22 dicembre 2024

DA 1 A 10: IL MEGLIO E IL PEGGIO DEL 2024

Perpetriamo la tradizione di ormai due anni con la classifica di dieci film del 2024. Non i più belli o i più brutti, ma quelli che si meritano un voto da 1 a 10, escludendo ovviamente i film già ivi recensiti.

VOTO 1

MEGALOPOLIS


Eh sì, per qualche motivo c'è anche Shia LaBoeuf travestito da matrona romana.

Non tanto per la qualità in sé, quanto per l'enormità del botto con cui si è schiantato l'ultimo film scritto, diretto e prodotto da Francis Ford Coppola. Oltre 120 milioni scuciti di tasca propria dal regista italo-americano a fronte di un incasso di appena 13! Un'opera ambiziosa e visivamente stupefacente, ma anche tronfia, noiosa e sconclusionata. Per una volta, gli Studios che avevano deciso di starne ben alla larga ci avevano visto giusto.

VOTO 2

JOKER: FOLIE À DEUX

"Ecco, brava, sbatti fuori a calci gli spettatori dalla sala"

Due come il titolo, due come il voto, due come le palle che ha fatto gonfiare a dismisura chiunque abbia avuto la malsana idea di vedere questo sequel totalmente inutile e terribilmente irritante. Gli incassi non sono stati ridicoli come quelli di Megalopolis, ma siamo sicuri che alla Warner si stanno ancora mangiando gli zebedei al pensiero di aver avallato un musical che aveva scritto "fallimento" sulla fronte fin dalla nascita. 

VOTO 3

IL GLADIATORE 2

                                             
     

"No, no, no, no, no, no! Run away from the Sharknado!!!"

Altro sequel fuori tempo massimo e totalmente non richiesto, il secondo capitolo del Gladiatore di Ridley Scott ha ben performato al botteghino, ma è di sicuro destinato a finire presto nell'oblio dei blockbuster usa e getta. Paul Mescal ha il carisma di un sottobicchiere ed è fin troppo facile per Denzel Washington prendersi la scena in un film che a livello di ridicolaggine (e pure di CGI) è molto più parente di un prodotto Asylum che di un capolavoro senza tempo com'era stato il primo.

VOTO 4

GHOSTBUSTERS - MINACCIA GLACIALE


Dan Aykroyd e l'arte di non tenersi in forma.

Meriterebbe almeno un voto in più, se non altro per l'enorme rispetto e amore che trasuda per i personaggi originali del franchise e per le sue ridotte ambizioni, ma è pur vero che questi due nuovi capitoli dei Ghostbusters, seppur divertenti e ben confezionati, rimangono degli innocui passatempo con poco spessore di cui ci si dimentica l'esistenza il minuto dopo passati i titoli di coda.

VOTO 5

BEETLEJUICE BEETLEJUICE


Ah, sì c'è anche Monica Bellucci. Non che abbia il minimo impatto sulla trama e che abbia più di due battute...ma va bene così.

Sequel, sequel, sequel...chi li fa molto male, chi li fa molto bene e chi li fa molto...medi. Tim Burton riporta in vita uno dei suoi personaggi più iconici e Michael Keaton è obiettivamente eccezionale nel rimettere i panni dello "spiritello porcello", peccato che il resto funzioni poco, con personaggi di contorno piatti e irritanti, più una trama piuttosto inconsistente e un finale attaccato con lo scotch. Carino, ma si poteva fare di più.

VOTO 6

THE FALL GUY


"I'm just Ken...", ah no, quello era un altro film.

Spassosa e scanzonata action comedy con un Ryan Gosling in grande forma, The Fall Guy è un regalo d'amore per gli stunt men e un ben confezionato divertissement ideale per passare una serata a cervello spento. Al botteghino è stato un mezzo flop, ma sta già riprendendo quota nelle piattaforme streaming. Se non l'avete già fatto, dategli una chance, se la merita. 

VOTO 7

GIURATO NUMERO 2


94 anni il giovanotto...che dire, chapeau!

Thriller di stampo classico, come sempre confezionato con mano di artigiano di classe da Clint Eastwood, Giurato Numero 2 ha dalla sua una storia molto interessante e interpreti di qualità, in particolare Toni Colette, fantastica come sempre. Il ritmo però è eccessivamente pesante e una certa freddezza di fondo finisce per lasciare lo spettatore piuttosto indifferente alla sorte del protagonista.

VOTO 8

THE SUBSTANCE


Eh, no, sono protesi, spiace deludervi.

Film rivelazione dell'anno. Un body horror che nella prima parte sfiora la perfezione, con la combo di storia, interpretazioni, regia, fotografia e musica a creare un qualcosa destinato a restare nell'immaginario collettivo e a settare nuovi standard del genere. Chissà cos'è poi passato nella testa della regista Coralie Fargeat, che nel secondo tempo ha deciso di rovinare (quasi) tutto con una serie sterminata di sequenze tanto grottesche e provocatorie, quanto scandalosamente lunghe e stupidamente didascaliche. Magari un giorno uscirà una "fan-cut" senza gli ultimi venti minuti e grideremo al miracolo. 

VOTO 9

FURIOSA: A MAD MAX SAGA

Ci voleva un nasone finto per scoprire che sa pure recitare.

Qualcuno probabilmente trasalirà, ma per certi versi ho apprezzato più questo che il Mad Max del 2015, che era semplicemente un chiassoso circo che si spostava da A a B e poi da B ad A. Furiosa ha una trama più articolata e intrigante, con una Ania Taylor-Joy sempre più convincente e matura e un cattivo (Chris Hemsworth, nell'interpretazione migliore della carriera) che è bello odiare; il tutto incorniciato dalle consuete spettacolari e rutilanti scene d'azione, marchio di fabbrica della saga. Non certo perfetto, ma semplicemente cinema con la C maiuscola.

VOTO 10

DUNE 2


 Anche meno, Javier. 

E qui invece si parla di un altro sport. Se il primo capitolo era sostanzialmente un grande prologo, qui abbiamo lo sviluppo e l'evoluzione della storia oltre che dei personaggi, con un Timothée Chalamet sorprendentemente perfetto nella parte del carismatico leader e uno spassoso Javier Bardem nei panni del suo fanatico seguace. Sarebbe impossibile citare in poche righe il resto del cast straboccante qualità, quindi parliamo del fatto che visivamente si rimane a bocca aperta di fronte alla maestosità di una qualunque inquadratura, tutte studiate nei minimi dettagli e realizzate a regola d'arte, così come l'ipnotica colonna sonora e ogni effetto speciale, compreso quello del vermone della sabbia, che tutti un po' temevano sarebbe stato ridicolo e invece è fighissimo pure quello. Il finale un po' frettoloso non pregiudica la bellezza di quello che è semplicemente un capolavoro del cinema di fantascienza, destinato a rimanere negli annali e predecessore di un terzo capitolo in arrivo nel 2026. 



14 dicembre 2024

ZOMBI HOLOCAUST (Dr. Butcher M.D., Queen of the Zombies, La Regina dei Cannibali, Zombie 3)

Di Marino Girolami. Con Ian McCulloch, Donald O'Brien, Dakar, Alexandra Delli Colli. Italia / 1980 / Flora Film

In un ospedale di New York dei cadaveri vengono mutilati e mangiati, al ché un gruppo di esploratori si reca in un'isola delle Molucche per investigare sulle origini di questo culto cannibale. Al loro arrivo, troveranno le consuete sorpresine. 

Film girato alla vecchia maniera, ovvero in contemporanea ad un altro (Zombie 2 di Lucio Fulci), da Marino Girolami -padre di Enzo G. Castellari- un mestierante della macchina da presa che aveva all'attivo nella sua filmografia perle quali 4 marmittoni alle grandi manovre, Kakkientruppen e La liceale al mare con l'amica di papà, oltre che un paio di "Merli" niente male come Roma Violenta e Italia a mano armata

Evidentemente realizzato al risparmio e col minimo sforzo, questo Zombi Holocaut cerca ovviamente di fondere la "febbre cannibal" del periodo con quella sempre viva degli zombi. La premessa sarebbe pure abbastanza interessante e la colonna disco trance un po' straniante aiuta a creare la giusta atmosfera nei primi minuti di film, peccato per una realizzazione degli effetti prostetici palesemente raccogliticcia e il solito montaggio fatto col trinciapollo, con scene mozzate a metà, eventi che si susseguono senza senso e repentini cambi di ambientazione che manco ti danno il tempo di realizzare cosa succede.

A proposito di ambientazione, per la parte "giunglesca" il film fu girato in Vietnam, sebbene venga spacciato per l'Indonesia, e la temibile foresta tropicale sembra più che altro un resort in riva al mare con qualche palma e cinque cespugli. La compagnia degli esploratori, invece, è capeggiata da Ian McCulloch, un prosciuttone con l'espressività di un covone di fieno e dei capelli impomatati sfidanti le leggi della fisica e che durante la spedizione indossa un demenziale completo da esploratore ottocentesco. 

Molto meglio Alexandra Delli Colli, una dottoressa che è anche antropologa e che è anche un po' medium (cit.!) No, scherzo, non è un po' medium, ma è sicuramente una gran gnocca e come in ogni buon horror di merda anni '80, essendo la protagonista femminile, deve comparire senza motivo totalmente nuda in almeno un paio di scene.

Dunque, giunti nelle Molucche alcuni dei nostri vengono mangiati dai soliti indigeni cannibali, se non ché ad un certo punto arrivano gli zombie! Eh, sì è del resto questo è Zombi Holocaust, oppure ve lo eravate dimenticati?

Il twist è che questi zombie non hanno nulla a che fare col soprannaturale, ma sono il prodotto di un certo dottor O'Brian che, con la copertura di stare lì per curarli, fa esperimenti pazzi sugli indigeni creando questi esseri che fanno "AAAAAAAH" quando camminano. E ogni tanto corrono e ogni tanto no, non si capisce, a seconda del momento.  

Un grande classico di questi film è poi che la protagonista non venga mai mangiata dai cannibali, ma venerata come una Dea, quindi dipinta di fiori e lasciata andare. Il motivo? Boh, però ad un certo punto aveva detto che da piccola aveva vissuto nelle Molucche, quindi è tipo un crossover con La Dea Cannibale? O forse sono solo io che fantastico su Sabrina Siani e Alexandra Delli Colli insieme?

Sicuramente sarebbero state una coppia migliore di zombie e cannibali, ma visto che dopo 44 anni c'è ancora qualche stronzo che li guarda 'sti film, alla fine c'avevano ragione loro. 


Recensito da: Vidur

TRASH: 81/100

NOIA: 65/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 77/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 54/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 83/100

18 novembre 2024

TRANCERS - CORSA NEL TEMPO (aka Trancers)

Di Charles Band. Con Tim Thomerson, Helen Hunt, Michael Stefani, Biff Manard. 1984 / USA / Charles Band Productions.

In un futuro imprecisato, un burbero cacciatore di taglie torna indietro nel tempo fino alla Los Angeles degli anni '80 per fermare un criminale che può trasformare le persone in creature simili a zombie tramite il potere della mente, visto che è anche un po’ medium (cit.).

Film di fantascienza totalmente figlio del suo periodo, praticamente coevo ad altre due saghe di enorme successo con il tema centrale del viaggio nel tempo (Terminator e Ritorno al Futuro, ça va sans dire), Trancers è un dignitosissimo b-movie senza troppe pretese, che ha dato vita a sua volta ad una serie di seguiti di cui ignoravo totalmente l’esistenza, così come probabilmente buona parte dell’umanità.

La premessa di questo criminale che è in grado di “sintetizzare il tempo” e dominare le menti deboli è piuttosto interessante, così come la modalità del viaggio nel tempo: tramite un siero i personaggi vengono trasmigrati nel corpo di un proprio antenato. E così, il detective Jack Deth si “reincarna” nel suo antenato Phil, che oh incredibile, è proprio uguale a lui. 


L’interprete è Tim Thomerson, conosciuto precedentemente per ruoli comici e che qui incarna, con una buona dose di ironia, il classico badass dal cuore d’oro. Il suo love interest è una giovanissima e all’epoca ancora sconosciuta Helen Hunt, brava, bella e carismatica, già all’epoca. Peccato che Jack e Leena (il personaggio della Hunt) si passino più di diciassette anni di differenza e la loro storia d’amore sia la classica forzatura campata per aria tipica del genere. Ci si passa sopra volentieri però, visto che questo Trancers ha il pregio di prendersi poco sul serio e di avere un ottimo ritmo, condensato com’è in appena 76 minuti.


Tra i punti deboli annoveriamo un cattivo davvero poco carismatico, di cui non si sa praticamente nulla, e sconfitto in un finale totalmente anti-climatico, grazie a delle bottigliate tirate da un barbone ubriacone e delle scene d’azione ridotte al minimo ed evidentemente scarnissime, visto il budget di una spesa di Natale al supermercato.


Scommetto che questo Trancers fosse ignoto alla stragrande maggioranza di voi (in caso contrario, fateci un fischio!) eppure, come si diceva in apertura può vantare ben cinque seguiti (di cui uno uscito in Italia col titolo I Cavalieri Interstellari e l’ultimo uscito nel 2002!), dalla progressiva ed esponenziale merdosità e proprio per questo motivo di grande interesse per questo simpatico blog, per cui stay tuned!


Recensito da: Vidur

VOTI:

TRASH: 72/100

Noia: 23/100

Presunzione della regia: 41/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 67/100

Incapacità degli attori: 21/100

26 ottobre 2024

VOLO PER L'INFERNO (aka Flight to Hell)

Di Alvaro Passeri. Con Eric Bassanesi, Basia Ways, Giulia Bernardini, Rory Amadeus. 2003 / USA / Cinemagic

L’incubo del pilota di aerei Don diventa realtà quando, durante un volo privato, dei misteriosi esseri alieni si insinuano a bordo dell’aeroplano trasformandosi in terribili mostri mangiatori di uomini.

Alvaro Passeri, classe 1950, può vantare una discreta esperienza da effettista barra scenografo e solo saltuariamente si è dato alla regia, oserei dire per fortuna per la sanità del cinema, purtroppo per noi di Pellicole dall’Abisso.

Dico purtroppo perché Volo per l’Inferno può tranquillamente considerarsi come uno dei più indecenti e imbarazzanti prodotti che siano mai passati per queste disgraziate pagine virtuali.  Un abominio insensato, raffazzonato, demenziale, trucido, impunemente derivativo, in una parola, sublime.

Quello che balza subito all’occhio è che il buon Passeri, trovandosi evidentemente a corto di budget, ha deciso di fare un uso a dir poco estensivo della computer grafica. Parliamo dell’anno del Signore 2003 e parliamo di un budget a dir poco irrisorio, quindi gli effetti speciali sono più o meno pari a quelli che si sarebbero potuti trovare in un videogioco di un Atari 2600. E non parliamo solo degli alieni, ma anche di quasi tutti gli ambienti, compresi per esempio gli interni e gli esterni dell’aereo.


E gli interni in realtà sono dei pietosi e statici green screen a bassissima risoluzione, talmente poveri e malfatti da suscitare moti di tenerezza, mentre i pochi “prop” fisici sembrano scarti presi dal rigattiere all’angolo, tra divani marroni e lerci, porte bianche a soffietto, finti computer avveniristici di cui non si vede lo schermo e potrei continuare per ore. E dato che siamo sull’aereo Roulette One, in cui dei facoltosi clienti giocano d'azzardo, vedremo in versione virtuale anche roulette, slot machines e giochi vari che si potevano trovare nel 2014 in quei siti truffa tipo
 www.vegas888playdigitalcardswineasymoneyandhavesexwithhotmilfnearyourightnow.biz.

Accanto a questa allucinante realizzazione tecnica, troviamo una recitazione atroce di quasi tutto il cast, nonché falle logiche grosse come crateri. In sintesi, l’aereo si trova ad attraversare una sorta di tempesta magnetica in cui è annidato uno slime verde che entra nell’apparecchio tramite i motori. Questo magma crea vari danni agli strumenti dell’aereo, tra cui la disabilitazione del pilota automatico, cosa che ci viene detta esplicitamente dal protagonista. Ebbene, nonostante ciò e nonostante ci venga fatto capire che l’aereo stia tipo precipitando, il pilota e la sua co-pilota (la più pigra e incompetente nella storia dell’aviazione mondiale), passano tutta la seconda parte del film in giro per l’aereo a combattere gli alieni. E quindi…chi cazzo pilota l’aereo in quel momento? Boh, mistero della fede.


Com’è misterioso il fatto che in questo aereo si trova davvero di tutto: cestini di plastica per la frutta, pistole, lanciafiamme, asce, martelli, chiodi e assi di legno.

Per quello che riguarda gli alieni, che escono ovviamente da uova giganti (mmh, chissà dov'è l'ho già visto?), lascio che siano le immagini a parlare da sole.






Meraviglia.

Ma c'è anche la regia che ci delizia con assurde inquadrature grandangolari, la fotografia satura di colori acidi e sgraziati, i dialoghi senza senso, i comportamenti totalmente incoerenti dei personaggi, il fatto che ad un certo punto l’aereo deve cambiare rotta perché l’aeroporto di destinazione è in sciopero (???), per concludere con il finale in cui il pilota e una hostess scappano dall’aereo buttandosi da 2000 metri di quota su una montagna sperduta che sembra il render dell’Himalaya, ma che nella finzione filmica dovrebbe essere dietro Phoenix.



‘cezzionale, come direbbe un famoso telecronista. E scemo io che me lo sono visto su Prime Video, quando c'è gratis per intero su YouTube

VOTI:

TRASH: 92/100

Noia: 63/100

Presunzione della regia: 51/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 97/100

Incapacità degli attori: 91/100

 



26 settembre 2024

WEREWOLVES OF THE THIRD REICH

Di Andrew Jones. Con Lee Bane, Derek Nilson, Neville Cann, Francesco Tribuzio. 2017 / UK / North Bank Entertainment

Tre virgola tredici. E' una media voto, no, non quella delle mie pagelle di matematica al liceo (e chi ci è mai arrivato al 3?), ma è la media voto su IMDB dei 28 film da regista di Andrew Jones.

Non so se è un record ma poco ci manca; purtroppo, il buon Andrew non potrà ritoccarlo in quanto è scomparso l'anno scorso a nemmeno 40 anni. Ci dispiace, ma ci dispiace ancora di più a pensare che quando ne aveva 34 nel 2017, si sarà detto: "Però che figo "Bastardi Senza Gloria", ne farò una merdosa copia spudorata infilandoci anche uno dei fake trailer di "Grindhouse"! Tutto il mondo si precipiterà a vederlo!".

E così, seguendo le sacre tracce dell'Asylum, partorì questa sorta di mockbuster di raccapricciante bruttezza che scopre subito le sue carte nella scena iniziale. Vi ricordate la scena della birreria in Bastardi Senza Gloria - quella in cui gli inglesi sotto copertura vengono scoperti e bla bla bla-? Ecco, qui è uguale ma ovviamente recitata col culo, scritta di merda e realizzata con lo sterco di cammello. Particolarmente irritante è il personaggio di "Mad Dog" Murphy, che parla solo con frasi fatte da badass in una sorta di patetica imitazione di Jason Statham. Vedremo anche una delle ricorrenti atrocità di questo film, ovvero le pistolettate palesemente finte "compensate" dagli effetti speciali in CGI degli spari, con tanto di sangue che colpisce l'obiettivo della camera in stile videogioco sparatutto del 1998.


In questa scena, gli attori inglesi parlano ovviamente in inglese tra di loro e in un incerto tedesco con il nazista. E fin qui tutto regolare, no? Ecco, da questa scena in poi vedremo anche gli stessi nazisti parlare tra di loro, ma in inglese con accento tedesco! Geniale.

Come geniale la scena (per fortuna l'unica) in cui compare Hitler, forse il peggiore mai visto nella storia del cinema. Hanno preso letteralmente un tizio qualunque dalla strada, gli hanno messo dei baffetti, una divisa nazista trovata nel negozio di cinesi all'angolo e gli hanno detto di fare la parodia di uno che fa la parodia di Hitler. 

Ma lo Zio Adolfo non è la sola figura storica presente in questo film, ci sono anche i famigerati Josef Mengele e Ilse Koch, che in questo universo alternativo sono sposati fra di loro (ma non temete, lei lo tradisce) e studiano un serio per creare dei supersoldati ibridando il "dna" dei lupi con l'uomo. Belli anche i prigionieri del campo di concentramento, dotati di folte chiome, pance da birra e graziosi pigiamini a righe.

Ora, i famigerati "Lupi Mannari del Terzo Reich" sono solo due e hanno delle maschere di halloween che più che a lupi mannari assomigliano ai Cardassiani di Star Trek e fanno la loro comparsa dopo un'ora abbondante di film, dopo che i tuoi testicoli si sono gonfiati fino a diventare un comodo puff sopra cui accomodarsi. Infatti, ci tocca vedere i cazzoni della prima scena che incontrano altri due cazzoni e che insieme formano un temibile team di ribellini ammazza-nazisti che vorrebbero venderti come dei fighi epigoni dei "Bastardi". Peccato che rimangano dei patetici imbecilli con il carisma di un segnalibro, talmente insopportabili che alla fine quasi finisci a tifare per Mengele. 


Il tutto sarebbe stato financo perdonabile se Jones avesse avuto il buon gusto di non prendersi troppo sul serio e fare davvero una parodia di Inglourious Basterds, invece ha voluto solo copiare dal primo della classe, peccato che lui sapesse a malapena scrivere. 

E non venitemi a parlare di nazispolitation: quelli erano film che in molti casi erano sì orrendi, ma erano anche crudi, provocatori, coraggiosi, con risvolti di horror ed erotismo che in qualche modo lasciavano nello spettatore una forte emozione, positiva o negativa che fosse.

L'unica emozione che Werewolves of The Third Reich mi ha lasciato è Cristo Gesù Iddio.

Recensito da: Vidur

VOTI:

TRASH: 89/100

Noia: 74/100

Presunzione della regia: 81/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 85/100

Incapacità degli attori: 93/100

11 settembre 2024

ALIEN CONVERGENCE

Di Rob Pallatina. Con Caroline Ivari, Steve Brown, Michael Marcel, Mishone Feign. USA / 2017 / The Asylum

Dato che è da poco uscito nelle sale l’ottimo Alien: Romulus, perché non recuperare questo splendido Alien Convergence partorito da mamma Asylum? In realtà, essendo del 2017, si tratta del mockbuster corrispondente ad Alien: Covenant, che era già di per sé una discreta merda, ma spero che mi perdonerete.

Ça va sans dire che Alien Convergence non ha la minima attinenza con la saga fondata da Ridley Scott e probabilmente neanche la minima attinenza con il senso compiuto. La trama infatti vuole che un team di soldati disabili stia sviluppando un rivoluzionario metodo di pilotaggio di aerei da combattimento tramite sistema neurale (cioè, col pensiero), mentre tre meteoriti colpiscono la terra. I soldati mutilati si ritroveranno ad essere quindi gli unici ad avere la tecnologia e l’abilità per sconfiggere i temibili alieni covati dentro i meteoriti!

Ci sono tutti i "topoi" classici dell’Asylum in questo filmetto realizzato con ancora meno budget e meno impegno rispetto ai già bassissimi standard della casa di produzione a cui abbiamo dedicato questa bellissima retrospettiva: l’inconfondibile fotografia degli interni, le pessime divise militari, la trama risibile, gli effetti speciali patetici, la recitazione amatoriale di sconosciuti figuranti e un finale mezzo abortito.

In particolare, Alien Convergence è il trionfo dell’”O'dimo”. Chi ha visto la quarta stagione di Boris, avrà subito chiaro di cosa parlo, per tutti gli altri per “O'dimo”, si intende “Lo diciamo” e non lo mostriamo, perché non abbiamo i soldi.

“Tutte le strade sono bloccate, il traffico è paralizzato e ci sono continui blackout!”, / “La popolazione è nel panico e ci sono rivolte nelle strade!” / “Dei mostruosi esseri alieni stanno seminando morte e distruzione in tutto il paese! / “Il nostro esercito ha provato di tutto per abbattere questi esseri mostruosi, ma niente ha funzionato!”. Ecco, tutto ciò ci viene detto nei dialoghi, ma mai mostrato o per lo meno solo in brevissime sequenze realizzate ovviamente col buco del culo. 

Non temete però, perché di scene cringe Alien Convergence abbonda. Come, per esempio, quando il padre della protagonista -un ex pilota rimasto invalido, ora scienziato Nasa- si reca sul luogo dello schianto del meteorite per recuperare dei campioni di roccia. Ebbene, questo scienziato va da solo in sedia rotelle sul luogo dell’impatto, dove trova un unico poliziotto. Certo, è perfettamente normale che dove è caduto un meteorite a controllare il posto ci sia un unico agente e che a prelevare i campioni di roccia ci sia un solo scienziato, per giunta in carrozzina, che per recuperare i pezzi si cappotta pure dentro il cratere. 

Un’altra notevole è quando il nostro gruppo di soldati arriva in una base militare. Aldilà del fatto che in questa base c’è sostanzialmente una sola persona (altro classico Asylum, perché le comparse costano), il colonnello della base sostiene che lì ci sia il più grande deposito di velivoli militari di tutti gli Stati Uniti. E lo fa davanti ad un patetico green screen con un’immagine statica presa chissà dove di quattro jet cagati parcheggiati nel deserto.

E gli alieni? Beh, un altro stilema immancabile di questi film è che al momento del girato, nessuno è bene al corrente di che forma saranno i mostri che saranno aggiunti in post-produzione, quindi i dialoghi in merito sono sempre vaghi “E’ davvero enorme! Ma cosa diavolo è?”. E in realtà sono un patetico incrocio fra dei gargoyle e dei draghi, riciclati da un altro film Asylum, Dragon Crusaders, uscito per altro sei anni prima!

Ultima annotazione sulla protagonista, caruccia per carità, ma più che una militare cazzuta sembra una commessa di Walmart che ha esagerato coi dolci durante le vacanze di Natale (E così, la nostra dose di maschilismo e bodyshaming quotidiana ce la siamo portata a casa). 



Recensito da: Vidur

VOTI:

TRASH: 87/100

Noia: 44/100

Presunzione della regia: 51/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 85/100

Incapacità degli attori: 88/100


18 agosto 2024

CYBORG

Di Albert Pyun. Con Jean-Claude Van Damme, Deborah Richter, Vincent Klyn, Dayle Haddon. 1989 / USA / Cannon Enertainment 

Uno dei motivi per cui amo il cinema è che ogni tanto le storie produttive dietro i film sono molto più interessanti dei film stessi. Si tratta di un leitmotiv qui su Pellicole dall'Abisso, visto che di solito i travagli dietro la realizzazione di un film sono figli di budget limitati, produttori incapaci e/o criminali, registi bizzarri e attori fuori di testa.

Ed effettivamente c'è un po' di tutto in questo Cyborg, la cui storia inizia dalla fine di quella della famigerata casa di produzione Cannon, figlia dei due amabili cialtroni principi della monnezza anni '80, Menahem Golan e Yoram Globus. Trovandosi ad un passo dalla bancarotta, ebbero la brillante di idea di realizzare due film in uno: il seguito de I Dominatori dell'Universo e una versione live action di Spider Man (ebbene sì). Si mossero così realizzando scenografie, comprando costumi e suppellettili, finché non dovettero rinunciare ai diritti dei due film di cui sopra per problemi finanziari. Avendo già speso 2 milioni di dollari, dovettero inventarsi un'alternativa per non perdere tutto. Il regista che si doveva occupare dei due progetti da girarsi in simultanea, Albert Pyun, aveva in mano altre due sceneggiature scritte da lui, Johnny Guitar e Alex Rain.

Pyun, con un budget residuo di appena 500.000 dollari compreso il cachet di Van Damme, decise quindi di unire quelle due storie realizzando una rock opera in bianco e nero di oltre due ore, oscura, violenta, con tanto di voice-over in stile Blade Runner. Ad un primo test-screening, su 99 delle 100 persone presenti, il film fece schifo al cazzo.

Intervenne quindi Van Damme, che convinse Golan e Globus a dare in mano il film ad un suo montatore di fiducia che alla fine partorì quello che il mondo ha conosciuto effettivamente come la versione definitiva di Cyborg.

Se volete un ulteriore gustoso aneddoto, posso dirvi che in una scena di combattimento Van Damme ferì un altro attore che perse permanentemente la vista da un occhio. Trascinato in tribunale, Van Damme perse la causa e dovettero accordarsi con un sostanzioso risarcimento per tale Jackson "Rock" Pickney.

Vabè, ma il film com'è, vi stare certamente chiedendo. È un guazzabuglio di cose scopiazzate un tanto al chilo da Robocop, Terminator, Blade Runner, Mad Max, Highlander e compagnia cantante, anche se più che con Paul Verhoeven, James Cameron e Ridley Scott, Pyun meriterebbe la compagnia del David Worth de I Predatori dell'Anno Omega e del Sergio Martino di 2019: Fuga da New York

La trama è letteralmente riassumibile in due frasi: nel classico futuro distopico in un cui la peste ha decimato l'umanità, una donna cyborg (cosa? Pensate che Van Damme sia il Cyborg del titolo? Pfff) detiene la conoscenza per debellarla. Un cattivo mercenario se ne vuole impadronire per usarla al fine di dominare il mondo, mentre il buono cazzuto cerca vendetta contro il cattivo di cui sopra che gli ha sterminato la famiglia. Dalla rock opera di Pyun è sopravvissuta la geniale idea di chiamare i protagonisti con nomi di marchi di chitarre, per la precisione il personaggio di Van Damme si chiama Gibson Rickenbacker, mentre il villain di turno Fender Tremolo (non scherzo). 

Ed è praticamente tutto qui, visto che ci sono dieci dialoghi in croce recitati di merda, quattro flashback messi a cazzo di cane e una serie di combattimenti realizzati col buco del culo. Non c'è infatti manco il divertimento di vedere Van Damme fare le sue mosse di arti marziali, perché praticamente non ne fa, manco nel super duello finale. E non che nel resto sia meglio, visto che ha la stessa espressività di un blocco di tufo. 

Meglio la compagna di viaggio di Van Damme, la procace Debora Richter, e il cattivo, interpretato da tale Vincent Klyn, una sorta di The Rock ante-litteram fatto di crack.



Cyborg non evitò la bancarotta alla Cannon, ma col tempo, per qualche strano motivo, acquisì una certa fama di culto, tanto che sono stati realizzati due sequel: nel primo c'è Angelina Jolie e nel secondo Malcolm McDowell. Ve l'avevo detto che la cosa meno interessante di questa storia era il film. 

Recensito da: Vidur

VOTI:

TRASH: 77/100

Noia: 54/100

Presunzione della regia: 61/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 55/100

Incapacità degli attori: 81/100


29 luglio 2024

OFFSPRING

Di Andrew van den Houten. Con Pollyanna McIntosh, Amy Hargreaves, Erick Kastel, Andrew Elvis Miller, Jessica Butler. 2009 / Modernciné / Stati Uniti

Un clan di selvaggi cannibali insegue una famiglia ignara e la loro innocente bambina. Riusciranno a sopravvivere?

Un titolo super generico, una trama banalissima riassumibile in mezza riga, una serie di illustri sconosciuti a dirigere ed interpretare, un chiarissimo sentore di budget miserrimo…sembra proprio la cazzatona ideale da guardare a cervello spento e poi da prendere per il culo! E i titoli di testa realizzati con Windows Movie Maker 98 sembravano confermare tutte queste impressioni…E invece.

E invece il titolo è sì super generico, la trama è sì banalissima, registi e attori sono sì degli illustri sconosciuti, il budget è sì miserrimo…ma…Offspring non è un’innocua cazzata girata in stile compilativo e impiegatizio come se ne trovano altre mille, bensì si tratta di un horror / splatter / slasher mostruosamente brutale, violentissimo e per certi versi sconvolgente, tanto che io stesso mi sono trovato in difficoltà a guardare alcune scene. 

E ve lo dice uno che a colazione guarda Cannibal Holocaust, a pranzo The Raid e a cena Muder-Set-Pieces, insomma il vostro Vidur alla violenza cinematografica è piuttosto abituato, ma questo Offspring indugia su alcune sequenze che difficilmente potranno lasciare indifferenti anche i più cinici. Mi riferisco soprattutto a quelle in cui vengono coinvolti dei bambini: violenza perpetrata da bambini verso adulti, da adulti verso bambini e persino da bambini verso altri bambini. 

In questo senso, il film restituisce perfettamente il concetto che sta alla base, ovvero quella di una famiglia di primitivi cannibali la cui unica ragione di vita è quella primordiale di cacciare per sopravvivere e non importa chi si uccide o cosa si è disposti a fare. Era facile scadere nel ridicolo o nel grottesco nel dipingere questa piccola congrega di efferati selvaggi, ma in qualche modo il film riesce ad evitarlo, soprattutto grazie alla mater familias, autrice di una prova tanto convincente quanto terrificante. 

Violenza e sangue a parte, il film mantiene un tono relativamente pacato, un approccio che rende ogni scena di offesa ai corpi ancora più inquietante. E il fatto che la narrazione sia ridotta all’essenziale, dove ogni orpello inutile è stato accuratamente evitato, è solo un ulteriore punto a favore. 

La confezione tecnica, tutto considerato, è ben più che dignitosa, con una regia piuttosto ispirata, una fotografia giustamente molto buia e sporca ed effetti speciali artigianali alla vecchia maniera che risparmiano solo saltuariamente i dettagli più raccapriccianti. È un film brutto, sporco e cattivo, che evita i cliché del genere e che non si preoccupa neanche di montare la tensione per gli avvenimenti più significativi. Tutto avviene in modo rapido, brutale, realistico, onesto. Non è un film indipendente che vuole essere hollywoodiano, né un film hollywoodiano fintamente indipendente. È solo quello che è e non vuole essere nient’altro.

Peccato per qualche inevitabile caduta di tono, come la stronzaggine oltre misura del personaggio di Steven o l’estrema dabbenaggine dei poliziotti del luogo.

A riprova della qualità del film, ne sono nati ben due sequel, il cui ultimo è stato scritto, diretto ed interpretato da Pollyanna McIntosh, “la donna”, come viene semplicemente accreditata nei generici, mentre il secondo, The Woman, gode di una certa positiva fama.

Consigliato solo ai durissimi, gli alti girino ben alla larga. 


Recensito da: Vidur

TRASH: 71/100

NOIA: 55/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 42/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 54/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 54/100

9 luglio 2024

IL MONASTERO

Di Antonio Bonifacio. Con Francesco Venditti, Massimo Poggio, Rosa Pianeta, Licia Nunez. 2004 / Italia /Interno 11

Dopo aver dato un passaggio ad un autostoppista, alcuni amici giungono in un paesino del Lazio dove sorge un vecchio monastero abbandonato infestato dagli spettri.

Pellicola dall'Abisso se c'è n'è una, il qui presente horror italiano risalente ormai a vent'anni fa, si fa forte di un regista scultissimo (autore di perle quali La Strana Storia di Olga "O" ma soprattutto di Laura non c'è), e di un cast non da meno, tra cui figurano addirittura il figlio di Antonello Venditti, un ex concorrente del Grande Fratello (Fedro Francioni) e una ex concorrente di Ballando con le Stelle (Licia Nunez). 

Girato con evidentissima povertà di mezzi nella campagna laziale, Il Monastero pesca a piene mani dalla tradizione dell'horror italiano, tanto che più che nel 2004 sembra girato nell'83. E quindi tra disegni argentiani, paesaggi avatiani e spettri fulciani, più una dose di slasher un tanto al chilo, il risultato è al quanto misero, ma dopotutto neanche così terribile. E questo è forse l'aspetto più curioso di questo film che, nonostante una mole immensa di difetti, riesce in qualche modo ad essere anche piuttosto interessante, con un paio di colpi di scena mediamente riusciti e una storia che si rivela meno scontata di quella che sembra.

Dicevamo dei difetti che in effetti potrebbero riempire un rimorchio di un tir di 10 tonnellate: il più grave in assoluto è una fotografia raccapricciante, con un filtro notte patetico piazzato alla bella e meglio che manco Blood Delirium e Paganini Horror raggiungevano questi livelli. In più, questa sorta di filtro blu permea tutta la pellicola, tanto da rendere tutto così piatto e sfocato che a volte ho avuto il dubbio di essere stato colpito improvvisamente da una forma precoce di cataratta. Le ambientazioni, se meglio sfruttate, avrebbero potuto essere ben più inquietanti, anche perché la regia in sé, tutto sommato, non è neanche malissimo, al netto di qualche salto di montaggio criminale, in particolare nelle scene di "azione". Inoltre nella prima parte succede pochissimo, metà della scene sono riempitivi inutili, i dialoghi sono atroci e la morte della donna nel bosco...che cazzo c'entrava? Mi sono perso qualcosa io o non ha il minimo nesso con il resto della storia? 

Eppure. Eppure nonostante tutta questa imponente mole di difetti, non riesco ad essere troppo severo con questo film, che da canto suo può vantare una recitazione dignitosa (di sicuro salvata da un doppiaggio di professionisti affermati), una colonna sonora accettabile, un paio di morti cruente anche discretamente realizzate e uno sviluppo finale piuttosto ben riuscito, anche figlio di una durata di manco un'ora e venti che oggidì solitamente non basta neanche per i titoli di testa. 

Sarà che forse i miei standard negli anni si sono fatti decisamente bassi, ma mi è capitato di vedere tantissimi horror o presunti tali molto più pigri, raffazzonati, noiosi, insensati e maldestramente realizzati di questo Il Monastero, che mi ha dato almeno l'impressione di non essere il compitino fatto per pagare le bollette, ma un qualcosina di più.

Ma proprio qualcosina eh...insomma se una persona normale vedesse questo film probabilmente si strapperebbe gli occhi...ma se foste persone normali non leggereste questo blog...no? 

Recensito da: Vidur

TRASH: 81/100

NOIA: 65/100

RIDICOLAGGINE DEGLI EFFETTI SPECIALI: 72/100

PRESUNZIONE DELLA REGIA: 54/100

INCOMPETENZA DEGLI ATTORI: 64/100

P.S.: se non vedete le consuete foto in mezzo al testo della recensione non è perché sono pigro e non ho voglia di metterle, ma perché in rete non se ne trova mezza.