11 settembre 2020

WOLVES OF WALL STREET

di David De Coteau con Eric Roberts, William Gregory Lee, Michael Bergine. Regent Entertainment/USA/2002

Wolves of Wall Street (2002) on IMDb

Jeff giunge a Wall Street con il sogno di diventare un broker di successo, e non gli pare vero quando la più prestigiosa società di brokeraggio, la Wolves Brothers, gli offre un posto, tuttavia presto si renderà conto che non è tutto oro ciò che luccica, dietro alla società si nasconde un gruppo di sanguinari lupi mannari. 

Il buon David De Coteau, vecchia conoscenza del nostro blog e veterano degli horror di serie Z, questa volta affiancato addirittura da una guest star d’eccezione come Eric Roberts decide di girare, per l’ennesima volta, il suo solito film mettendo questa volta di mezzo un gruppo di licantropi.

Siamo di fronte ad una pellicola decoteauniana al 100%, nessun elemento caro al regista canadese manca: l’incipit in cui il malcapitato che vuole lasciare il gruppo dei cattivi viene fatto fuori, i giovani aitanti in boxer, i rallenty continui messi a casaccio, le flashate, i flashback che rievocano quanto accaduto due minuti prima (tanto per allungare il brodo e raggiungere l’agognato traguardo dell’ora e ventuno minuti di durata titoli di coda inclusi), la musica tamarra di sottofondo, la mutazione del protagonista da ragazzetto sfigato in un burino con gli occhiali da sole e la coppola. 

Insomma potrebbe essere un qualsiasi film di De Coteau, io personalmente ne ho visti una marea, non ci sarebbe nulla di nuovo da segnalare, se non fosse che di mezzo ci sono i licantropi, come il nome Wolves Brothers lasciava facilmente intuire… 

Ora in un film sui lupi mannari, inevitabilmente, bisogna ad un certo punto mostrare la trasformazione dell’uomo in lupo mannaro, spesso si tratta di un momento clou per la pellicola, capace di regalare scene iconiche, basti pensare a “un lupo mannaro americano a Londra” di John Landis o “l’ululato” di Joe Dante. Quindi il nostro David come gestirà questo momento?

SPOILER

Semplice dribbla la questione con eleganza, ovvero non c’è nessuna trasformazione bensì si ripiega su una soluzione classica decoteauniana: i ragazzi in boxer. Avviene ciò: i giovani aitanti si spogliano, restano in boxer, si mettono a quattro zampe, si dirigono verso le vittime con tanto di ululati di sottofondo intervallati dal fermo immagine della luna piena, e la morte delle vittime si consuma fuori scena.

FINE SPOILER 

Ed infine, come in ogni film di De Coteau che si rispetti, non poteva mancare il finale tirato via.

SPOILER

Tutti i licantropi vengono uccisi piantandogli nel petto una penna d’argento. Il fatto che la penna fosse d’argento è un particolare che è stato ben evidenziato sin da subito, così da essere a prova di idiota. Mentre sul come si possa uccidere non una ma ben cinque persone con una penna non è dato saperlo.

FINE SPOILER

Tirando le somme “Wolves of Wall Street” è un concentrato di poetica decoteauniana, che non vi farà rimpiangere l’ora e ventuno minuti trascorsi a vederlo, a patto che siate riusciti a fare anche altro in contemporanea, altrimenti avrete effettivamente perso un’ora e ventuno minuti della vostra vita.


Recensito da: Azagthoth


TRASH: 74/100

Noia: 87/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 70/100

Presunzione della regia: 50/100 

Incompetenza degli attori: 72/100


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