Di Ridley Scott. Con Adam Driver, Lady Gaga, Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons. USA / 2021 / MGM
Strana cosa la vecchiaia. Alla veneranda età di 84 anni, come una balia attempata, il buon Ridley Scott nel giro di pochi mesi ha messo alla luce prima uno splendido bambino in perfetta salute, il criminalmente ignorato The Last Duel, e subito dopo un mostruoso essere deforme, il qui presente House of Gucci.
La storia dovrebbe narrare la bizzarra storia della famiglia Gucci, marchio iconico della moda italiana, che come ogni buona grande azienda a stampo familiare del bel paese è contrassegnata da faide, litigi, dispute, bancarotte e omicidi. Il film in particolare si sofferma sulla figura di Maurizio Gucci, uno dei figli dei fondatori e la sua ambiziosa moglie, Patrizia Reggiani, prendendosi una badilata di licenze letterarie che faranno inorridire chiunque conosca un minimo i fatti.
In realtà a far inorridire non è certo l'imprecisione storica, quanto quasi tutto il resto. House of Gucci è un tronfio e pretenzioso mattone, in cui si susseguono scene senza coerenza e fluidità, alcune per altro allungate senza motivo, in un film che già dura quanto una quaresima. E la cosa grave è che Scott si sofferma per delle ore su avvenimenti praticamente inutili, mentre su altre cose, che sarebbero state fondamentali, ci passa sopra come un carro armato senza dare la minima spiegazione. In particolare, senza fare spoiler, il cambiamento di carattere di un personaggio è talmente repentino quanto immotivato. Si fa quindi un'enorme fatica a seguire la trama e ad interessarsi dei personaggi, anche per colpa di un montaggio tremendo e uno uso totalmente scriteriato della colonna sonora, con famosissime canzoni dell'epoca (molte italiane) che sembrano posizionate in un ordine del tutto casuale.
Tutte questi importanti difetti avrebbero potuto essere per lo meno mitigati dalle interpretazioni di un cast sulla carta di primo livello. E invece alla voce recitazione non solo ci casca l'asino, ma ci caca pure sopra. Non so se è colpa della demenza senile o del fatto che per gli americani noi italiani siamo ancora considerati come dei fenomeni da circo a cui buttare le noccioline, ma Ridley Scott si è convinto che per restituire "l'atmosfera italiana" tutti dovessero recitare come dei pagliacci. E anche se nella versione doppiata, vista dal sottoscritto, hanno provato a mettere delle toppe (nella versione originale tutti parlano inglese con accento italiano...), la pena e lo sconcerto che si prova ad assistere ad alcuni dialoghi trafigge comunque il petto. Si salva, al solito, Adam Driver e tutto sommato pure Al Pacino e Jeremy Irons, mentre Lady Gaga e Jared Leto meriterebbero per lo meno una denuncia penale oltre che dieci scudisciate sulle mani. La prima, perennemente sopra le righe, gesticola ad ogni parola emessa e fa tristi faccette buffe, il secondo sembra la caricatura fatta male e sotto cocaina di Super Mario.
Non tutto è da buttare, perché tutto sommato ci si annoia raramente, le location sono meravigliose, la fotografia è splendida e la storia, per quanto raccontata in maniera sgangherata, ha il suo motivo di interesse, ma è troppo poco però per salvare quello che poteva essere un avvincente biopic e che invece si è rivelato essere una costosa e inutile perdita di tempo.
Recensito da: Vidur
TRASH: 75/100Noia: 63/100
Ridicolaggine degli Effetti Speciali: -/100
Presunzione della Regia: 84/100
Incompetenza degli Attori: 90/100
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