Di Andrea Bianchi, con Karin Well, Gianluigi Chirizzi, Italia/1980
Degli zombies etruschi spargono il terrore e dilaniano persone in una villa di campagna dove si sono riuniti senza motivo alcuno dei personaggi ancora più inquietanti degli zombies.
La trama potrebbe benissimo finire qui, in quanto completa e pienamente esaustiva ma noi di pellicoledallabisso non siamo degli Andrea Bianchi qualunque (o dei Giuseppe Rossi o dei Daniele Verdi per intenderci e rimanere nell'ambito del 150°) e vi racconteremo dettagliatamente questo film nei minimi particolari svelandovi anche dei gustosi retroscena.
Dovete difatti sapere che questi zombies sono fatti veramente bene (almeno i primi che si vedono, poi devono avere finito il budget) e appaiono anche astuti e minacciosi, nonchè voraci e assetati di sangue. Hanno un solo marchiano e per nulla trascurabile difetto: non corrono, non camminano, tantomeno non allungano il passo, si muovono ad una velocità imbarazzantemente bassa, talvolta si fermano anche e indugiano in maniera sorprendente. Questa loro caratteristica è però bilanciata dal colpo di genio del regista che fa azzoppare una ragazza ad inizio film in modo che anche il gruppetto di uomini inseguito dagli zombies sia lento e malfermo. Questi mostri sbucano dal terreno (uno addirittura spunta da una fioriera!) di una villa dove si sono riuniti una serie di preoccupanti casi umani, tra cui dei loschi personaggi con le loro compagne e una donna e il suo "bambino" su cui vale la pena soffermarsi qualche riga.
Questo personaggio che viene per tutto il film trattato effettivamente come un bambino è in realtà un attore nano chiaramente sopra la trentina, più brutto degli zombies, tenta in alcune scene di sedurre la madre finchè al termine del film non se la mangerà essendo diventato anch'egli un mostro.
Tralasciando questo fastidiosissimo dettaglio i mostri iniziano ad attaccare i personaggi uno ad uno fino a farli riparare in casa dove si barricano badando bene di tenere sempre qualche finestra spalancata ma sparangandone una qua e là per far finta di essersi chiusi dentro. Rimangono asserragliati in casa finchè uno dei personaggi non ha un'idea geniale "Se i mostri vogliono entrare in casa e noi vogliamo uscire fuori potremmo aprire le porte e nasconderci nel passaggio (dei mostri)". Nessuno capisce cosa questo significhi e nel momento in cui aprono le porte ognuno fa di testa sua e gli zombies hanno preda facile su molti di loro, comunque alcuni riescono a fuggire (parola grossa visto che si fermano a riposare nella stalla distante 50 metri dalla casa) e si riparano nel convento dei cappuccini l'isolato a fianco.
Non sto nemmeno a scrivere di come il convento sia in realtà la casà degli zombies, i superstiti fuggono allora nella costruzioe al di là della strada che, sfortuna loro, è un laboratorio di modellini dove capeggia una bella e comoda sega circolare.
Qui vengono raggiunti dagli zombies e uccisi.
Eh si il film finisce proprio così, tra lo stupore generale di chi si aspettava un colpo di scena clamoroso invece finisce così. Non c'è davvero nulla da dire.
Il film ne ricalca moltri altri del genere, spiccano però fra le nebbie di questa produzione alcune luci particolarmente sgradite e squallide, oltre al già citato "bambino" suscita divertimento, noia e sgomento la scena in cui il cameriere accende tutte le candele di un lampadario ripetendo l'operazione due volte in quanto due si spengono, il tutto in un paio di buoni minuti della vostra vita che nessuno vi ridarà indietro, nemmeno quando uno zombie-horror scalerà la grondaia di casa vostra.
Recensito da Ortnid
VOTI
Noia: 80/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 65/100
Presunzione della regia: 85/100
Incompetenza degli attori: 75/100
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