7 giugno 2019

GODZILLA – King of the Monsters

Di Michael Dougherty, con Kyle Chandler, Vera Farmiga, Millie Bobby Brown, Ken Watanabe. Warner Bros/USA/2019
Godzilla: King of the Monsters (2019) on IMDb
Sono passati otto lunghissimi anni dall’ultima volta che ci siamo occupati di recensire un Godzilla. Purtroppo in questo caso non si tratta di un film dell’originale filone nipponico con un tizio dentro un costume da dinosauro atomico che butta giù dei modellini e che combatte contro un altro tizio vestito da uccello preistorico, ma di un’americanata in grande stile e dall’immenso budget.

Il film in questione è un seguito di un Godzilla reboottato (termine inventato da me ora) nel 2014, diretto dal regista di Rogue One (Gareth Edwards) e che al botteghino aveva riscosso un buon successo. Tutti gli attori principali però, incassato l’assegno, hanno ben pensato di salutare la compagnia, costringendo la produzione a puntare su nuovi volti, tra cui il solitamente eccellente Kyle Chandler, la solitamente pessima Vera Farmiga e la solitamente “Eleven” di Stranger Things, Millie Bobby Brown.

Il film parte un po’ con il freno a mano tirato per poi acquistare un buon ritmo nella seconda parte, in cui finalmente vediamo i nostri “Titani” in azione. Peccato che nel trailer e ad inizio film Ken Watanabe ci illuda dicendo che ci sono diciassette mostri in giro, mentre alla fine della fiera ne vediamo solo quattro: Godzilla, Ghidorah, Mothra e Rodan. Proprio Ghidorah rappresenta il villain del film, opposto al buon Godzilla che, aiutato dalla tenera Mothra, si erge a difensore della terra, un grande classico della serie.

Una delle caratteristiche principali di questo film è il totale spregio per la logica degli spostamenti; umani e mostri si muovono da un punto all’altro del pianeta in uno schiocco di dita senza nessuna spiegazione: un momento i nostri eroi sono in Messico, il momento dopo sono a Boston, un momento Godzilla è in Antartide, il momento dopo è in una città sperduta sotto il mare, un momento Ghidora è a San Francisco, il momento dopo è in Cina, un momento Rodan è a Femminamorta in provincia di Pistoia, il momento dopo è a Portobuffole in provincia di Treviso.

Significativo in questo senso, è la scena in cui “Eleven” fugge da un’ultra segreta base militare affanculandia per poi ritrovarsi a Boston in men che non si dica, andare allo stadio e collegare l’apparecchio che emette le frequenze all’impianto audio per far sì che tutti i mostri diventino improvvisamente docili. Cioè, questa collega sto coso a degli altoparlanti di uno stadio a Boston e i mostri dislocati tra il Gabon e la Germania lo sentono e si fermano. Come avrete capito quindi, il film non si fa problemi a sparare cazzate a raffica, anche se tenta maldestramente di farci affezionare ai personaggi, la cui stragrande maggioranza è totalmente superflua. I militari sono tutti dei diversamente etnici senza volto, Ken Watanabe non fa altro che dire “GOJIRA!” con spiccato accento giapponese e la professorina cinese ha il solo compito di dare il nome ai vari mostri che compaiono sullo schermo.

Bocciato quindi? Non del tutto, perché le botte tra mostri sono realizzate a regola d’arte e alla fine quello che chiedi ad un film di Godzilla lo ottieni, ovvero intrattenimento innocuo e senza pretese in cui dei mostri combattono tra di loro. Ovvio, se volete ridere e vedervi un VERO Godzilla lasciate perdere questo Blockbusterone e recuperatene uno random qui recensito.

Certo che una comparsata a Gigan...







...potevano fargliela fare…

Recensito da: Vidur

TRASH: 67/100
Noia: 45/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 20/100
Presunzione della regia: 56/100
Incompetenza degli attori: 66/100


SE TI PIACE GUARDA ANCHE: qualsiasi altro film con Godzilla contro qualcun altro. Ma quelli veri.

23 febbraio 2019

THE PREDATOR

Di Shane Black. Con Boyd Holbrook, Jacob Tremblay, Olivia Munn, Thomas Jane. USA/2018/20th Century Fox

The Predator (2018) on IMDb

Continuiamo con il nostro infernale ritmo di una recensione all'anno, che comunque è un bell'andare.

Se vi dicessi che The Predator ha un titolo che richiama un franchising di successo, attori cani e per lo più sconosciuti, una trama ridicola, scene di azione assurde e pretestuose, effetti speciali miseri e un finale aperto, davanti a che tipo di film pensereste di trovarvi davanti? Ma ad un mockbuster dell'Asylum, giusto? No, sbagliato! The Predator è un vero sequel della saga Predator prodotto dalla 20th Century Fox con il mirabolante budget di 88 milioni di dollari! E il regista è pure lo sceneggiatore dell'originale dell'87, nonché uno degli interpreti (il soldato sfigato con gli occhiali), ovvero Shane Black!

Incredibile, davvero, davvero incredibile. Una cosa di una bruttezza rara, tanto da far apparire Alien vs Predator (che comunque secondo me aveva la sua dignità) un capolavoro degno di rivaleggiare con Black Panther (AHAHAHAHAHAH) agli Oscar.

Non ho voglia di raccontarvi la trama perché è talmente stupida che il mio cervello si sta rifiutando di ricordarsela, ma vi basti sapere che un Predator precipita sulla terra, poi arriva un altro Predator più grande che lo vuole uccidere e che nel frattempo vuole rapire un bambino autistico che capisce il predatorese perché i Predator si stanno potenziando e si ibridano con altre razze. Il bambino autistico guarda caso è il figlio di un ex marine cecchino superbadass interpretato da uno degli attori più scarsi che mi sia capitato di vedere in un film americano, tale Boyd Holbrook.

Nel mezzo tanto umorismo di quello divertente, tante scene d'azione di quelle fatte bene, tanti effetti speciali di quelli belli (tipo il cane predator con tanto di dredd che si tiene in bocca le bombe per poi distribuirle ai protagonisti quando fa comodo), tante diatribe tra i militari buoni e militari cattivi di quelle interessanti, una scienziata di quelle fighe che si trasforma in Rambo così d'amblé. In più aggiungiamoci che i Predator in questo film sono degli emeriti coglioni e nessuna delle azioni che compiono ha la minima coerenza. Ma del resto niente ha la minima coerenza in questo film, visto che la banda di "soldati pazzerelli"  occasionalmente ruba motociclette, elicotteri ed astronavi senza la minima spiegazione o credibilità.

Ecco, The Predator per Predator è quello che è Scary Movie per Scream o Balle Spaziali per Star Wars, con la sola differenza che Scary Movie e Balle Spaziali sono nati per far ridere e fanno ridere, mentre The Predator è nato per far ridere e non fa ridere.
L'unica cosa che fa ridere è il fragoroso flop al botteghino (si parla di 50 milioni di incasso a fronte dei quasi 90 di budget) e le recensioni imbufalite di chiunque abbia visto il film e sia dotato di sinapsi funzionanti.

Speriamo che abbiano almeno smesso di mungere latte dalla mucca Predator una volta per tutte, lasciando morire una serie che aveva esaurito il suo motivo di esistere già dal secondo film.

E che magari, dico magari qualcuno, che ne so, inventi qualcosa di nuovo. Ma questo mi sembra già un po' troppo ambizioso.

Recensito da: Vidur

Voto
TRASH: 76/100
Noia: 65/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 88/100
Presunzione della regia: 80/100
Incompetenza degli attori: 90/100

LEGENDA - per capire meglio le nostre recensioni e le nostre votazioni

Questo blog tratta esclusivamente film di infimo livello, per cui i nostri criteri di giudizio sono totalmente differenti da quelli che potreste trovare in un qualsiasi sito di recensioni cinematografiche; nello specifico noi qui a Pellicole dall'Abisso teniamo conto di 5 fattori ed abbiamo deciso di esprimere il voto in centesimi per consentire maggiori sfumature;

1) VOTO TRASH: è il più importante ed è un voto generale; se volete semplicemente sapere quanto sia ''patetico'' o involontariamente comico un film fate riferimento a questo dato.

2) VOTO NOIA: abbiamo scoperto nella nostra esperienza che la noia è un elemento ricorrente (ed estremamente fastidioso) di questo genere di film. Più è alto il valore più bisogna avere le palle di ferro per poterlo sostenere

3) RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: non credo servano particolari spiegazioni.

4) PRESUNZIONE DELLA REGIA: In molti casi i registi sono ben consci di star girando una puttanata clamorosa, e quinidi tendono a prendersi in giro da soli.. ma ci sono altri registi che invece sono fermamente convinti che il loro film sia una specie di capolavoro visionario low-budget, e spesso sono proprio questi i più grandi capolavori del trash. più è alto il valore più il film ''se la crede''.

5) INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: inutile dare un voto alle abilità degli attori in questo genere di film, abbiamo ritenuto più funzionale dare una valutazione di quanto gli attori siano cani

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