàilor non è dato saperlo) e infine forza la ragazza a tornare alla civiltà sebbene lei chiaramente non ne abbia la minima intenzione. 

Detto dei patetici effetti speciali, della musica terribile, del grossolano montaggio e delle interpretazioni indecenti, arriviamo alla parte più interessante. Volendo passare all’incasso della febbre cannibal, il veterano dei B-Movie spagnoli Jess (o Jesus) Franco, già recensito più volte in questo blog, celato dietro lo pseudonimo di José Luis Tabernero, accettò la regia di questo soggetto scritto -non accreditato- da Jean Rollin, regista francese di cui abbiamo parlato -molto bene!- qui. Per non farci mancare niente, per ragioni di marketing fu aggiunto il nome di Franco Prosperi, peccato che non si trattasse del “vero” Prosperi, quello di Mondo Cane, ma solo di un omonimo. 

Fatto sta che a Franco i cannibal movie facevano schifo e a quanto pare gli faceva schifo pure questo film e la cosa risulta evidente da ogni fotogramma. Per gli indigeni come detto ingaggiò un gruppo di zingari spagnoli, mentre per la location scelse una foresta di palme vicino Alicante. 

Di Sabrina Siani disse invece che si trattava della peggior attrice con cui avesse mai lavorato (seconda solo a Romina Power) e che la sua unica qualità era il suo “delizioso culetto”. Su questo Jess, siamo perfettamente d’accordo.  



Recensito da: Vidur

TRASH: 91/100

NOIA: 71/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 82/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 61/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 90/100


PS: per i cultori ecco l'elenco di tutti i titoli alternativi con cui è circolato questo capolavoro in giro per il mondo.

La Déesse Cannibale (titolo di rodaggio)

Les Cannibales (Francia)

Mondo Cannibale

Barbarian Goddess (versione per esportazione)

White Cannibal Queen (VHS statunitense)

Mondo Cannibale 3: Die blonde Göttin (Repubblica Federale Tedesca)

Une Fille pour les Cannibales (Belgio)

The Cannibals (Gran Bretagna)

Cannibals (DVD statunitense e inglese)


21 aprile 2024

GRABBERS (aka Grabbers - Hangover Finale, aka L'Invasione degli Ultrasbronzi)

Di Jon Wright. Con Richard Coyle, Ruth Bradley, Russell Tovey, Lalor Roddy. 2012 / The Irish Film Production / Irlanda

Era diventato un piccolo caso al momento dell'uscita nell'ormai lontano (!) 2012 questo Grabbers -sottotitolo e titolo alternativo ovviamente opere dei distributori italiani- horror comedy tutta made in Ireland, capace di riscuotere risate e apprezzamenti nei festival di mezzo mondo, in particolare al Sundance. Peccato però che al momento dell'uscita in sala venne praticamente ignorato, per poi riprendere un certo status di culto nel circuito streaming. 

In effetti non si può volere male a questo filmetto che ha la sola pretesa di intrattenere giocando sugli stereotipi non solo dell'horror, ma anche della cultura irlandese, in particolare quella delle isole, tanto meravigliose quanto ripiegate in loro stesse e dimenticate dal mondo esterno.

In breve, degli alieni succhiasangue invadono l'isola di Erin e toccherà al poliziotto alcolizzato O'Shea e alla sua nuova avvenente collega il compito di sconfiggerli e salvare la gente del villaggio. E il modo migliore è quello di essere ubriachi, visto che gli alieni non sembrino amare il sangue pieno d'alcol!

Stereotipi si diceva, che scorrono a fiumi come la Guinness in ogni pub irlandese che si rispetti: il poliziotto alcolista, la nuova collega carina, la storia d'amore tra di loro, lo scienziato terzo incomodo un po' sbruffone, il beone del luogo, il medico incompetente, una piccola comunità isolata contro una misteriosa minaccia e bla bla bla. Tutto visto e stravisto, ma Grabbers porta in seno una tale levità che ci si passa tranquillamente sopra, anche nella prima parte dove le cose ingranano con un paio di giri di ritardo. 


Molto meglio la seconda, con la festa nel pub e gli scontri frontali con gli alieni, anch'essi caratterizzati da un umorismo citazionista (Alien e i suoi fratelli in primis) che non faranno altro che strapparvi un sorriso o una sonora risata, anche perché i nostri eroi nei momenti clou sono quasi tutti ubriachi fradici. 

Anche gli alieni, tentacolari e con una grossa bocca dentata circolare in mezzo, più che schifosi e spaventosi appaiono grossolani e ridicoli, almeno per chi ha una certa confidenza con film di tal risma


E a questo proposito bisogna fare un plauso ad una CGI che, considerando anno d'uscita e budget, risulta decisamente convincente e molto migliore di tanti film dal portafoglio più gonfio.

Buona anche la regia -eccetto il vizio di concludere ogni scena con una dissolvenza- così come gli interpreti, classe media di cinema e tv irlandese e britannica; in particolare i due protagonisti Richard Coyle e Ruth Bradley, mi hanno dato l'impressione di essersi divertiti un mondo.

Grabbers è un ottimo divertissement per passare una serata spensierata con gli amici, magari bevendo una mezza dozzina di pinte di birra in attesa che un mostro alieno tenti di mangiarvi.

Recensito da: Vidur

VOTI

TRASH: 65/100

NOIA: 41/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 22/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 31/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 35/100


12 aprile 2024

SLAVE GIRLS (Aka Slave Girls from infinity Beyond)

Di Ken Dixon. Con Elizabeth Cayton, Cindy Beal, Don Scribner, Carl Horner. USA / 1987 / TITAN PRODUCTIONS

Slave Girls from Beyond Infinity (1987) on IMDb


Ebbene sì, cari amici, il Vostro Vidur ci è cascato di nuovo. Il titolo sollucheroso, una locandina spettacolare, quella bizzarra commistione tra fantascienza ed erotismo che solo gli anni '80 potevano vantare, mi hanno attratto come un marinaio viene attratto dal canto delle sirene.
E in realtà, questa volta, il tutto non si è concluso con un naufragio, ma con un placido attracco al molo. Slave Girls (From Infinity Beyond) infatti non mente e non tradisce le attese: ti aspetti ragazze discinte e ci sono eccome. Le due protagoniste, Elizabeth Cayton alias Daria e Cindy Beal alias Tisa, sono due gran pezzi di figliole che passano il 99% del film indossando minuscoli bikini di finta pelle di cammello, sexy lingerie di seta oppure nessuna delle due cose.


Per il resto si tratta di un film di fantascienza piuttosto canonico, con alcune idee valide affossate però da un'evidentissima povertà di budget, da una colonna sonora totalmente inadatta e da alcune difficoltà produttive. Nel ruolo principale infatti era stata scritturata originariamente Ginger Lynn, un'attrice pornografica che però venne licenziata dopo tre giorni di riprese, con l'ovvia conseguenza di riduzione di tempo e di aumento dei costi. 

Fatto sta che tutto quello che accade è totalmente decontestualizzato. Non abbiamo idea di chi siano Daria e Tisa, da dove vengano, cosa facciano, perché lo facciano e pure che rapporto c'è tra loro. Sono sorelle, amiche, compagne? Sono soldatesse, mercenarie, guerriere, scienziate, cameriere, cittadine della galassia? E perché e da chi vengono rapite all'injzio del film? E perché girano la galassia in bikini di pelle di cammello? E perché i due soldati incaricati di sorvegliarle quando salgono sull'astronave non cercano di fermarle e si dicono solo "Vabbè, troppo tardi", quando sono là a 10 metri?

Non si sa, però dopo essere fuggite dai due soldati più ebeti dell'universo, le nostre due eroine finiscono dalla padella alla brace, infatti precipitano sul pianeta del fratello segreto di Christian Bale, perché chiaramente quest'uomo è il fratello segreto di Christian Bale. 


Ci vuole poco per capire che il fratello segreto di Christian Bale è un sadico a cui piace cacciare gli essere umani e spassarsela con le pulzelle che hanno la sventura di passargli fra le mani.

Notevoli i due androidi camerieri del fratello segreto di Christian Bale. Uno si fa pure sedurre da una delle due ragazze, perché si sa, anche agli androidi piace la gnagna e poi battibecca con l'altro manco fossero Stanlio e Ollio.

Il finale con un Predator dei poveri che sparisce in un globo blu quando viene colpito e la fuga dell'ultimo minuto prima dell'esplosione del pianeta costituisce quanto di più classico in opere di questa risma, che ha pure il buon cuore di durare meno di un'ora e un quarto. 


Slave Girls vanta un vero e proprio parterre de roi, a giudicare dai curriculum. Il regista Ken Dixon ha diretto ben due lungometraggi oltre a quello in oggetto: Afrika Erotika e Zombiethon, senza contare The Best of Sex and Violence e Filmgore che sono solo raccolte di clip di altri film. Però.

Cindy Beal vanta un altro credito e il doppiaggio di una serie di Dragon Ball, mentre Elizabeth Cayton (o Kaitan, a seconda del film) assomma una serie di B movie che farebbe invidia a Donald Pleasance. Il fratello segreto di Christian Bale che, essendo il fratello segreto di Christian Bale è pure bravino, si è fatto una rispettabile carriera nell'underground e pure la composizione di qualche colonna sonora.  


Vabè, concludo che questa recensione sta diventano più lunga delle sceneggiatura del film stesso. Guardatelo, se avete 94 minuti da buttare e se...no, niente, basta.

Recensito da: Vidur


VOTI

TRASH: 79/100

NOIA: 51/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 82/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 41/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 65/100


VOTO BONUS:

ELIZABETH CAYTON

VISO: 8

FISICO: 8.5

CINY BEAL

VOTO: 8

FISICO: 9

8 aprile 2024

141 A.D Missione in Dacia

Di Octavian Repede, con Alexandru Belciu, Paul Bondane, Alexandru Bornea. Romania 2018

141 A.D. Mission in Dacia (2018) on IMDb
Siamo nel 141 dopo cristo e non tira affatto una buona aria nell’accampamento romano a ridosso del limes dacico. Una cometa ha appena solcato il cielo e quasi tutto l’avamposto, a cominciare dal sudaticcio Prefetto Cornelius Fuffus soffre di una misteriosa malattia che sta decimando la guarnigione.
Per fortuna non tutti i soldati sono stati colti dal morbo, così dopo una dura selezione viene scelto il Centurione Marcus, ovvero il bipede più pigro e svogliato del campo per un’importante spedizione oltre confine.
Tanto tempo prima infatti un tizio, che potrebbe essere un medicus, aveva fatto un disegno su di un foglio di una pianta in possesso di una misteriosa (e disobbediente) popolazione dacica.
Questa pianta, a detta sua, permetterebbe la cura di ogni male.
Tutto a posto quindi, basta mandare il suddetto centurione con un potente esercito di tre legionari (Aquila, Tertius e Nerva) a trovare questa misteriosa (e disobbediente) popolazione delle montagne e fargli riportare indietro questa pianta prodigiosa.

Il medicus che cerca di ricordarsi come si usano le matite
Il medicus che cerca di ricordarsi come si usano le matite

La spedizione, che secondo le pretese del regista dovrebbe durare settimane, ma che chiaramente si protrae per non più di 2 giorni per complessivi 500 metri, si trascina lenta seguendo perennemente lo stesso schema:
  • Il gruppo arriva in un posto (che è poi sempre lo stesso)
  • Il legionario Aquila fa una domanda banale al centurione Marcus, tipo “ dove stiamo andando?
  • Il centurione lo osserva con sguardo spento
  • Non ottenendo risposta un altro legionario mormora “Centurio….”
  •  Il centurione continua a non proferire parola e ad ostentare il suo sguardo beota e perso
  • Il terzo legionario mormora “Centurio…..”
  • Il gruppo riparte e arriva in un altro posto, ripetendo la scena


    Centurio.....

Dopo un paio di ridicole scaramucce con un (disobbediente) popolo dacico a caso e dopo aver perso metà corpo di spedizione (i due legionari di prima) il taciturno centurione arriva in una grotta dove una fanciulla (la principessa dei serpenti o qualcosa del genere) sta riposando con di fianco una pianta.
Il centurione viene morso da un serpente e, senza motivo e molto vigliaccamente, uccide la principessa. Si trova così con una ferita avvelenata insanguinata ed una prodigiosa pianta che cura tutte le malattie fra le mani.
Non ci arriva subito, ma dopo qualche tempo ha la geniale intuizione che forse quella pianta potrebbe salvarlo, ne bruca un po’ e torna all’accampamento. Fine.

Confidavo in meglio, speravo in peggio.
La trama è estremamente semplice ma lineare, i costumi non sono nemmeno fatti male e si sono viste battaglie ben peggiori in questo genere di film, per quanto la scarsità di mezzi a disposizione del regista non permetta evidentemente scene memorabili.
La vera pecca è lo svolgimento, estremamente lento, ripetitivo e noioso, se venissero tolte le scene in cui i soldati scalano la montagna il film durerebbe venti minuti scarsi.
Vedibile ma non troppo.

La "Cima del diavolo", vera protagonista del film


Recensito da: Ortnidus

VOTI

TRASH: 70/100
NOIA: 141 a.d./100
RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 60/100
PRESUNZIONE DELLA REGIA: 75/100
INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 75/100




LEGENDA - per capire meglio le nostre recensioni e le nostre votazioni

Questo blog tratta esclusivamente film di infimo livello, per cui i nostri criteri di giudizio sono totalmente differenti da quelli che potreste trovare in un qualsiasi sito di recensioni cinematografiche; nello specifico noi qui a Pellicole dall'Abisso teniamo conto di 5 fattori ed abbiamo deciso di esprimere il voto in centesimi per consentire maggiori sfumature;

1) VOTO TRASH: è il più importante ed è un voto generale; se volete semplicemente sapere quanto sia ''patetico'' o involontariamente comico un film fate riferimento a questo dato.

2) VOTO NOIA: abbiamo scoperto nella nostra esperienza che la noia è un elemento ricorrente (ed estremamente fastidioso) di questo genere di film. Più è alto il valore più bisogna avere le palle di ferro per poterlo sostenere

3) RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: non credo servano particolari spiegazioni.

4) PRESUNZIONE DELLA REGIA: In molti casi i registi sono ben consci di star girando una puttanata clamorosa, e quinidi tendono a prendersi in giro da soli.. ma ci sono altri registi che invece sono fermamente convinti che il loro film sia una specie di capolavoro visionario low-budget, e spesso sono proprio questi i più grandi capolavori del trash. più è alto il valore più il film ''se la crede''.

5) INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: inutile dare un voto alle abilità degli attori in questo genere di film, abbiamo ritenuto più funzionale dare una valutazione di quanto gli attori siano cani

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