Di Clive Sounders. Con Mark Holton, Adam Baldwin, Charlie Weber, Tom Waldman, Allison Lange, Edith Jefferson. USA / 2003 / DEJ Productions
Dal mare infinito dei film sui serial killer, emerge dall'abisso questo inconsistente "Gacy", filmetto direct-to-video del 2003 che cerca disperatamente di navigare le acque torbide della biografia di uno dei criminali più efferati ed insaziabili della storia recente americana senza però mai veramente salpare. L'opera si immerge nella vita di John Wayne Gacy, un uomo di mezza età che sotto la facciata di cittadino modello, imprenditore edile di successo e clown di quartiere, nasconde un' orrida verità: quella di essere un vorace assassino che in carriera ha ucciso, stuprato e brutalmente torturato almeno 33 ragazzi tra i 14 e i 24 anni, terrorizzando l'intera città di Chicago fino al suo arresto. Sarebbe roba che Jeffrey Dahmer spostati ma, vuoi per la pigrizia generalizzata, vuoi per il basso budget, vuoi per i 20 anni di età che pesano come macigni sulle spalle di questa cenciosa produzione, riuscirà solo ad annoiare e far apparire questo tremendo ed inquietante soggetto come un ciccio-pasticcio qualunque.
Cucù |
Infatti anziché esplorare le profondità psicologiche di Gacy o fornire un'indagine acuta sulle sue atrocità, il film si accontenta di galleggiare in superficie, tratteggiando un ritratto non solo incompleto, ma anche tutto sommato poco lusinghiero del protagonista, lasciando lo spettatore a interrogarsi sul motivo per cui stia perdendo tempo davanti a questa pellicola. Il tentativo di farci entrare nella doppia vita di Gacy si traduce in una serie di sequenze che alternano momenti di (pallosissima) vita quotidiana a esplosioni di limitata violenza e scene sugli insetti che infestano lo scantinato della casa del protagonista. Questo approccio si rivela totalmente incapace di riflettere veramente la complessità o il terrore dei crimini di Gacy. Non aiuta il fatto che a doppiare il protagonista nella versione italiana sia il grande Pietro Ubaldi, il doppiatore di Doraemon e di tutti gli altri personaggi grassi e buffi dei cartoni animati della nostra infanzia. Non perchè faccia un cattivo lavoro, tutt'altro, ma in certe scene ti aspetti davvero che l'assassino se ne esca con un "Non preoccuparti Nobita, adesso tiro fuori...".
Tanto grottesco quanto peculiare il fatto che John Wayne Gacy in quelle situazioni, come il Doraemon del mondo dei meme, tirasse fuori effettivamente il cazzo. |
Gli attori sono tutti o quasi irrilevanti e non particolarmente capaci. Si salva forse il nostro protagonista Mark Holton, già attore comprimario nel non eccezionalissimo Leprecauno di Mark Jones, che invero offre una performance quasi convincente. Citiamo come unica "stella" la presenza di Adam Baldwin (Il soldato "Animal" di Full Metal Jacket) nel ruolo, consistente in una singola scena, del padre di Gacy. Tutti sembrano quasi stanchi ed annoiati dei loro stessi ruoli, navigando attraverso il copione con l'entusiasmo di chi deve andare all'Esselunga il sabato mattina. La figura di Pogo il Clown, l'alter ego di Gacy e grande contribuente alla perturbante aura che circonda il protagonista è sfruttata pochissimo e male, pur essendo una delle caratteristiche peculiari e trionfando in copertina. Non penso sarei in grado di citarvi una scena memorabile, ma le varie situazioni sono narrate con tanta sciatteria e noncuranza che in certe scene ti chiedi davvero come Gacy sia riuscito a rimanere nascosto per 6 anni. Parliamo di cadaveri trasportati in pieno giorno alla macchina, al gran numero di omicidi operati con in casa mamma moglie e due figlie e l'incontro con arrendevoli poliziotti che lui liquida con agilissimi "Il signor tal dei tali? mai sentito nominare.". Ah ok, allora mi scusi per il disturbo, sarà un caso che lavorava da lei come gli altri cinque ragazzini tutti scomparsi.
Una delle rare occasioni in cui Gacy appare travestito da Pogo |
Gacy è un'opportunità mancata, perchè raramente si ha la possibilità di trattare un personaggio così interessante e che potrebbe avere innumerevoli svolti narrativi. Tipo un certo Stephen King leggendo la cronaca dell'epoca e romanzando il tutto ci avrebbe tirato fuori qualcosa come il Pennywise di It, che tuttora popola gli incubi di così tante persone. Ma è chiaro che se ti chiami Clive Sounders, non hai una pagina su Wikipedia e hai a disposizione un budget di tremila lire, non si può certo pretendere chissà che grandi risultati.
Recensito da: Imrahil
TRASH: 48/100
Noia: 87/100
Ridicolaggine degli effetti speciali: -/100
Presunzione della regia: 11/100
Incapacità degli attori: 78/100
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