18 agosto 2023

COSMO 2000 – BATTAGLIE NEGLI SPAZI STELLARI

Di Alfonso Brescia. Con John Richardson, Yanti Somer, Walter Maestosi, Massimo De Cecco. ITALIA / 1978 / NAIS FILM

Invasion Roswell (2013) on IMDb

Prima di sfornare il terrificante La Bestia nello Spazio, il buon Alfonso Brescia aveva già approcciato la fantascienza, dando vita ad una sorta di quadrilogia in cui girava la stessa manciata di attori, che recitavano nelle stesse scenografie, con gli stessi effetti speciali e che “viaggiavano” sulle stesse astronavi rubacchiate qua e là da altri film.

Dapprima ci fu Anno Zero – Guerra nello Spazio, in seguito il qui presente Cosmo 2000 – Battaglie negli Spazi Stellari, poi La Guerra dei Robot e infine Sette Uomini d’Oro nello Spazio, a comporre un Brescia Cinematic Universe, che Marvel levati proprio e smettila di rubare le idee al cinema italiano.

Debbo dire che mi aspettavo un’immondizia invereconda al limite dell’inguardabile - visto anche il voto assurdamente basso su IMDB - e invece questo Cosmo 2000 mi ha relativamente e piacevolmente sorpreso regalandomi un’oretta e mezza di intrattenimento.  

Un'astronave aliena, dopo aver distrutto un veicolo spaziale terrestre, riesce inspiegabilmente a forzare la rete di difesa satellitare approntata intorno alla Terra dagli scienziati Mike Layton e Diana Green, e si dirige verso il pianeta degli umani. Gli alieni provengono dal pianeta Gona e hanno intenzione di colonizzare la Terra!!!

Come anticipato, troviamo tutto il corollario del film di fantascienza italiano anni ‘70-‘80: scenografie di cartone con lucine di natale a simulare tecnologie avanzatissime, pigiamini di licra spacciati per tute spaziali, lo sfondo stellato del presepe a scimmiottare l’immensità dell’universo e ammassi di polistirolo, gommapiuma e lampadine a rappresentare temibili robottoni super intelligenti. 





La realizzazione tecnica è dunque quella assolutamente attesa, quello che sorprende è un intreccio, sì debitore di altri mille film già visti, ma comunque intrigante e tutto sommato costruito con una certa coerenza. Il tocco innovativo è quello di inserire anche degli spunti horror, con gli alieni cattivi del pianeta Gona che -a causa del cambiamento climatico sul loro pianeta- si sono trasformati in delle mummie purulente che uccidono i terrestri appoggiando loro le mani sulle spalle. Non dimentichiamo anche il bambino magico, un cyborg con una parrucca di riccioli biondi che disintegra i cattivi grazie ad una palletta di ferro.


Fantastico anche il finale, con i temibili e superintelligenti cattivi di Gona che perdono a causa del fatto che guardavano le immagini del satellite alla rovescia (non so, così dicono) e che si fossero intesi male sull’orario dell’invasione sulla terra, scherzi del fuso orario.

Tra le note dolenti una colonna sonora davvero al limite della denuncia penale del “Maestro” Giombini, per altro distribuita a caso per tutta la pellicola, e tra quelle buffe il fatto che nei titoli di testa venga citata “la voce narrante di Arduino Sacco”, peccato che nel film non ci sia nessuna voce narrante.  

Notevolissima invece la scienziata Diana Green, ovvero la finlandese Yanti Somer, presente in tutti e quattro i film della “saga” seppure con acconciature diverse; qui sfoggia un taglio alla crucca, ma è talmente figa che glielo si perdona volentieri.



Recensito da: Vidur

TRASH: 84/100

Noia: 52/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 88/100

Presunzione della regia: 56/100

Incompetenza degli attori: 50/100


11 agosto 2023

THE EXTERMINATORS (Aka Invasion Roswell)

Di David Flores. Con Greg Evigan, Denise Crosby, Daniel Hugh Kelly, Stephen Billington, John Fancis, Clarence Smith. USA / 2013 / UFO international

Invasion Roswell (2013) on IMDb

"Ma tu sai pilotare un F-22 Raptor?"
"Beh... non può essere così difficile!"

Una squadra non molto speciale composta da sessantenni armati di super-liquidator con inquietanti caricatori in PET si sta allenando alacremente in vista di una potenziale invasione aliena. Sono infatti le ultime vestigia di una task force istituita per la prima volta nel 1947 dopo il celebre ritrovamento di un UFO a Roswell, nel deserto del New Mexico. Oddio, le ultime vestigia... il film in realtà fa intendere che loro siano i membri originali, ma visto che se così fosse di anni ne dovrebbero avere tra i 90 e i 100 mi permetto di sospettare che almeno un ricambio ci sia stato. Com'è come non è, Obama sta tagliando i fondi all'esercito probabilmente per finanziare corsi di laurea sugli studi di genere, quindi i nostri eroi vengono malamente pensionati e chi si è visto si è visto. Del resto chi lo ha mai visto un alieno? Letteralmente 15 minuti dopo inizia Independece Day, arriva la proverbiale nave madre con le sue navicelle satelliti che come da copione si posizionano sulle principali città del pianeta terra E sulla casa in mezzo al nulla cosmico del Colorado di Patrick, capo della ormai ex squadra speciale. Se qualcuno potrebbe pensare che la priorità in caso di invasione del nostro pianeta da parte di malvagi extraterrestri conquistatori possa essere la distruzione del Pentagono, del Cremlino o della Casa Bianca si sbaglia di grosso: il primo edificio umano ad essere  disintegrato dagli alieni sarà il capanno di merda in cui vive il nostro Patrick e la sua devota moglie. 

La magione del povero Patrick.

Non ci resterà altro che seguire il nostro eroe nel suo viaggio in New Mexico per riunire i vecchi (letteralmente) membri della squadra e andare a mettersi a disposizione del governo per respingere la minaccia aliena e gustarsi una legittima vendetta. Da qui in avanti perde completamente di senso narrare le vicende collegate alla trama dal momento che il film è praticamente fotogramma per fotogramma una riproduzione molto cheap e molto risibile del già citato lungometraggio del 1996 diretto da Roland Emmerich. Quindi aspettatevi il ben collaudato schema narrativo:

1) L'umanità reagisce militarmente. Gliela facciamo vedere noi agli omini verdi!

2) Oh no! Gli alieni hanno degli scudi energetici! L'umanità è spacciata!

3) Ma noi abbiamo la navicella di Roswell! L'umanità ha una speranza!

4) Idea! Trasportiamo una bomba nucleare nella nave madre portandola a bordo con la suddetta navicella. Attenzione! il pratico telecomando in dotazione potrebbe non funzionare, quindi ricordarsi di accludere alla navetta un membro aggiuntivo bramoso di sacrificarsi per il successo della missione. L'umanità è determinata alla vittoria!

5) Finale con battuta e risatona di gruppo nonostante il pianeta e la società siano completamente distrutti. L'umanità non perde mai il senso dell'umorismo.





Ragazzi, ma che bello è vivere negli anni '20? Se quelli del secolo scorso erano considerati "gli anni ruggenti" quelli del duemila possono essere considerati probabilmente "gli anni scoreggianti", vista l'enorme quantità di materiale fecale facilmente fruibile sulle principali piattaforme di streaming a prezzi irrisori. Non fa eccezione questo carinissimo "Exterminators" che pur essendo un decisamente banale film di azione/fantascienza svetta di una buona spanna sopra i competitors per una realizzazione tecnica totalmente imbarazzante e a tratti da scompisciarsi dal ridere. Purtroppo rendere per iscritto tale e tanta sciatteria non è mai facile: stiamo parlando della computer grafica più basilare che io abbia visto da lungo tempo, condita con veri e proprio errori tecnici come oggetti che compaiono dal nulla tra un fotogramma e l'altro. Cercherò di graziarvi di qualche immagine durante la recensione, ma vi assicuro che gli screenshot non rendono giustizia al prodotto video! Dovreste decisamente vedere queste animazioni in movimento! 



Comparto tecnico a parte comunque il buon "Exterminators" non scherza neanche quando si tratta di trama e sceneggiatura: troveremo più di un buco, rattoppato in 30 secondi da una frase ad effetto. Buon esempio di questa pratica è la citazione con cui vi ho omaggiato ad inizio recensione, che ora andremo a contestualizzare. 

Pheeeega i rettiliani

Per qualche strano motivo, nonostante i ripetuti fallimenti inanellati dall'aeronautica militare, i nostri eroi decidono di fronteggiare le navicelle aliene utilizzando nuovamente i jet a disposizione nella grande nonché unica base militare rimasta, a Roswell. I nostri eroi sono un po' tipo l'A-team, quindi in effetti c'è un tizio che "sa pilotare praticamente qualsiasi cosa". Concesso. Affermato ciò, i compagni di squadra che lo accompagneranno in questa missione pseudo suicida sanno a quanto ne sappiamo noi noi spettatori a mala pena guidare un'automobile. Come la risolviamo? "Sai pilotare un F-22 Raptor?" "Beh, non può essere così difficile...". Frase che di per sé conferma che no, il soggetto non sa affatto pilotare un F-22 Raptor, ed inoltre fa passare come triviale qualcosa che di per sé ha un coefficiente di difficoltà elevatissimo e che per essere padroneggiato necessita di anni ed anni di esperieza e un altissimo livello di formazione. Visto che sono tutti ottuagenari nella squadra potevano inventarsi qualsiasi cazzata tipo "In Vietnam lanciavo napalm sui bambini dal mio F-111, non sarà poi così diverso". Ma del resto perché perdere l'ennesima occasione per buttare tutto in caciara?


Si, anche io me lo ricordavo diverso l'UFO precipitato a Roswell

Questo film ha indubbiamente del potenziale, e riesce a risultare patetico in una maniera che noi psicopatici appassionati di B-movies possiamo ritenere sana. Tuttavia, non ritengo si tratti di una pellicola memorabile. Ci vuole quel qualcosa in più per meritarsi un voto sopra il 90 con il tirchio Imrahil. Nello specifico tendo a dare un voto così alto solo alle pellicole dall'abisso che mi fanno rispondere "Sì" alla domanda "Lo riguarderesti, prima o poi?". L'amara realtà è che preferirei assistere ad una vera invasione aliena con conseguente fine del dominio dell'uomo sulla Terra che rivedere di nuovo questa porcheria. 

Però mi è piaciuto, lo giuro!

Recensito da: Imrahil


TRASH: 88/100
Noia: 64/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 97/100
Presunzione della regia: 62/100
Incompetenza degli attori: 81/100




SE TI PIACE GUARDA ANCHE: Un cartone della Dingo Pictures con l'audio in sotto fondo di Independence Day.

6 agosto 2023

10 ASSURDI ADATTAMENTI ITALIANI DI TITOLI DI FILM

Una veloce carrellata dei peggiori o maggiormente bislacchi adattamenti di titoli di film che i distributori italici hanno partorito grazie alla loro immensa fantasia, sterminata inventiva, gretta furbizia e palese incompetenza. 

 

1. WATANG! NEL FAVOLOSO IMPERO DEI MOSTRI 

Titolo originale: Mosura tai Gojira / Mothra vs Godzilla (1964 - Ishiro Honda)

I giapponesi non difettano certo di fantasia quando si tratta di mettere in scena combattimenti tra mostri giganti, sui titoli invece si limitano ad una sorta di cartellone da incontro di boxe, con il mostro X contro il mostro Y. Difficile attirare pubblico italiano in questo modo e così, nel lontano 1964 si inventarono una sorta di calembour: Mothra, ovvero Mosura in giapponese, viene ribattezzato Watang che in realtà è il nome dell’isola da cui proviene. Curioso che ci abbiano messo pure un punto esclamativo quasi fosse un’onomatopea emessa da un bambino mentre gioca con dei pupazzetti. Anche il sottotitolo è frutto dell’ingegno tricolore, con l’Impero a ricordare ovviamente quello giapponese. Per la cronaca, pure gli americani non si fecero scrupoli a rinominare Mothra in “the Thing”.



Tris di locandine: quella italiana, quella statunitense e quella spagnola. 



2. ZATTERE, PUPE, PORCELLONI E GOMMONI 

Titolo Originale: Up the Creek (1984 - Robert Butler)

Film sullo stile di Animal House con tanto di Tim Matheson, cioè Eric “Otter” Stratton, a fare il protagonista, ovvero un eterno cazzone al college che si ritrova a capeggiare la sua confraternita in una gara di zattere, da qui il chilometrico titolo italiano, ritenuto più appetibile e soprattutto esplicativo del più anonimo “su per il fiume” (ok, probabilmente è sottointeso un significato triviale). C’era anche una puntata di Futurama con la stessa trama, o sbaglio? 


“Fraternità robotica!!!”


3. MAIAL COLLEGE 

Titolo Originale: National Lampoon’s Van Wilder (2002 - Walt Becker)

Animal House è l’ispirazione anche per questo filmaccio in cui compare ancora Matheson! Il titolo originale richiama la famigerata serie National Lampoon e il nome del protagonista, interpretato da un giovane e ancora semisconosciuto Ryan Reynolds. Maial College è davvero un tocco di classe per un film talmente brutto che Reynolds si è pure rifiutato di guardare una volta completato.


Con due seguiti e un cofanetto dedicato...e noi che pensavamo di aver toccato il fondo con American Pie Band Camp.


4. AMERICAN SCHOOL

Titolo Originale: Loser (2000 - Amy Heckerling)

Uno, Jason Biggs, è famoso per American Pie, l’altra, Mena Suvari, è famosa per American Beauty...quindi American School! Di per sé non sarebbe neanche una brutta idea, se non fosse che il film, una commediola simpatica ancorché banale e trascurabile, non è ambientato in una scuola, ma in un college! 


Tutti insieme! "I'am just teenage dirtbag baby,...."

E, sì anche il video degli Wheatus è ambientato in un liceo, ma il film no.


5. HAPPY DAYS – LA BANDA DEI FIORI DI PESCO 

Titolo Originale: The Lords of Flatbush (1974 - Martin Davidson)

A proposito di furbate italiche, questa è una di quelle più spinte, tanto da cambiare totalmente uno dei personaggi principali. Si tratta di una commedia con tocchi drammatici ambientata negli anni ’50 e che segue le vite di quattro ragazzi del quartiere di Flatbush (a New York), da qui il titolo originale. Il cast comprende, oltre ad un Sylvester Stallone pre-Rocky, niente meno che Henry Winkler, noto al mondo come il Fonzie di Happy Days. E fu così che per richiamare la serie, il film fu ribattezzato Happy Days e addirittura fu venduto come una sorta di prequel della vita di Fonzie, tanto che nel doppiaggio italiano viene chiamato così, benché in originale si chiami Butchey Weinstein e non abbia nulla a che fare con la serie di Richie Cunningham and company. Ridistribuito in seguito anche col titolo di Brooklyn Graffiti (a richiamare American Graffiti...).


La locandina originale e quella italiana a confronto. A onor del vero le tag line di quella americana sono forse ancora più imbarazzanti: "Quando è stata l'ultima volta che ne qualcuno ti  ha fatto un succhiotto?" e "Era il 1958, quando amore voleva dire limonare". Però. 


6. BELLA, BIONDA E…DICE SEMPRE SI'

Titolo Originale: The Marrying Man (1991 - Jerry Rees)

Per un titolo del genere oggi sarebbe prevista la galera, se non l’impiccagione in pubblica piazza. Non che nel 1991 fosse un’idea così buona, ma del resto il materiale non era granché e il titolo originale faceva comunque pena. Si tratta di una dimenticabile commedia scollacciata con Alec Baldwin e Kim Basinger -la bionda del titolo-, che si beccò pure una nomination ai Razzie Award come Peggior Attrice Protagonista.


"Sì" in senso di proposta di matrimonio, cosa avevate capito? Maliziosi...


7. ISPETTORE CALLAGHAN: IL CASO “SCORPIO” È TUO!! 

Titolo Originale: Dirty Harry (1971 - Don Siegel)

Il poliziesco che diede una seconda carriera a Clint Eastwood dopo l’epoca western, rimane un punto di riferimento del genere e uno dei migliori film di tutti gli anni '70. Comprensibile che localizzare in Italia un film dal titolo “Lercio Harry” fosse difficile (e ciò creerà anche un sacco di problemi al doppiaggio con tanti giochi di parole che nell’adattamento italiano si perdono completamente), ma questo chilometrico ed elaborato titolo che comprende due punti, delle virgolette e due punti esclamativi sembra uscito da un fumetto di Topolino.


In realtà la frase corretta è: "You’ve got to ask yourself one question: ‘Do I feel lucky?’ Well, do ya, punk?”.  (In Italiano punk è stato tradotto con pivello...probabilmente è stato il Dottor Cox a suggerirlo).


8. COME UN TUONO 

Titolo Originale: The Place Beyond the Pines (2012 - Derek Cianfrance)

Il titolo originale è la traduzione in inglese del nome della città di Schenectady, nello Stato di New York, derivato a sua volta da una frase in lingua mohawk che significa "posto al di là delle pianure di pini". Film quasi gemello a Drive, uscito nel pieno della Ryan Gosling mania, è un riuscito e sottovalutato thriller il cui grosso difetto è un minutaggio davvero elefantiaco. Che dire del titolo italiano? Boh, probabilmente è stato pescato da una lista di titoli che suonano fighi, talmente vaghi e generici da essere applicabili praticamente ad ogni film.


Aaaaah, ecco perchè. 


9. SE MI LASCI TI CANCELLO

Titolo Originale: Eternal Sunshine of a Spotlees Mind (2004 - Michael Gondry)

Non potevamo esimerci da inserire il più criminale adattamento italiano perpetrato negli ultimi trent’anni di cinema. Spiegabile solo con il fatto che chi l’ha ideato abbia solo letto distrattamente la trama, abbia visto Jim Carrey nel cast e abbia dedotto che si trattasse di una commedia. Spiegabile, ma non perdonabile, tanto che la Eagle Pictures dovrà per sempre fare i conti con questa onta.


Nei DVD e Blu Ray distribuiti in seguito il titolo originale è diventato quello principale e quello italiano un sottotitolo. Meglio tardi che mai.


10. LA CASA 7

Titolo Originale: The Horror Show / House III (1989 - James Isaac)

Parlando di horror e slasher, sono innumerevoli i tentativi italiani di spacciare film che non c’entrano nulla con famosi franchising inserendoli a forza e inventando numerazioni di sana pianta. In questo caso siamo alla summa della truffa: non solo il film non ha minimamente a che fare con la saga creata da Sam Raimi – si parla di una sorta di duello ambientato in realtà alternative tra un poliziotto e un serial killer- ma non segue neanche la supposta numerazione italiana, visto che La Casa 6 non esiste, pur facendo lo sforzo di dare per legittimi gli spuri titoli di origine tricolore: La Casa 3 di Umberto Lenzi, La Casa 4 di Fabrizio Laurenti -con David Hasselhoff e Linda Blair!-  e La Casa 5 di Claudio Fragasso. La Casa 6 era un titolo già registrato, quindi non utilizzabile, così il produttore Achille Manzotti pensò di saltare al 7. Aggiungiamo inoltre che teoricamente questo sarebbe il terzo capitolo di un’altra serie, chiamata House, conosciuta in Italia col titolo “Chi è sepolto in quella casa?”, tanto che negli Stati Uniti è noto anche con il titolo di House III. Tutto ciò è di sicuro più interessante del film in sé.


Anche il DVD riporta tutti e tre i titoli! Attenzione, perché la versione europea dura ben un minuto in più. 

A cura di: Vidur

1 agosto 2023

ROBIN, FRECCE, FAGIOLI E KARATE' (Aka Storia di arcieri, pugni e occhi neri)


Di Tonino Ricci. Con Alan Steel (Sergio Ciani), Cris Huerta, Victoria Abril, Iwao Yoshioka, Eduardo Fajardo, Rafael Abaicìn. 
ITALIA-SPAGNA / 1976 / Arco-Films

Storia di arcieri, pugni e occhi neri (1976) on IMDb

"C'erano un tempo e ci sono anche adesso, benchè l'aspetto non sia più lo stesso, potentissimi e ricchi signori che seminavano ingiustizie e terrori. Ma Robin Hood, con freccia tagliente, li combatteva aiutato dalla gente, e i prepotenti non ridevano più quando dovevano andare... a fare in cù. Come centrino poi fagioli e karatè... è una sorpresa e lo vedrai da te!" 

Per voi inurbani ecco la parafrasi di questo gaio sonetto in rima baciata con cui gli sceneggiatori ci augurano una buona visione: questo film su Robin Hood fa un sacco ridere perchè ci sono delle esilaranti battute volgarotte. I fagioli e il karatè non centrano un cazzo ma ce li abbiamo messi lo stesso. Visto? Poi dicono che il liceo classico non serve a nulla...
Il malvagio ed effemminato barone di Nottingham (ma non era lo sceriffo? vabè...) come da tradizione letteraria odia il popolo ed è assetato di potere. Cotanta è la sua prepotenza da voler catturare e uccidere il beneamato duca Alan che a buon diritto reclama la contea di Nottingham. Robin Hood, quasi per caso, incontrerà e salverà la sorella di Alan e pur di scoparsela cercherà un modo per liberare il duca con l'aiuto della sua banda di bricconi. Tanto notevole quanto immotivato il fatto che in questa allegra compagnia di ribaldi sia presente tale Fra' Moikako, un sedicente monaco cappuccino giapponese esperto di arti marziali ed amico di Frate Tuck. Siamo alla metà degli anni '70 e il Duo Padano cantava "Il pianto di Zambo", quindi aspettiamoci per lo meno che il buon frate del Cipango parli come nelle barzellette in cui viene rappresentato un orientale, cercando di costruire frasi con il maggior numero di "erre" possibile al fine di risultare comico. Guadagniamo costui, perdiamo personaggi fondamentali per le vicende di Robin Hood come Little John e Lady Marian dei quali nell'epopea di Tonino Ricci non vi è alcuna traccia. Tra assalti nella foresta più spoglia ed arida che io ricordi, tornei di tiro con l'arco volti a scovare Robin Hood (Si, proprio come nel cartone animato Disney uscito tre anni prima), grandi mangiate nobilitate da squassanti rutti, risse e battute non divertenti, l'annoiato spettatore verrà trascinato stancamente verso l'epilogo scontato nonché sull'orlo della depressione reattiva.

"Mi scusi, vuole sedersi?"


Quasi tre lustri prima di Mel Brooks e del suo "Robin Hood: Men in Tights", il bel paese decide di rivisitare in chiave comica la storia del più famoso arciere del mondo. Un ormai attempato Alan Steel, veterano dei vari Maciste, Sansone, Ursus ed Ercole, mette la tunica in naftalina per indossare la calzamaglia verde (e la cravatta da sceneggiatore!) e partecipa attivamente alla nascita di questo incommentabile guazzabuglio. Non è chiaro se il film debba essere una commedia, un'avventura o qualunque cosa ci sia in mezzo. Un bel minestrone che cerca di unire i generi più in voga degli anni '70, ovvero il film-scazzottata alla Bud Spencer e Terence Hill, la commedia quella di bassissima lega e il filone della cinematografia di Bruce Lee. Quello che è certo è che fallisce su tutta la linea. Il buon Sergio Ciani è vecchio e si vede, benchè cerchi di nascondere le rughe con un ridicolo pizzetto color platino. L'idea di infilare un karateka in un film su Robin Hood è assurda di per sè, ma vale la pena spendere due parole sull'interprete Iwao Yoshioka, esperto di arti marziali che ha costruito tutta la sua carriera cinematografica in Italia, inclusa la celebre miniserie "Sandokan" con il magnetico Kabir Bedi. Yoshioka aveva già distribuito qualche calcio rotante due anni prima sempre sotto la direzione di Tonino Ricci nello spaghetti-western "Storia di karatè, pugni e fagioli". Un titolo praticamente identico a quello di cui stiamo parlando in questa sede e che ci fa intuire che Ricci avesse l'intenzione di creare una sorta di filone dedicato al cinema "di botte e fagioli", ambientando ogni film in un differente contesto. Ma gli dei del cinema sono talvolta giusti, e a quanto pare l'orrida saga si è fermata solo a due lungometraggi. 

"Plego, libelale me, io pligionielo"


Dal momento che il film è stato girato in Spagna e per di più in estate, assisteremo inoltre alla più patetica e sciatta foresta di Sherwood mai rappresentata nella storia del cinema, con tanto di macchia mediterranea, alberi radissimi, gran polveroni e sole che spacca le pietre. Recitazione assurda, ben oltre la commedia dell'arte, quasi da teatro Kabuki, tanto esasperate ed esagerate sono le espressioni degli attori. Non mancano gli effetti sonori da cartone animato aggiunti in post produzione per un sicuro effetto comico (avete presente? fiiiiiiiiiiuuuu, quaquaquaquaaaa, bonk, boing boing...). Inutile dire che se scopri di aver bisogno di faccette, boccacce e degli effetti sonori buffi, vuol dire che la scena in sè non fa ridere e stai perdendo in partenza. Si salva forse la performance seppur caricaturale di Cris Huerta (Fra' Tuck), ben noto caratterista spagnolo che appare in numerose produzioni, soprattutto western. Interessante il cammeo a fine film della "gigantessa" Francesca Romana Coluzzi, che giusto prima dei titoli di coda darà una ripassata a tutta la banda, cinesino incluso. Per il resto, ridatemi Franco e Ciccio. E di corsa.

Ah, la ridente ed impenetrabile foresta di Sherwood


Taluni narrano addirittura che il film sia inedito in Italia. Quel che è certo è che in Spagna gode di un vasta ed immotivata popolarità. Jajajaja! Que divertido! En passant, in Spagna il film si intitola "...Y le llamaban Robin Hood", ovvero "...Lo chiamavano Robin Hood". Furbacchioni! 

Recensito da: Imrahil

TRASH: 82/100
Noia: 78/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: 74/100
Presunzione della regia: 16/100
Incompetenza degli attori: 81/100



SE TI PIACE GUARDA ANCHE: fatti un favore e guarda "Robin Hood - Un uomo in calzamaglia"