Fermatevi un attimo e riflettete serenamente ma seriamente con voi stessi. Qual è l'ultimo film che avete visto al cinema che considerate un indiscusso e indiscutibile capolavoro? Al netto di sporadicissime perle, dovrete andare probabilmente indietro di una quindicina d'anni. L'industria cinematografica ed in generale dell'intrattenimento sta palesemente attraversando una crisi identitaria e sembra non essere più in grado di lasciare a bocca aperta lo spettatore. Il che sembra un enorme controsenso, dal momento che i budget si sono negli anni gonfiati esponenzialmente, così come sono esponenzialmente migliorate le possibilità tecniche ed i meri strumenti di lavoro degli operatori del settore. Sapendo che non sarebbe stato un viaggio facile, ho provato a esaminare per quanto mi sia possibile la questione. La risposta che è quasi immediatamente balzata alla mia mente è la seguente: l'intrattenimento è oggi quanto mai nella sua storia un oggetto di vendita, nella quasi totalità dei casi appannaggio dei grandi publisher che, per di più, ora si contano sulle dita di una mano di un tornitore particolarmente distratto. L'arte è stata (forse) imparata e prontamente messa da parte in ragione di creare prodotti sempre fruibili da un bacino di utenza il più possibile ampio. Ovviamente asserire ciò non è sufficiente, pertanto proviamo a sondare più in profondità, cercando di capire cosa comporti quanto detto sopra. Nel contempo cercherò di mettere questi problemi in ordine di cancerogenicità.
Un comprensivo elenco delle società controllate direttamente o indirettamente dalla Disney |
1. L'incapacità di creare qualcosa di nuovo.
Il principale problema che attanaglia l'industria dell'entertainment è senza dubbio l'immobilismo creativo, che attinge al passato piuttosto che creare del contenuto originale. Il perché, da un punto di vista meramente commerciale, è presto detto: è ovviamente molto meno rischioso ripercorrere sentieri già battuti piuttosto che crearne di nuovi a suon di colpi di machete nella intricata foresta dell'opinione pubblica. Quindi, visto che qui c'è da fare i soldi, la Disney preferisce rifare il live action di vecchi cartoni animati piuttosto che inventarsi un nuovo franchise, apponendo risibili modifiche o aggiunte per “modernizzare” il prodotto, che puntualmente si rivelano essere i punti più controversi e meno apprezzati. Quando il remake non è possibile, si passa direttamente al bieco sciacallaggio (le volte in cui non si tratta direttamente di vandalismo), che quando va bene sfocia in un banalissimo "more of the same", quando va male si rischia di vedere un beneamato prodotto del passato rivisitato da un punto di vista puramente commerciale, senza tener conto di eventuali background, sotto trame palesi o nascoste che tuttavia già erano presenti nella vicenda e che vengono riaggrovigliate o stralciate senza pietà.
2. L'esasperazione delle saghe di successo.
Strettamente legato al punto precedente, sorge questo secondo enorme problema: la volta ogni 10 anni che una compagnia azzecca un prodotto, si passa al bombardamento a tappeto. È quello che è successo con l'universo Marvel: se 15 anni fa poteva sembrare quasi ardito far uscire un film sui supereroi nel periodo in cui la loro celebrità era probabilmente al minimo storico e visto il probabilmente insperato successo si è deciso di produrre 38 (Trentotto!) tra lungometraggi e serie TV. E questo solo tra il 2008 e il 2022. Per dirla in francese, hanno un po' rotto il cazzo. Lo stesso discorso, anche se più in piccolo, si potrebbe fare per un’altra saga a cui sono molto affezionato, vale a dire Star Wars. Abituati a riceve una trilogia ogni 20 anni ad avere praticamente ogni 6 mesi uno spin off o una serie TV a tema, vanifica completamente l'aspetto dell'attesa, oltre a costringere gli sceneggiatori a salti mortali per trovare qualcosa di nuovo da incastrare e da dire in una storia che di per sé è già scritta, iniziata, fatta e finita.
Conta conta.. |
3. La Strong Female Character.
C'era una volta la strong female character, che come concetto ci sta, ci è sempre stato e poteri citarne parecchie più che apprezzabili: la Ripley di Alien, la Sarah Connor di Terminator, Leila Organa di Star Wars, Eowyn del Signore degli anelli, ecc. ecc... Ma negli ultimi anni si è un po' esagerato. Una legione di personaggi forti non perché la situazione lo impone, ma proprio in quanto donne, spogliate di tutta la loro femminilità, tagliate con l'accetta in un monolite granitico di fastidio, superbia, copiose mestruazioni e so-tutto-io lasciatemi risolvere i problemi che voi maschi bianchi cisgender avete creato che schifo che fate. La regina di questa categoria è la Galadriel dell'appena conclusa prima stagione de "Gli Anelli del Potere". Un personaggio che sarebbe potuto essere profondo, complesso, etereo e dai poteri quasi sconfinati appiattito a normalissimo capo guerriero in gonnella perfettamente disposta a sacrificare gli altri per perseguire le sue ossessioni. Perché lei è forte e persegue i suoi obbiettivi in quanto donna. E fattela una risata ogni tanto che magari domani ti svegli sotto un cipresso (cit.).
Ah ah ah. Questi stupidi maschi bianchi e probabilmente etero mica avranno pensato anche solo per un istante di sconfiggere la vera forza del femminino sacro. |
4. il Bait & Switch
"Ehi Bob, ascolta qui, ho creato questo personaggio nuovo da inserire in *inserire titolo famoso con una nutrita fanbase*, ma fa cagare e non se lo inculerebbe nessuno perché è una strong female character come da richiesta della direzione, come possiamo fare?" "Mah, guarda Archibald, qui alla *inserire publisher che tanto o è Disney o è Netflix* siamo abituati: prendi il personaggio più amato dai fan e facci un film o una serie TV in cui dal titolo sia ben chiaro che si parli di lui. Poi ci butti dentro a forza il tuo personaggio di merda, inizialmente in sordina, poi piano piano aumenti fino ad eclissare completamente quello che doveva essere il protagonista." Questa probabilmente è stata la telefonata intercorsa tra lo sceneggiatore della serie Obi-wan Kenobi ed il suo diretto riporto, che con la mano destra costringe il fan a seguire la serie facendoti pregustare dal trailer la lotta fratricida tra i due personaggi meglio riusciti dell'intera saga di Star Wars, con la sinistra ti costringe a seguire le vicende dell'ennesima nullità (tale Reeva) di cui attendiamo con ansia il film o nella serie TV su di lei incentrata. Son già tutta bagnata. Questa manovra in gergo tecnico si chiama Bait & switch, che in italiano significa qualcosa tipo "ti attiro con una cosa, poi te ne do un'altra". Per inciso in ambito commerciale è considerata a tutti gli effetti una frode. Questo è un caso assolutamente clamoroso, ma quante volte vi hanno fatto vedere un trailer che non centrava nulla poi con il film che siete andati a vedere? Tutte queste volte siete stati "bait&switchati".
Si ma stai calma. E comunque chi avevi detto di essere? |
5. la "moralina" perbenista.
È inutile girarci attorno, la morale nei film c'è sempre stata. Ed è giusto che sia così, perché alla fine è un'ottima occasione di inculcare qualcosa a qualcuno, mentre costui si sta presumibilmente divertendo è anche più facile probabilmente far attecchire il messaggio. Tristemente viviamo in un particolare periodo storico in cui chiunque si offende per qualsiasi cosa e diventare letteralmente Hitler è un attimo. Lasciando perdere il giudizio sul merito della questione, il reale problema quando si parla di intrattenimento è che questa ha ripercussioni enormi sullo show business, perché obbliga alla creazione di personaggi stereotipati, monodimensionali e senza alcun difetto (e di conseguenza senza alcun pregio!), per evitare che qualcuno, in un comportamento bislacco del protagonista del nuovo film Disney, possa vedere un riferimento dispregiativo alla comunità pastorale degli Uiguri. La cosa che a me infastidisce maggiormente di tutta questa faccenda è che quando qualcuno invece di seguire pedissequamente i canoni attuali prova ad uscire da questi schemi (anche per finta, o spacciando questa fuoriuscita per critica sociale) il successo è quasi sempre assicurato. The Boys ne è l'esempio più fulgido, e altro non è che l'ennesimo show di supereroi, con quella giusta e legittima dose di pepe che lo spettatore pretende. Perché non lo si prende di esempio e non si ricomincia ad osare?
"Ragazzi", salvateci voi. |