Di David MacDonald. Con Hugh McDermott, Hazel Court, Peter Reynolds, Patrica Laffan. Regno Unito / 1954 / Danziger Productions.
"May I introduce your latest guest? Miss Nyah. She's from Mars"
Una malvagia marziana arriva sulla terra per rapire gli uomini e ripopolare la specie di Marte! Con queste premesse cosa vi aspettereste? Azione, battaglie, esplosioni, conflitti su scala globale, battaglie spaziali, e pure magari qualche risvolto pruriginoso...e invece, niente.
Niente, si sta in una locanda scozzese, le donne bevono il tè, gli uomini bevono lo scotch, si fa avanti indietro dall'astronave, si sconfigge la cattiva -non si sa come- e tutti a casa.
Solitamente non indugiamo su film di epoche così remote, tuttavia il titolo e qualche still con un'aliena sexy ha acchiappato il gonzo che sta in me. Film cult piuttosto famoso in patria -inedito in Italia- Devil Girl From Mars si inserisce in quel filone fantascientifico anni 50'-60,' foriero di isolati gioielli come Ultimatum alla Terra e Il Pianeta Proibito, così come di una valanga di Z-movies di cui Plan 9 from Outer Space di Ed Wood rimane capostipite imbattibile.
Devil Girl from Mars non può competere con nessuna delle pellicole summenzionate in nessun senso, visto che si tratta di una mediocre classe media, la cui ilarità involontaria è soprattutto derivata dai dialoghi da soap opera e dall'ingenua banalità dell'intreccio, che rimane racchiuso in una cerchia di sei persone e di un paio di location, evidentemente per limiti di budget. La storia d'amore tra l'evaso Robert/Albert e la cameriera, come quella totalmente senza senso -nata nell'arco di un paio d'ore- tra il giornalista e la modella, non sono del minimo interesse e servono a far minutaggio, anche perché per il resto succede poco o nulla.
Paradossalmente, gli effetti speciali sono la cosa migliore del film. L'astronave è una sorta di smerigliatrice con le lucine e quattro gambe di un tavolino, mentre il temibile robot tutto fare Johnny è essenzialmente un grosso scaldabagno con una luce di un'ambulanza appoggiata sulla testa. Gli effetti laser, applicati sui dei convincentissimi modellini, considerando epoca e budget fanno la loro figura.
Chi fa la miglior figura però è ovviamente la ragazza diavola di Marte, Patricia Laffan. Inguainata in una tutina nera di PVC -il latex non era ancora stato inventato- spaventa, ipnotizza e seduce col suo sguardo ammaliante.
Per i più fantasiosi potrebbe essere una versione un po' sado di una Darth Vader in gonnella.
Detto ciò, la visione del film costa solo un'ora e un quarto del vostro tempo, quindi anziché vedere la prima puntata della nuova serie Netflix in cui una coppia interraziale gay combatte il patriarcato facendo del gossip con una ragazza indiana dotata di superpoteri in un college americano frequentato da vampiri, potete sentire dei vecchi locandieri parlare con un ruspante accento scozzese e vedere un boiler disintegrare il modellino di un fienile.
Altrimenti, se vi piacciono i titoli bizzarri, ascoltatevi Robot Werewolves of Planet 89 del gruppo stoner doom australiano Blacksmith.
Recensito da: Vidur
TRASH: 79/100
Noia: 86/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 77/100
Presunzione della regia: 54/100
Incompetenza degli attori: 62/100
2 commenti:
Conosco il film e pure io ero stato "acchiappato" dall'aliena con outfit alla Darth Vader sexy.
Come dici tu, forse, nella sua ingenuità, è meglio di certa fuffa su Netflix
Oddio, la marziana cattiva mi ricorda Mariangela Melato in Flash Gordon... comunque sono curioso su questo film.
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