17 ottobre 2022

5 FENOMENI CHE STANNO DISTRUGGENDO IL MONDO DELL'INTRATTENIMENTO.

Fermatevi un attimo e riflettete serenamente ma seriamente con voi stessi. Qual è l'ultimo film che avete visto al cinema che considerate un indiscusso e indiscutibile capolavoro? Al netto di sporadicissime perle, dovrete andare probabilmente indietro di una quindicina d'anni. L'industria cinematografica ed in generale dell'intrattenimento sta palesemente attraversando una crisi identitaria e sembra non essere più in grado di lasciare a bocca aperta lo spettatore. Il che sembra un enorme controsenso, dal momento che i budget si sono negli anni gonfiati esponenzialmente, così come sono esponenzialmente migliorate le possibilità tecniche ed i meri strumenti di lavoro degli operatori del settore. Sapendo che non sarebbe stato un viaggio facile, ho provato a esaminare per quanto mi sia possibile la questione. La risposta che è quasi immediatamente balzata alla mia mente è la seguente: l'intrattenimento è oggi quanto mai nella sua storia un oggetto di vendita, nella quasi totalità dei casi appannaggio dei grandi publisher che, per di più, ora si contano sulle dita di una mano di un tornitore particolarmente distratto. L'arte è stata (forse) imparata e prontamente messa da parte in ragione di creare prodotti sempre fruibili da un bacino di utenza il più possibile ampio. Ovviamente asserire ciò non è sufficiente, pertanto proviamo a sondare più in profondità, cercando di capire cosa comporti quanto detto sopra. Nel contempo cercherò di mettere questi problemi in ordine di cancerogenicità.


Un comprensivo elenco delle società controllate direttamente o indirettamente dalla Disney


1. L'incapacità di creare qualcosa di nuovo.

Il principale problema che attanaglia l'industria dell'entertainment è senza dubbio l'immobilismo creativo, che attinge al passato piuttosto che creare del contenuto originale. Il perché, da un punto di vista meramente commerciale, è presto detto: è ovviamente molto meno rischioso ripercorrere sentieri già battuti piuttosto che crearne di nuovi a suon di colpi di machete nella intricata foresta dell'opinione pubblica. Quindi, visto che qui c'è da fare i soldi, la Disney preferisce rifare il live action di vecchi cartoni animati piuttosto che inventarsi un nuovo franchise, apponendo risibili modifiche o aggiunte per “modernizzare” il prodotto, che puntualmente si rivelano essere i punti più controversi e meno apprezzati. Quando il remake non è possibile, si passa direttamente al bieco sciacallaggio (le volte in cui non si tratta direttamente di vandalismo), che quando va bene sfocia in un banalissimo "more of the same", quando va male si rischia di vedere un beneamato prodotto del passato rivisitato da un punto di vista puramente commerciale, senza tener conto di eventuali background, sotto trame palesi o nascoste che tuttavia già erano presenti nella vicenda e che vengono riaggrovigliate o stralciate senza pietà.


2. L'esasperazione delle saghe di successo.

Strettamente legato al punto precedente, sorge questo secondo enorme problema: la volta ogni 10 anni che una compagnia azzecca un prodotto, si passa al bombardamento a tappeto. È quello che è successo con l'universo Marvel: se 15 anni fa poteva sembrare quasi ardito far uscire un film sui supereroi nel periodo in cui la loro celebrità era probabilmente al minimo storico e visto il probabilmente insperato successo si è deciso di produrre 38 (Trentotto!) tra lungometraggi e serie TV. E questo solo tra il 2008 e il 2022. Per dirla in francese, hanno un po' rotto il cazzo. Lo stesso discorso, anche se più in piccolo, si potrebbe fare per un’altra saga a cui sono molto affezionato, vale a dire Star Wars. Abituati a riceve una trilogia ogni 20 anni ad avere praticamente ogni 6 mesi uno spin off o una serie TV a tema, vanifica completamente l'aspetto dell'attesa, oltre a costringere gli sceneggiatori a salti mortali per trovare qualcosa di nuovo da incastrare e da dire in una storia che di per sé è già scritta, iniziata, fatta e finita.


Conta conta..


3. La Strong Female Character.

C'era una volta la strong female character, che come concetto ci sta, ci è sempre stato e poteri citarne parecchie più che apprezzabili: la Ripley di Alien, la Sarah Connor di Terminator, Leila Organa di Star Wars, Eowyn del Signore degli anelli, ecc. ecc... Ma negli ultimi anni si è un po' esagerato. Una legione di personaggi forti non perché la situazione lo impone, ma proprio in quanto donne, spogliate di tutta la loro femminilità, tagliate con l'accetta in un monolite granitico di fastidio, superbia, copiose mestruazioni e so-tutto-io lasciatemi risolvere i problemi che voi maschi bianchi cisgender avete creato che schifo che fate. La regina di questa categoria è la Galadriel dell'appena conclusa prima stagione de "Gli Anelli del Potere". Un personaggio che sarebbe potuto essere profondo, complesso, etereo e dai poteri quasi sconfinati appiattito a normalissimo capo guerriero in gonnella perfettamente disposta a sacrificare gli altri per perseguire le sue ossessioni. Perché lei è forte e persegue i suoi obbiettivi in quanto donna. E fattela una risata ogni tanto che magari domani ti svegli sotto un cipresso (cit.).


Ah ah ah. Questi stupidi maschi bianchi e probabilmente etero mica avranno pensato anche solo per un istante di sconfiggere la vera forza del femminino sacro.


4. il Bait & Switch

"Ehi Bob, ascolta qui, ho creato questo personaggio nuovo da inserire in *inserire titolo famoso con una nutrita fanbase*, ma fa cagare e non se lo inculerebbe nessuno perché è una strong female character come da richiesta della direzione, come possiamo fare?" "Mah, guarda Archibald, qui alla *inserire publisher che tanto o è Disney o è Netflix* siamo abituati: prendi il personaggio più amato dai fan e facci un film o una serie TV in cui dal titolo sia ben chiaro che si parli di lui. Poi ci butti dentro a forza il tuo personaggio di merda, inizialmente in sordina, poi piano piano aumenti fino ad eclissare completamente quello che doveva essere il protagonista." Questa probabilmente è stata la telefonata intercorsa tra lo sceneggiatore della serie Obi-wan Kenobi ed il suo diretto riporto, che con la mano destra costringe il fan a seguire la serie facendoti pregustare dal trailer la lotta fratricida tra i due personaggi meglio riusciti dell'intera saga di Star Wars, con la sinistra ti costringe a seguire le vicende dell'ennesima nullità (tale Reeva) di cui attendiamo con ansia il film o nella serie TV su di lei incentrata. Son già tutta bagnata. Questa manovra in gergo tecnico si chiama Bait & switch, che in italiano significa qualcosa tipo "ti attiro con una cosa, poi te ne do un'altra". Per inciso in ambito commerciale è considerata a tutti gli effetti una frode. Questo è un caso assolutamente clamoroso, ma quante volte vi hanno fatto vedere un trailer che non centrava nulla poi con il film che siete andati a vedere? Tutte queste volte siete stati "bait&switchati".


Si ma stai calma. E comunque chi avevi detto di essere?


5. la "moralina" perbenista.

È inutile girarci attorno, la morale nei film c'è sempre stata. Ed è giusto che sia così, perché alla fine è un'ottima occasione di inculcare qualcosa a qualcuno, mentre costui si sta presumibilmente divertendo è anche più facile probabilmente far attecchire il messaggio. Tristemente viviamo in un particolare periodo storico in cui chiunque si offende per qualsiasi cosa e diventare letteralmente Hitler è un attimo. Lasciando perdere il giudizio sul merito della questione, il reale problema quando si parla di intrattenimento è che questa ha ripercussioni enormi sullo show business, perché obbliga alla creazione di personaggi stereotipati, monodimensionali e senza alcun difetto (e di conseguenza senza alcun pregio!), per evitare che qualcuno, in un comportamento bislacco del protagonista del nuovo film Disney, possa vedere un riferimento dispregiativo alla comunità pastorale degli Uiguri. La cosa che a me infastidisce maggiormente di tutta questa faccenda è che quando qualcuno invece di seguire pedissequamente i canoni attuali prova ad uscire da questi schemi (anche per finta, o spacciando questa fuoriuscita per critica sociale) il successo è quasi sempre assicurato. The Boys ne è l'esempio più fulgido, e altro non è che l'ennesimo show di supereroi, con quella giusta e legittima dose di pepe che lo spettatore pretende. Perché non lo si prende di esempio e non si ricomincia ad osare?


"Ragazzi", salvateci voi.


A cura di: Imrahil


16 ottobre 2022

HOUSE OF GUCCI

Di Ridley Scott. Con Adam Driver, Lady Gaga, Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons. USA / 2021 / MGM

House of Gucci (2021) on IMDb

Strana cosa la vecchiaia. Alla veneranda età di 84 anni, come una balia attempata, il buon Ridley Scott nel giro di pochi mesi ha messo alla luce prima uno splendido bambino in perfetta salute, il criminalmente ignorato The Last Duel, e subito dopo un mostruoso essere deforme, il qui presente House of Gucci. 

La storia dovrebbe narrare la bizzarra storia della famiglia Gucci, marchio iconico della moda italiana, che come ogni buona grande azienda a stampo familiare del bel paese è contrassegnata da faide, litigi, dispute, bancarotte e omicidi. Il film in particolare si sofferma sulla figura di Maurizio Gucci, uno dei figli dei fondatori e la sua ambiziosa moglie, Patrizia Reggiani, prendendosi una badilata di licenze letterarie che faranno inorridire chiunque conosca un minimo i fatti.

In realtà a far inorridire non è certo l'imprecisione storica, quanto quasi tutto il resto. House of Gucci è un tronfio e pretenzioso mattone, in cui si susseguono scene senza coerenza e fluidità, alcune per altro allungate senza motivo, in un film che già dura quanto una quaresima. E la cosa grave è che Scott si sofferma per delle ore su avvenimenti praticamente inutili, mentre su altre cose, che sarebbero state fondamentali, ci passa sopra come un carro armato senza dare la minima spiegazione. In particolare, senza fare spoiler, il cambiamento di carattere di un personaggio è talmente repentino quanto immotivato. Si fa quindi un'enorme fatica a seguire la trama e ad interessarsi dei personaggi, anche per colpa di un montaggio tremendo e uno uso totalmente scriteriato della colonna sonora, con famosissime canzoni dell'epoca (molte italiane) che sembrano posizionate in un ordine del tutto casuale. 

Tutte questi importanti difetti avrebbero potuto essere per lo meno mitigati dalle interpretazioni di un cast sulla carta di primo livello. E invece alla voce recitazione non solo ci casca l'asino, ma ci caca pure sopra. Non so se è colpa della demenza senile o del fatto che per gli americani noi italiani siamo ancora considerati come dei fenomeni da circo a cui buttare le noccioline, ma Ridley Scott si è convinto che per restituire "l'atmosfera italiana" tutti dovessero recitare come dei pagliacci. E anche se nella versione doppiata, vista dal sottoscritto, hanno provato a mettere delle toppe (nella versione originale tutti parlano inglese con accento italiano...), la pena e lo sconcerto che si prova ad assistere ad alcuni dialoghi trafigge comunque il petto. Si salva, al solito, Adam Driver e tutto sommato pure Al Pacino e Jeremy Irons, mentre Lady Gaga e Jared Leto meriterebbero per lo meno una denuncia penale oltre che dieci scudisciate sulle mani. La prima, perennemente sopra le righe, gesticola ad ogni parola emessa e fa tristi faccette buffe, il secondo sembra la caricatura fatta male e sotto cocaina di Super Mario.

Non tutto è da buttare, perché tutto sommato ci si annoia raramente, le location sono meravigliose, la fotografia è splendida e la storia, per quanto raccontata in maniera sgangherata, ha il suo motivo di interesse, ma è troppo poco però per salvare quello che poteva essere un avvincente biopic e che invece si è rivelato essere una costosa e inutile perdita di tempo.

Recensito da: Vidur

TRASH: 75/100
Noia: 63/100
Ridicolaggine degli Effetti Speciali: -/100
Presunzione della Regia: 84/100
Incompetenza degli Attori: 90/100

10 ottobre 2022

HERCULES

Locandina di Hercules di Luigi Cozzi
Di Luigi Cozzi 
Con Lou Ferrigno, Sybil Danning, Brad Harris, William Berger, Rossana Podestà, Ingrid Anderson.
1983 / ITALIA / MGM

Hercules (1983) on IMDb

"Chi sei?"
"Sono Ercole."
"Lo so."
"E allora che cazzo me lo chiedi?!?"
"Volevo vedere se eri sincero." 

Ptìo ptìo! Wululululu. squash squash. Ptìo. Ecco, l'universo è appena stato creato ma mannaggia si è rotto il vaso di Pandora spaziale e adesso che manco si sono creati i pianeti già siamo dietro a dover trasmettere la forza divina in un bambino per permettere all'umanità di avere qualche chance di sopravvivere al male quello brutto dell'universo. Ci servirebbe un vero maschio alfa con una montagna di muscoli, una barba sensuale ed una mente non particolarmente affilata, cosa ne pensate di Lou Ferrigno? Ok dai, penso possa andare ma prima di spedirlo sulla terra sbatteteci sopra un'etichetta con su scritto "Ercole". Questo il riassunto dei primi 25 minuti di film, nei quali di fatto non succede nulla, ma nonostante ciò lo spettatore è quasi cullato in questo trip psichedelico nel quale, oltre ad un sacco di lucine colorate e suoni buffi, vediamo un improbabile Zeus con barba posticcia, una Era in eterna sindrome premestruale ed una inutile Atena tendere i fili di questo teatrino di marionette che sarebbe il nostro universo. 

Il vaso di Pandora spaziale

In ogni caso, come dicevo poc'anzi, lo spirito di Lou Ferrigno viene astralmente proiettato nel piccolo corpicino del figlio del Re di Tebe. Però è risaputo, Tebe è un postaccio quindi 5 minuti dopo avviene il furto di una spada sacra con annesso colpo di stato nel quale l'intera famiglia reale viene trucidata nel sonno. Beh, quando dico tutta ovviamente intendo dire che il piccolo Ercole verrà tratto in salvo da una benevola schiava e lasciato alla clemenza del fiume in una cesta quasi fosse il Giuseppe biblico. Quindi, mi direte, ora seguiremo il cammino del nostro eroe che lo porterà inesorabilmente a scoprire i suoi nobili natali e rivendicare il trono suo di diritto dopo i suoi giusti travagli? Assolutamente no: Il fatto che Ercole sia il legittimo re di Tebe è totalmente irrilevante ai fini della trama e totalmente misconosciuto dal protagonista per tutta la durata del film. Ercole infatti viene raccattato da una famiglia di contadini e quello rimarrà convinto di essere per sempre. 
Gli anni passano e ormai il bambino è diventato letteralmente Lou Ferrigno, ma mentre si vanta della sua forza col padre adottivo e gli mostra i suoi turgidi pettorali cosparsi di arnica per cavalli, un terribile orso bruno attacca e uccide il basito ed inerme genitore. Questa è probabilmente una delle migliori scene del film, perché (lucine e suoni buffi a parte) c'è praticamente tutto: il 'NOOOOOOOO' disperato del nostro eroe è quasi commovente. L'orso quando è lontano dall'azione è un vero orso tratto da qualche documentario della BBC, quando è invece accipigliato con Ercole è un figurante con un costume peloso davvero poco credibile. Dulcis in fundo, è in questa occasione che rileviamo per la prima volta quello che è la vera Fatality di Ercole: quando qualcosa lo fa incazzare, lui la spedisce in orbita. Davvero. Sia essa un orso bruno, un tronco d'albero, un sasso in cui è inciampato. Roteata erculea e il fotogramma dopo l'oggetto del lancio che si allontana dal pianeta Terra e si inoltra nello spazio profondo. Orso d'argento a Luigi Cozzi subito. 

Mmmm.. Orsetti Gommosi..

Ma quindi il male assoluto dell'universo che Ercole dovrebbe contrastare? Eh, un attimo che ci arrivo. Pew Pew, tricchettracche-tricchettracche, wooooosh, plin plin: veniamo a scoprire che il principale antagonista di questa vicenda è niente popò di meno che il re Minosse, il mitico re di Creta per l'occasione trasferitosi ad Atlantide. In tutta onestà non è ben chiaro il motivo di tanto astio da parte sua quindi prenderemo per buono l'assunto della 'pura malvagità'. Visto cotanto odio, il potente Re non può che convocare il grande scienziato Dedalo che, per strizzare l'occhio alla comunità LGBTQ (presumo), è una donna con un pene finto. Dedalo ha preparato degli accrocchi meccanici che possono essere mandati sulla terra esattamente come faceva Rita Repulsa con i mostricioni dei Power Rangers, ed esattamente come nella famosa serie nippo-americana questi mostri meccanici non rappresentano alcun pericolo né per il pianeta né tanto meno per il nostro barbuto e muscolosissimo beniamino. Essendo stati catturati in stop motion se non altro sono molto buffi e impacciati, barriscono come elefanti e fanno anche loro pew-pew. Una volta sconfitti (di solito ci vogliono dai 17 secondi ai 32 massimo) essi si dissolvono in praline di luce e ascendono al cielo andando probabilmente nel paradiso dei mostri fatti male dei film anni '70-'80. 

Non vi ho detto che viene uccisa anche la madre, ma lo consideravo ovvio. Ecco l'apposito 'NOOOOOO' allegato. 

Vado stringendo, innanzitutto perché questa recensione rischia seriamente di diventare un poemetto, in secondo luogo perché ormai il succo l'avrete colto. Vi posso solo dire che vedrete amore, viaggi interstellari, un sacco di muscoli, interventi divini, poche fatiche di Ercole (tipo due), tante lucine, tanti suoni anni '80, inganni, beffe e intrighi, non necessariamente in quest'ordine. Menzione d'onore per l'ultima parte del film, girata integralmente con filtro verde senza alcun motivo, ma che ai nostalgici farà pensare a Lou Ferrigno nei panni di ciò che lo ha reso famoso, ovvero l'incredibile Hulk. Luigi Cozzi è un regista conosciuto e molto apprezzato dalla redazione, sempre foriero di enormi stronzate con a mio avviso quel giusto equilibrio tra prendersi un po' sul serio e un po' in giro. Questo film non fa eccezione, ed anzi posso dire con assoluta franchezza che era davvero tanto tempo che non mi divertivo genuinamente vedendo un film di serie B. Si, perché uno dei principali pregi di Cozzi è di non fare film noiosi. Questo Ercole fila liscio come l'olio sui deltoidi di Lou Ferrigno e non appena il ritmo tende a scemare, SBAM! Ecco una puttanata gigante pronta a divellerti le palpebre che stavano minacciando una prepotente serrata. Al netto del fatto che a metà della visione le nostre fidanzate ci hanno detto "Vabbè, noi andiamo all'Ikea.", è un film che probabilmente consiglierei a tutti. Attendiamo con trepidazione di visionare il sequel, ovvero "Le Avventure dell'incredibile Ercole" che ha una storia realizzativa bellissima e in più ci sono Milly Carlucci e Pamela Prati. Mica cazzi.

Altolà il sudore!

Cito pedissequamente Wikipedia per quanto riguarda gli importanti riconoscimenti ricevuti dal film in questione.
Candidato a cinque premi ai Razzie Awards 1983, aggiudicati due:

- Peggior attrice non protagonista - Sybil Danning (vittoria)
- Peggior esordiente - Lou Ferrigno (vittoria)
- Peggior film (nomina)
- Peggior sceneggiatura - Luigi Cozzi (nomina)
- Peggior attore protagonista - Lou Ferrigno (nomina)

Potete godervi Hercules ed il suo promettente sequel comodamente dal divano di casa vostra prelevandolo dalla versione digitale del cestone del Mediaworld, ovvero Amazon Prime Video. E potete star certi che vi darà molte più soddisfazioni de "Gli Anelli del potere".  

Recensito da: Imrahil

TRASH: 91/100
Noia: 51/100
Ridicolaggine degli Effetti Speciali: 88/100
Presunzione della Regia: 63/100
Incompetenza degli Attori: 85/100





LEGENDA - per capire meglio le nostre recensioni e le nostre votazioni

Questo blog tratta esclusivamente film di infimo livello, per cui i nostri criteri di giudizio sono totalmente differenti da quelli che potreste trovare in un qualsiasi sito di recensioni cinematografiche; nello specifico noi qui a Pellicole dall'Abisso teniamo conto di 5 fattori ed abbiamo deciso di esprimere il voto in centesimi per consentire maggiori sfumature;

1) VOTO TRASH: è il più importante ed è un voto generale; se volete semplicemente sapere quanto sia ''patetico'' o involontariamente comico un film fate riferimento a questo dato.

2) VOTO NOIA: abbiamo scoperto nella nostra esperienza che la noia è un elemento ricorrente (ed estremamente fastidioso) di questo genere di film. Più è alto il valore più bisogna avere le palle di ferro per poterlo sostenere

3) RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: non credo servano particolari spiegazioni.

4) PRESUNZIONE DELLA REGIA: In molti casi i registi sono ben consci di star girando una puttanata clamorosa, e quinidi tendono a prendersi in giro da soli.. ma ci sono altri registi che invece sono fermamente convinti che il loro film sia una specie di capolavoro visionario low-budget, e spesso sono proprio questi i più grandi capolavori del trash. più è alto il valore più il film ''se la crede''.

5) INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: inutile dare un voto alle abilità degli attori in questo genere di film, abbiamo ritenuto più funzionale dare una valutazione di quanto gli attori siano cani

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