In realtà, Jean Rollin è un nome discretamente conosciuto nel settore dei film di genere, avendo dato vita negli anni '70 ad alcuni bizzarri horror a tinte erotiche che avevano riscosso un discreto successo e che erano diventati anche dei piccoli cult. Negli anni '80 era stato poi costretto a ripiegare sulla pornografia per sbarcare il lunario, per tornare infine al suo genere di riferimento nella parte finale della sua carriera, nonché della sua esistenza (è deceduto nel 2010).
L'Amante di Dracula, uscito nel 2002, secondo alcuni (i quattro gatti che l'hanno visto, sottoscritto compreso) è la migliore opera di Rollin, mentre secondo altri è il peggiore. Personalmente l'ho trovato tanto strepitoso che, mi rendo conto, di non riuscire a dargli il giusto plauso.
Trattasi di un film infatti che è allo stesso tempo orrendo e bellissimo, trash e avanguardistico, eccitante e stupido, volutamente ironico e involontariamente comico. Raramente, soprattutto nell'ultimo periodo, mi era capitato di trovarmi così ipnotizzato e coinvolto nella visione di un film; ho passato una buona metà del tempo con la bocca aperta e un'espressione di divertita incredulità, pensando continuamente: "ma che cazzo sta succedendo?".
Vabè, tagliamo i preamboli e sintetizziamo di cosa parla questo piccolo capolavoro. Un professore simil Van Helsing con un infezione all'occhio e che è anche un po' medium (cit.) e il suo protetto -un ricciolone con una faccia incredibilmente quadrata- stanno seguendo i discendenti di Dracula attraverso il mondo dei "paralleli", creature che hanno forma umana e soprattutto adorano "il Maestro". Un nano da circo innamorato di una di queste creature, li conduce in una villa piena di suore dal comportamento bizzarro, l'Ordine delle Vergini Bianche. Le suore trattengono una bellissima donna, Isabelle, che è la promessa sposa dell'ancora esistente Dracula.
Questa è più o meno la premessa di una trama davvero scombiccherata e a larghi tratti incomprensibile, forse, volutamente di poco senso. Lo spettatore è continuamente bombardato da una serie di dialoghi allucinanti e avvenimenti stranianti, che a tratti possono ricordare i lavori del primo Lynch. Rollin però ci da dentro anche sul versante splatter, soprattutto nella fase del rituale di accoppiamento, con una suora a cui viene estratto il cuore a picconate, che in seguito risorge e lo butta nel fuoco. E non dimentichiamo una piccola dose di erotismo, con il bacio tra la maestra di cerimonie e una vampiressa piena di sangue che difficilmente vi lascerà indifferenti (e non a caso la scena è immortalata nella locandina).
L'ultimo atto si svolge su una spiaggia, con altre suore, sempre più pazze, che non si capisce bene da che parte stiano, visto che continuano a compiere atti totalmente contraddittori.
Memorabile una scena in cui una strega, minacciata da una suora con la pistola, le dice:
"Il tuo Dio ha detto di non uccidere!"
"Sì, ma io non l'ho ascoltato!" e le spara ridendo.
Fantastico pure il finale, apparentemente felice, ma in realtà assolutamente drammatico.
Ad accompagnare tutte queste bizzarrie, c'è una recitazione molto teatrale -nell'accezione più negativa possibile, ovvero esagerata e caricaturale- ma anche questo sembra essere una precisa scelta del regista per forzare la mano sul versante weirdo. Le altre componenti tecniche in realtà sono di primissima qualità: regia di gran classe, una fotografia quasi perfetta, ambientazioni accattivanti, effetti speciali prostetici credibili, montaggio sostenuto e di un buon ritmo.
Personalmente, ho amato l'originalità, il coraggio e la follia di questo film, testamento di un cinema piccolo e sconosciuto e per questo libero e anarchico.
E ricordatevi sempre che "Il presbiterio non ha perduto nulla del suo fascino, né il giardino del suo splendore".
Recensito da: Vidur
TRASH: 95/100
Noia: 38/100
Ridicolaggine degli Effetti Speciali: 45/100
Presunzione della Regia: 66/100
Incompetenza degli Attori: 81/100
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