Non potevamo mancare di recensire l’ultima opera del maestro Claudio Fragasso, figura iconica del cinema horror trash italiano, creatore di capolavori immortali ivi recensiti o per lo meno citati come Virus, I Sette Magnifici Gladiatori, Rats, Zombi 3, La Casa 5, Non Aprite Quella Porta 3, Troll 2 (rimanete sintonizzati!) e Operazione Vacanze. Seppur orfano del suo compagno di mille birichinate, ovvero Bruno Mattei, Fragasso alla veneranda età di 72 anni non ci pensa neanche di andare in pensione e ancora gliel’ammolla, come direbbero n’aaa capitale.
Claudio è un karateka che lotta segretamente da anni contro il diabete mellito di primo grado, fin quando un giorno, nella finale dei mondiali di karate, viene sconfitto dal suo amico Stefano che lo manda pure in coma. Claudio dovrà quindi affrontare una lunga riabilitazione per riprendersi il titolo, riconquistare l’amore della sua donna e pure il suo centro sportivo.
Come avrete intuito, la trama è chiaramente di una banalità sconcertate, identica ad altri mille film del genere sportivo, marzialesco o pugilistico, quindi, non vale neanche la pena soffermarcisi più di tanto, anche se un twist imprevisto mi ha onestamente sorpreso.
Trattasi di un prodotto che, nonostante l’immarcescibile spirito underground di Fragasso, puzza lontano chilometri di pomeriggio di canale 5. L’impostazione sciatta e didascalica di alcune scene più che ricordare Rocky e Karate Kid sanno di Centovetrine e Gli Occhi del Cuore, o ancora meglio di Alex L’Ariete. Il filone narrativo dei problemi economici e amorosi di Claudio è lo specchio della fiction melodrammatica d’accatto, condito da dialoghi ridicoli, faccette buffe e recitazione oratoriale.
A tal proposito, dobbiamo precisare che il protagonista, Claudio Del Falco, è campione del mondo di kick boxing e campione di arti marziali nella vita vera, seppure abbia una discreta esperienza cinematografica alle spalle. E lui, tutto sommato, fa pure una buona figura, così come Stefano Calvagna, nel ruolo dello spietato maneggione Pericle. Calvagna in questo contesto mi ha ricordato Massimo Coda, l’attaccante ora in forza alla Cremonese. Non perché gli somigli, ma perché Coda in serie B segna 20 gol a stagione, mentre in serie A non segna manco con le mani. Così come Coda, Calvagna in questo contesto sembra Al Pacino, mentre in un film normale…beh non ci sarebbe neanche.
Non me la prendo troppo con Stefano Maniscalco, il rivale-amico di Claudio, in quanto anche lui di professione fa il karateka e non l’attore, anche se sembra il fratello segreto di Fabrizio Corona. Difficilmente scusabili invece l’allenatore, tale Marco Aceti e soprattutto l’interesse amoroso di Claudio, Anne Garcia. Brasiliana e bellina, per carità, ma legnosa quanto un tavolo di tortura medievale ed espressiva quanto un vaso di coccio.
Il buon Fragasso ci delizia inoltre con una delle specialità della casa, ovvero il furto. All’inizio e alla fine vediamo immagini di archivio di veri incontri di karate, mescolati goffamente con due telecronisti -che erano chiaramente in uno scantinato e che parlano come Qui, Quo, Qua, concludendo a vicenda le frasi dell’altro- e con gli incontri di Claudio.
Alcune sequenze a dir la verità sono anche quasi credibili, peccato che Fragasso abbia voluto mettere il suo tocco di genio inserendo a caso delle immagini sgranate di un pubblico di un enorme concerto con i telefoni in mano che chiaramente non c’entra un cazzo con tutto il resto. Notevoli anche le sequenze in cui Claudio “comunica” con il padre scomparso che gli ricorda i fondamenti del karate, con uno sfondo psichedelico buddista, un pipistrello e filmati a 10 frame al secondo di lottatori giapponesi che spaccano cose con la testa.
E non ci dimentichiamo dei “cattivi” del film, volutamente (?) così sopra le righe da apparire esilaranti: lui con il buco alla trachea, lei un troione inguardabile e la nipotina hacker conciata come una goth sfigata anni ’90, talmente fuori contesto da sembrare provenire da un altro pianeta.
In chiusura diciamo che l’ora e venti di Karate Man passa abbastanza in fretta, tutto sommato non ci si annoia e regala diverse risate; se siete pure appassionati di arti marziali, alcune sequenze di allenamento e combattimento potrebbero piacervi parecchio, in quanto comunque realistiche e solo occasionalmente rovinate dal fast forward in stile Ridolini.
Fonti non ufficiali parlano di circa un milione di dollari di budget, a fronte di un incasso in sala di 2900 euro. Sì, Fragasso ancora gliel’ammolla.
Ah! Musiche (atroci) di Demo Morselli.
Recensito da: Vidur
Noia: 42/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 83/100
Presunzione della regia: 56/100
Incompetenza degli attori: 91/100
1 commento:
Ahaha i titoli delle valutazioni finali (meritate) mi hanno sfasciato!
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