26 dicembre 2023

DA 1 A 10: IL MEGLIO E IL PEGGIO DEL 2023

Perpetriamo la tradizione di ben un anno con la classifica di dieci film del 2023. Non i più belli o i più brutti, ma quelli che si meritano un voto da 1 a 10, escludendo ovviamente i film già ivi recensiti.


VOTO 1

THE MARVELS


Noia, indifferenza e sconforto. Quando un volto dice più di mille parole.

Flop simbolo della caduta libera dell'ex impero Marvel. Un film rattoppato e rimandato fino a quando hanno provato a buttarlo fuori dalla disperazione, sperando di non sbattere troppo forte e invece si sono infranti contro un muro di mattoni. 205 milioni guadagnati a fronte di un budget di (oltre) 220 dà la dimensione di un fallimento artistico e commerciale con pochi precedenti.

VOTO 2

INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO


"Mi sono pisciato nel pannolone. Chissà se se ne accorge"

"Cos'è sta puzza di piscio?"

Restiamo in casa Disney che ultimamente ha calpestato tanta merda da poterci concimare un campo da calcio. A livello di numeri il film ha perlomeno coperto il budget, ma non è stato minimamente profittevole come si aspettavano le teste d'uovo di Hollywood, che hanno svilito, spremuto, umiliato e -ovviamente- "wokkato" anche il beneamato Indy, interpretato da un Harrison Ford ottuagenario al limite dell'imbarazzo. Va a finire che bisogna rivalutare quell'abominio di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo...

VOTO 3

NAPOLEON


"Dai, finiamo 'sta rottura di palle che devo andare a promuovere Joker 2"

Altro floppone clamoroso, con i guadagni del botteghino incapaci di coprire l'esagerato budget di 200 milioni. Del resto il film fallisce su tutta la linea: più che ad eventi storici sembra assistere a fantasie di un bambino di 13 anni, ovviamente incapace di raccontare in maniera sensata la figura di Napoleone, che fosse l'uomo, il militare o l'imperatore. Quasi due ore e quaranta di nulla, con un Joaquin Phoenix incredibilmente sottotono, tanto annoiato quanto depresso, così come chiunque abbia avuto la sfortuna di vedere questo mattone di un regista vicino ai 90 anni. Avrei voluto suggerire sommessamente la pensione al buon Ridley Scott, ma a quanto pare ha in cantiere altri cinque film per il 2024, compreso il seguito de Il Gladiatore. Gesù. 

VOTO 4

BARBIE


"I'm just Ken and I'm enough And I'm great at doing stuff..." Ok, dai, questa era carina.

Una campagna di marketing mai vista nella storia del cinema, ha portato un settimo dell'intero pianeta a guardare questo filmetto dalla storia mal concepita e maldestramente realizzata, il cui unico aspetto positivo è l'oggetto di scherno e umiliazione del film stesso, ovvero Ken, ovvero per estensione il genere maschile. L'interpretazione di Ryan Gosling e la sua canzoncina sono le uniche cose che rimarranno nell'immaginario collettivo e, forse, questa è la moneta con cui il karma ha voluto ripagare la regista Greta Gerwig (a parte centinaia di milioni di dollari, ma sono dettagli...).

VOTO 5

CREED 3 


"Forse faccio ancora in tempo a richiamare Stallone..."

Terzo capitolo della saga erede di Rocky, per la prima volta senza il leggendario pugile interpretato da Sylvester Stallone, che viene solo menzionato di sfuggita. Michael B. Jordan fa un buon lavoro sia davanti che dietro la macchina da presa e nel complesso il film si fa vedere senza problemi. Rimane una certa sensazione di mediocrità per un prodotto che sembra vivacchiare di storie incredibilmente prevedibili e che si affida quasi esclusivamente alla sempre florida fan base di Rocky. 

VOTO 6

KILLERS OF THE FLOWER MOON


Non vedevamo un DiCaprio così stupido dai tempi di Buon Compleanno Mister Grape, ma almeno lì era un bambino ritardato. 

Probabilmente qualcuno sobbalzerà vedendolo così in basso, ma lasciatemi spiegare. L'ennesimo prodotto della premiata ditta Scorsese-De Niro-DiCaprio è un mattone di tre ore e mezza con tanti pregi (interpretazioni, regia, scenografie, dialoghi, musiche) e tanti difetti (durata sconsiderata, un protagonista con cui è impossibile empatizzare, tanti spunti potenzialmente interessanti lasciati sullo sfondo). Ne esce sicuramente un gran film, che però non ho la minima intenzione di riguardare.

VOTO 7

RENFIELD

 "Sono il Conte Dracula, miiiinchia"

Numeri alla mano, dovrebbe stare in fondo alla classifica, visto che ha guadagnato 26 milioni di dollari a fronte di un budget di 65 (!), ma personalmente questa horror-comedy con poche pretese mi ha molto divertito; la storia è stata reinterpretata nella giusta chiave fra il serio e il grottesco, i due Nicolas (Cage e Hoult) sono un Dracula e un Renfield più che convincenti, con l'ultimo protagonista di una manciata di esagerate quanto sanguinarie scene d'azione. Puro e semplice intrattenimento, sincero omaggio agli horror di una volta. Se non l'avete visto, recuperatelo. 

VOTO 8

OPPENHEIMER


Ecco, l'Einstein vecchietto pasticcione potevano risparmiarselo...

L'altro film evento del 2023 riscatta i recenti (parziali) passi falsi di Christopher Nolan e si pone come una pietra miliare degli ultimi anni di cinema: un cast esagerato, una realizzazione tecnica a regola d'arte, una storia raccontata con ritmo perfetto e il giusto rigore storico, il pathos incalzante, la scena dell'esplosione che rimarrà per sempre impressa nella storia del cinema. Tutto strepitoso, se non fosse per gli ultimi abbondanti 45 minuti: mediamente noiosi, praticamente inutili e totalmente anti-climatici. Come rovinare un quadro perfetto con una pennellata di troppo.

VOTO 9

GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL.3


Ebbene sì, ci mancherete.

James Gunn conclude come meglio non avrebbe potuto la saga dei Guardiani, confezionando il migliore film della serie e senza dubbio uno dei migliori in assoluto del MCU. Al solito pieno di idee geniali, sia estetiche che di scrittura, con la giusta alternanza tra risate e lacrime (e chi l'avrebbe mai detto che ci si sarebbe commossi per un procione parlante?). Qualche difetto c'è per carità, ma il film fila come un treno per tutta la durata, grazie anche ad un cattivo finalmente convincente e ad un finale degno di questo nome. Bravo James, ora se riesci a fare un film decente pure su Superman meriti una statua. 

VOTO 10

GODZILLA MINUS ONE


Madonna che bomba la scena della barca!

Dieci, non solo perché è un film eccezionale sotto praticamente ogni punto di vista, ma anche perché con il budget che di solito basta a malapena per un'ordinazione di caffè e ciambelle per i portaborse degli sceneggiatori della Warner (o altra major a vostro piacimento), la Toho ha sbancato il jackpot, ridicolizzando in un solo colpo tutta la fuffa supereroistica uscita negli ultimi anni, nonché il prossimo Godzilla x Kong: The New Empire di produzione americana, improvvisamente rimandato e quasi nascosto sotto il tappeto. Per una volta, la storia umana al centro di un film di Godzilla è quasi più appassionante dello stesso kaiju, che rimane comunque un'ira di dio. Vederlo camminare solennemente per le strade di Tokyo, accompagnato da una colonna sonora da brividi è stata la goduria cinematografica del 2023 e, nel suo piccolo, quasi un miracolo. 

A cura di: Vidur

20 dicembre 2023

PODCAST DALL'ABISSO: EPISODIO 2

 


Ecco il secondo episodio di Podcast Dall'Abisso! Questa volta parliamo di una leggenda del cinema che ha avuto una vita totalmente fuori dall'ordinario. 

L'unico e solo CHRISTOPHER LEE! Potete ascoltare QUI il secondo episodio. 



16 dicembre 2023

SPECIALE RECENSIONE NUMERO 300 - PARTE 2 - DANIEL DER ZAUBERER

Di Ulli Lommel, con Daniel Küblböck, Ulli Lommel, Peter Schamoni, Rudolf Waldemar Brem, Günther Küblböck, Marina Lommel, Manolito Lommel. Germania / 2004

Daniel the Wizard (2004) on IMDb

Dopo la magia di Treciento recensiamo il film che per lunghi periodi ha ottenuto il posto più basso nelle autorevoli graduatorie dei siti Imdb (1,2/10) e Moviepilot (0,4/10), unico motivo che ci ha spinti alla visione.


TRAMA

C'è un tizio di nome Daniel Küblböck che partecipa ad un reality basato su un format americano (Pop Idol, sicuramente sapete tutti di cosa si tratta) da cui viene eliminato diventando comunque famoso a causa del suo fare provocatorio e sgraziato.

Inizia a fare concerti ma, ahilui e ahinoi, fa schifo nell'anima, così tanto che due tizi (Rike e Tom) lo vogliono comprensibilmente uccidere e lo rapiscono. Il bene però si sa che vince sempre, quindi si commuovono e ballano tutti insieme diventando i suoi migliori amici dopo che lui regala loro la sua chitarra.

Daniel, supportato per tutto il film dal fantasma del nonno, riceve da quest'ultimo la bacchetta magica come regalo di natale e diventa anche lui un mago.

Fine.

Il motivo principale dell'insuccesso del film è la sua realizzazione misera e stentata, l’intera pellicola è girata con una traballante telecamera di bassissima qualità. Nessuna scena appare come un film reale ma piuttosto come una sequenza di scene e dialoghi deboli e mal collegati, una consistente parte della durata del film è occupata da raccapriccianti canzoni o da personaggi estremamente noiosi che discutono di temi naïf intorno ad un tavolo.



Ma per quale motivo è considerato su diversi siti il film “peggiore in assoluto”? Possibile che non ci sia di peggio? Come può essere superato dall’ultimo Indiana Jones?

In effetti il titolo di “peggiore in assoluto” è assolutamente ingeneroso, considerando che è stato realizzato con pochi soldi e non ha assolutamente pretese, sembra anzi prendersi addirittura un po’ in giro in alcuni punti (forse).

Il motivo del cucchiaio di legno è semplice, Daniel Küblböck e la sua storia sono esistiti veramente, e per una quindicina di anni, da inizio anni 2000 Küblböck è stato un personaggio dello showbiz tedesco.

Beh, oddio, in realtà è Küblböck che ha fatto di tutto per entrare nello showbiz, partecipando a programmi, film, sceneggiati e grandi fratelli vari, ma soprattutto schiantandosi senza patente contro un camion di cetrioli (poco prima di girare il film), facendosi adottare da una settantenne milionaria (già, in Germania si può), cambiando nome e sesso un paio di volte, e non da ultimo tuffandosi nel mare del Labrador da una nave da crociera, sparendo apparentemente per sempre.


In effetti non sarebbe nemmeno morto, secondo una molto diffusa leggenda metropolitana sarebbe riapparso un anno dopo la sua sparizione alla guida di una nave nel mar mediterraneo, sotto il falso nome di Carola Rackete (googolare per credere).

Tornando al film, è stato un totale insuccesso sia di immagine per Küblböck, che di botteghino, non me la sento tuttavia di giudicarlo così negativamente vista la natura modesta della sua realizzazione.

Guardarlo vi deprimerà se siete tristi e vi annoierà se siete allegri, lasciate perdere.


Recensito dopo tempo immemore da: Ortnid

 TRASH: 70/100

Noia: 90/100

Ridicolaggine effetti speciali: 30/100

Presunzione della regia: 70/100

Incapacità degli attori: 85/100




SE TI PIACE GUARDA ANCHE: scrivi Küblböck su youtube e ti apparirà un mondo.

5 dicembre 2023

SPECIALE RECENSIONE NUMERO 300 - PARTE 1

INTRODUZIONE

Cari amici di Pellicole dall'Abisso, dopo oltre tredici anni di indefesso lavoro, il qui presente blog spegne sulla torta delle candeline speciali, ovvero quelle della recensione NUMERO 300!!!
Ebbene sì, dal 2010 abbiamo visto e recensito per voi ben 300 film della peggior risma, spaziando su tutti i generi, tutte le nazioni, tutte le epoche, senza fare distinzioni tra film semi-amatoriali e kolossal hollywoodiani, tra un Nicolas Cage e un Marco Antonio Andolfi, tra una Lindsay Lohan e una Loredana Lecciso, tra un Vito Colomba e un Ridley Scott.

Per celebrare questo speciale traguardo, abbiamo spremuto le nostre importanti meningi e i nostri dotati cervelli hanno partorito quanto segue. Innanzitutto un piccolo video di ripasso di quello che è stato finora, visualizzabile QUI, in secondo luogo, anziché fare una recensione...ne faremo ben due. Quindi, tenetevi ben stretti per la seconda parte. 

Per la prima, intanto, un delizioso gioco di parole ha sollucherato il nostro palato e per l'occasione, dopo ben tre anni di latitanza, è tornato a recensire con la sua proverbiale coincisa malvagità il nostro Azagthoth!


3CIENTO - CHI LA HA DURO...LA VINCE!

Di Jason Friedberg e Aaron Seltzer con Sean Maguire, Kevin Sorbo, Carmen Electra. 2008/USA/New Regency Pictures
Meet the Spartans (2008) on IMDb

La recensione numero 300 di Pellicole dall’Abisso non avrebbe potuto che essere la recensione di 3ciento-chi l’ha duro… la vince e così sarà. Auguri Pellicole dall’Abisso, anche questo traguardo contro qualsiasi pronostico e qualsiasi forma di buon senso è stato tagliato. Urrà, Urrà, Urrà. 

Ma ora basta con l’autocelebrazione e parliamo della pellicola in questione, il cui titolo originale per la verità nulla centra con il numero 300. Il film si intitola infatti più sobriamente Meet the Spartans, l’idea di modificare il titolo con questo geniale gioco di parole a cui noi ci siamo accodati, è stata un'indegna decisione dei distributori italiani, titolo che tuttavia si addice alla perfezione ad un film che è assolutamente indegno. 

Il film rappresenta il prototipo della parodia, o delle parodie, visto il gran numero di riferimenti ad altri film, programmi televisivi, personaggi pubblici e chi più ne ha più ne metta, che non fa MAI, ma proprio MAI, ridere. Ma neanche sorridere perché la stupidità e la frequente volgarità delle gag proposte non solo non strappa una risata, ma neanche un mezzo sorriso. Un cinepanettone è molto, e sottolineo molto, più divertente. Le gag peraltro sono pure ripetute allo sfinimento, come quando Leonida calcia giù nel pozzo un tot di personaggi realmente esistenti ed immaginari o come nell’infinito contest di ballo tra spartani e persiani che vorrebbe parodiare American Idol ma risulta di una noia mortale (ed annoiare lo spettatore in poco più di un’ora di film non è facile). 


Oltretutto, molte delle parodie risultano davvero datate, in quanto ironizzano su personaggi e situazioni che già nel 2023 la maggioranza degli spettatori si è scordata, ed aggiungiamoci pure che purtroppo noi italiani perdiamo il senso delle gag riferite a programmi statunitensi perché non li conosciamo (mannaggia che sfiga!). 


In questo desolante spettacolo non possiamo non provare amarezza vedendo Kevin Sorbo, l’Hercules della nostra adolescenza, partecipare a questa oscena baracconata. Kev avevi problemi economici? Non sapevi come pagare le bollette? Ti aiutavamo noi, mettevamo in piedi una raccolta fondi, o una qualsiasi altra cosa piuttosto che vederti coinvolto in questa indegna pagliacciata.



Si può salvare qualcosa di questa pellicola? Onestamente no, questo forse la rende degna di essere la trecentesima recensione di Pellicole dall’Abisso… Almeno questo, dai sì…




Recensito da: Azagthoth

TRASH: 78/100
Noia: 95/100
Ridicolaggine effetti speciali: 30/100
Presunzione della regia: 72/100




29 novembre 2023

PODCAST DALL'ABISSO: EPISODIO 1


Ebbene sì, cari amici. Anche Pellicole dall'Abisso sbarca nel magico mondo dei podcast e ovviamente lo fa con lo stile che più gli si addice: in netto ritardo rispetto al resto del mondo, con mezzi di fortuna, raccontando storie che nessuno o quasi ha mai raccontato e che probabilmente a nessuno o quasi interessano, eccetto voi, affezionatissimi lettori. 

In questo primo episodio, parliamo di un attore di culto: Klaus Kinski. Tanto celebre per il suo talento, quanto famigerato per la sua follia, che ha generato un'infinita serie di aneddoti, dentro e fuori dal set, in una carriera durata oltre 40 anni.



Potete ascoltare QUI il primo episodio. Buon divertimento!







12 novembre 2023

RAPTORS (aka ZOMBIE 5 - KILLING BIRDS, KILLING BIRDS - UCCELLI ASSASSINI, DARK EYES OF THE ZOMBIE, ZOMBIE FLESHEATERS 4 )

Di Claudio Lattanzi. Con Timothy W. Watts, Lara Wendel, Robert Vaughn, James Villemaire. 1988 / USA-ITALIA / FILMIRAGE

Virgin Witch (1972) on IMDb

Negli anni '80 non si associava ancora il termine "raptor" né ai simpatici dinosauri capaci di aprire le porte, né alla franchigia NBA di Toronto (nata nel 1995), ma semplicemente agli uccelli rapaci. In realtà il termine "raptors" è difficilmente associabile pure a questo film, che gode di una pletora di titoli alternativi tutti ugualmente imbecilli e che non hanno alcun collegamento con la trama.

Gli uccelli rapaci infatti hanno un ruolo del tutto marginale, non ci sono "uccelli assassini", gli zombie non hanno gli occhi scuri e non c'entra niente con la serie Zombie inaugurata da Fulci e poi proseguita dai nostri amici del cuore Mattei e Fragasso. Il regista in questo caso è il misconosciuto Claudio Lattanzi che firma anche la sceneggiatura con lo pseudonimo di Claude Milliken, ma si dice che dietro, in realtà, ci sia stata la longa manu di Joe D'Amato. Vi è una sorta di disputa su chi abbia effettivamente diretto il film: secondo Lattanzi è stato girato "in simbiosi", secondo altre fonti ha fatto tutto D'Amato, che tra l'altro firma la fotografia con lo pseudonimo di Fred Sloniscko Jr. 

Chiunque sia stato dei due a realizzare fattivamente questo film, farebbe meglio a non vantarsene e forse anche a vergognarsene un po'. 


Un reduce del Vietnam torna a casa e scopre la moglie a letto con un altro. La prende sportivamente sgozzandoli entrambi e uccidendo pure i genitori di lei che stavano per riportare a casa il figlio neonato, prima di venire accecato da alcun rapaci tenuti in veranda (Ah-Ah!).

Anni dopo, una squadra di ornitologi, più una giornalista e una..boh..guardia forestale, partono per una spedizione alla ricerca del rarissimo picchio dal becco argentato d'avorio con la coda tronca (o qualcosa di simile). Caso vuole, che proprio l'ultima persona ad aver visto questo raro esemplare di volatile sia proprio l'ex militare dell'incipit, ora diventato cieco. 


Grazie alle sue indicazioni, il gruppetto di ragazzi si troverà così nella classica casa sperduta...e manca la luce, bla bla bla, le visioni, bla bla bla, e dov'è finita Jennnifer? Jennifer dove sei? Jennifeeeeer? Oh mio dio! Jennifer è morta! Bla bla bla, dobbiamo scappare, ma il furgone non parte! Bla bla bla, non ce la faremo mai! Bla bla bla, scappiamo! Bla bla bla e bla bla. 

Insomma avete capito l'antifona. Aldilà del discreto incipit, la trama è praticamente inesistente, i personaggi insulsi, la recitazione pessima, la realizzazione tecnica men che mediocre, la povertà di idee sconcertante e la noia triturante (i coglioni).

Per vedere il primo zombie bisogna infatti attendere il minuto CINQUANTATRE, dopo che i precedenti trenta erano stati praticamente privi di qualsiasi evento significativo che non fosse la trovata rivoluzionaria di buttare con espedienti risibili dei ragazzetti in una casa più o meno stregata.

Non che dopo l'apparizione degli zombie il ritmo si impenni o il che tutto non si svolga secondo i cliché più beceri e scontati, ma almeno c'è un minimo di azione che ha interrotto il mio berciare contro lo schermo al ritmo di "succederà mai qualche cazzo in questo film di merda?".

Qualcosa è successo, con un mini colpo di scena di nessuna utilità e un finale troncato brutalmente con il classico fermo immagine, tipico degli horror merdosi degli anni '80, di cui in questo blog ne trovate una sostanziosa carrettata.

Per pietà, non mi soffermerò sulla colonna sonora da soap opera piazzata in modo criminale in alcuni punti del film, per tacere delle tastiere da un tanto al chilo piazzate nei momenti di "tensione", mentre gli effetti gore, onestamente, sono di discreta fattura e fanno il loro dovere.

Filmaccio da cui stare alla larga e da guardare solo nei casi in cui soffriate di insonnia o vogliate punirvi per aver commesso qualche peccato capitale.

Per l'attore protagonista, tale Timothy W. Watts, questo è stato l'unico film girato in carriera, mentre Lara Wendel, oltre ad aver recitato nel Tenebre di Argento, diventerà una delle protagoniste della serie TV di Italia Uno, College

Recensito da: Vidur

TRASH: 86/100

Noia: 90/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 45/100

Presunzione della regia: 66/100




1 novembre 2023

MESSE NERE PER LE VERGINI SVEDESI (aka Virgin Witch)

Di Ray Austin. Con Ann Michelle, Vicki Michelle, Patricia Haines, Neil Hallett. 1973 / Regno Unito / Tigon British Film Productions

Virgin Witch (1972) on IMDb

In questo articolo avevamo giustamente vilipeso alcuni dei più atroci adattamenti di titoli di film operati dai distributori italiani, ma stavolta ci alziamo in piedi per un piccolo applauso. Virgin Witch, che comunque non è neanche male, perde dieci a zero con il nostrano Messe Nere per le Vergini Svedesi, perché, obiettivamente, come si può resistere ad un film con questo titolo? Non si può! E oltretutto, il fatto che le due protagoniste siano svedesi è semplicemente un'invenzione del doppiaggio italiano, dato che nella versione originale sono inglesi come il the delle cinque. 

Christine vuole fare la modella, quindi si trasferisce a Londra con la sorella Betty. Nella capitale incontrano prima il marpione Johnny, che si invaghisce di Betty, poi Christine ottiene, in men che non si dica, un lavoro presso la prestigiosa agenzia di moda di Sybil Waite. Le due quindi vengono invitate per il weekend in una sperduta magione di campagna, chiamata Witchwold, dove verranno iniziate ad una congrega stregonesca dedita all'adorazione del maligno! 


Film che definire horror è assolutamente generoso, così come sono generosi i nudi integrali delle due sorelle protagoniste (ovviamente sorelle anche nella vita), che il regista ci propone senza quasi soluzione di continuità per tutta la pellicola. E del resto basterebbe il florilegio di sedi nudi dei titoli di testa, per farsi l'idea del tono del film, che in realtà dietro a questa palese spinta erotica nasconde idee interessanti e anche una certa eleganza.

La regia infatti alterna momenti di classe ad inquadrature davvero ardite, accompagnate dai classici improvvisi zoom in primo piano, marchio inconfondibile di qualunque film uscito negli anni '70, nonché da una fotografia dai campi lunghi e dai colori avvolgenti. Anche la trama, seppur un po' frettolosa e raffazzonata, riesce comunque a tenere viva l'attenzione dello spettatore, a prescindere dalle grazie delle sorelle Michelle. 


Dopo essere stata iniziata (e sverginata) in un classico sabba infatti, Christina -che era già un po' medium anche prima (cit. e chissà a quante siamo)- scopre tutti i suoi poteri da strega Nocciola e inizia a voler prendere il comando della congrega, soprattutto iniziando a combattere Sybil, titolare dell'agenzia di moda di cui sopra, nonché gran sacerdotessa lesbica che tenta in tutti i modi di farsi Christina. 

A tal proposito, segnaliamo quella di Patricia Haines, appunto Sybil, come la miglior performance del film, forte di uno sguardo assolutamente magnetico e di un'incredibile presenza scenica. 

Notevole anche il climax finale, un po' delirante, ma comunque azzeccato. 

Al di là del solluccheroso titolo, questo horror soft-erotico sa essere un divertente e bizzarramente riuscito spaccato di un sottogenere che purtroppo ha smesso di esistere e che potrebbe incontrare il favore di qualche spettatore più scafato e alla ricerca di qualcosa di particolare. 

E infine, qualche curiosità a margine. 

- Il regista Ray Austin, un mestierante con all'attivo soprattutto una valanga di serie TV, è morto a maggio 2023, alla veneranda età di 91 anni.

- Patricia Haines, invece, purtroppo è morta nel '77, a soli 45 anni. Dal '54 al '58 è stata la moglie di Michael Caine.

- Le sorelle Michelle hanno disconosciuto il film che, a detta loro, le ha sfruttate solo per i nudi e per cui sono state a malapena pagate. Vicki Michelle è ancora attiva e nel Regno Unito è ricordata per una serie, Allo Allo!, rimasta inedita in Italia, ma molto famosa da quelle parti.

- Il film ha avuto diversi problemi di censura e ai tempi era uscito in sala, nella sola Londra, in una versione ridotta.

Recensito da: Vidur

TRASH: 66/100

Noia: 45/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: np/100

Presunzione della regia: 36/100

VOTI BONUS
Ann Michelle
Viso: 9
Fisico: 7,5

Vicki Michelle
Viso: 7
Fisico: 9

Patricia Haines
Viso: 8,5
Fisico: 8


13 ottobre 2023

25 CURIOSITA' RANDOM SU NOMI DI ATTORI E REGISTI

1. Il vero nome di Michael Keaton è Michael John Douglas. Ha cambiato il cognome in quanto, ovviamente, c'era già un Michael Douglas piuttosto famoso all'epoca dei suoi esordi. A seconda dalle fonti, il Keaton potrebbe essere un tributo all'attore comico Buster o all'altrettanto celebre Diane.



2. In realtà neanche l'ex-attrice feticcio di Woody Allen, si chiama Keaton di cognome. Il suo vero cognome è Hall, ma prese in prestito quello della madre in quanto c'era già un'attrice nell'Actors Guild registrata come Diane Hall.


3. A proposito di Douglas, il vero nome di Kirk -padre di Michael e protagonista di Spartacus e Orizzonti di Gloria, tanto per dirne due- era Issur Danielovitch, figlio di immigrati russi arrivati negli Stati Uniti nel 1912.


4. Rimanendo a questioni familiari, due discendenti della famiglia Coppola, hanno evitato di usare un cognome che nel mondo del cinema pesa quanto un macigno. Parliamo dell'immenso Nicolas Cage, nato Nicholas Kim Coppola, e Talia Shire, nata Talia Rose Coppola. Talia è sorella di Francis, mentre Nicolas è uno dei loro nipoti.


5. Tanto amato quanto sfortunato, Michael J. Fox ha cambiato una sola lettera del suo vero nome, ovvero quella centrale. Il suo secondo nome infatti è Andrew; sembra che abbia sostituito la A con la J per evitare stupidi giochi di parole come “Michael, A Fox!”.


6. L'epitome del machismo americano di una volta, ovvero John Wayne, non aveva proprio un nome virile all'anagrafe, si chiamava infatti Marion (Robert Morrison).


7. Anche Michael Caine si trovò costretto ad usare un nome d'arte, difficile infatti sfondare nel mondo del cinema chiamandosi Maurice Micklewhite. Sembra che l'attore inglese per il cognome si sia ispirato al film L'Ammutinamento del Caine.


8. Oliva Wilde invece avrebbe fatto bene a tenersi il suo vero cognome, che è probabilmente l'effetto che fa agli uomini: Cockburn.


9. Norma Jean Mortenson, Norma Jean Baker, Jean Norman, Norman Jean Monroe e Jean Monroe: nomi veri e finti, usati o proposti per Marilyn Monroe.


10. C'è chi non sopporta il proprio cognome e chi non sopporta il proprio nome: è il caso di Sigourney Weaver, il cui nome di battesimo è Susan. La protagonista di Alien infatti non poteva tollerare di essere chiamata col vezzeggiativo “Susy”, che cozzava con il suo spigoloso carattere e l'imponente fisico.


11. A proposito di fisici imponenti, Arnold Schwarzenegger nel suo primissimo film, l'atroce Ercole a New York datato 1970, fu accreditato col nome di Arnold Strong “Mr. Universe”.


12. Già talentuoso e richiestissimo da bambino, a Leonardo DiCaprio, all'età di dieci anni, suggerirono di cambiare il suo nome nel più anglofono Lenny Williams, cosa che ovviamente non fece.


13. Non penserete  che qualcuno possa chiamarsi davvero Vin Diesel? E infatti, il vero nome del protagonista della saga di Fast and Furious, è Mark Sinclair. Adottò il suo nome d'arte ancora prima di fare l'attore, quando lavorava come buttafuori nelle discoteche di New York.


14. Sul set di Dio perdona...io no! i due attori protagonisti si presentarono con i propri veri nomi: Carlo Pedersoli e Mario Girotti. La produzione impose ai due di utilizzare degli pseudonimi più internazionali: il primo usò il nome del suo idolo, Spencer Tracy, come cognome e quello della sua birra preferita come nome. Il secondo scelse la combinazione da una lista fornitagli dalla produzione. Parliamo ovviamente di Bud Spencer e Terence Hill.


15. Restando all'Italia, l'Alan Steel, ex culturista protagonista di mille peplum anni '50 e '60, era il romanissimo Sergio Ciani.


16.  Un altro ex culturista, oltre che ex marine decorato, e figura mitologica per noi di Pellicole dall'Abisso, è Gordon Mitchell, il cui vero nome era Charles Allen Pendleton. Nel suo primo film da protagonista, Maciste nella Terra dei Ciclopi del 1961, fu accreditato come Mitchell Gordon. 


17. Se il tuo vero cognome è Smith negli Stati Uniti sei nei guai. Nessuna variazione poteva infatti permettere a Julie Anne Smith di registrarsi nella Actors Guild col suo cognome, così ripiegò sul secondo nome del padre e divenne Julianne Moore. 


18. Non si chiama Moore neanche Demi. Il cognome del padre era Harmon, ma dato che l'uomo aveva abbandonato la famiglia quando Demi era ancora bambina, si era presa il cognome del nuovo compagno della madre, Guynes. Almeno finché nel 1981 non sposò il musicista Freddy Moore, di cui acquisì il cognome e continuò ad utilizzarlo anche dopo il divorzio avvenuto nel 1985. 


19. Uno dei sogni erotici della nostra generazione, ovvero Carmen Electra, all'anagrafe riporta il più anonimo Tara Leigh Patrick. A quanto pare l'ardito pseudonimo fu partorito dalla mente di Prince, che l'aveva scelta come ballerina per i suoi show. 


20. Uma Thurman deve il suo particolare nome al padre, professore universitario di studi buddisti indo-tibetani. Uma è la dea della luce e della bellezza, mentre Karuna (il suo secondo nome) significa compassione. I suoi fratelli si chiamano Ganden (uno dei più famosi monasteri tibetani), Dechen (grande gioia in lingua tibetana) e Mipam (un famoso filosofo buddista).


21. Tanti dei nostri registi “preferiti” usavano pseudonimi a seconda del momento, della convenienza, della produzione o dell'umore della giornata. Bruno Mattei ne ha usati quasi una ventina: Vincent Dawn (il più celebre), Pierre Le Blanc, Jordan B. Matthews, J. Metheus, Jimmy Matheus, Stefan Oblowsky, George Smith, Gilbert Roussel, Bob Hunter, Michael Cardoso, David Graham, Herik Montgomery, Frank Klox, William Snyder, David Miller e David Hunt, nome con cui ha fregiato il suo immortale capolavoro, La Tomba.


22. Il sodale di Mattei, Claudio Fragasso, invece si è limitato ad usarne una manciata: Clyde Anderson, Werner Knox, Drake Floyd e Claudio Sansevero, solo per il perduto e mai reso pubblico Pierino Stecchino.


23. Enzo Barboni, storico regista di tanti film di Bud Spencer e Terence Hill, usava spesso lo pseudonimo di E.B. Clucher, probabilmente per l'assonanza con la parola di origine francese clochard.


24. Quasi impossibile tenere traccia di tutti gli pseudonimi usati da Aristide Massaccesi, considerato il regista italiano più prolifico di sempre. Oltre all'ovvio Joe D'Amato, tra i più utilizzati citiamo David Hills, Alexandre Borsky (e sue varianti) e Raf De Palma. Il più curioso è Chang Lee Sun, per l'erotico girato ad Hong Kong, Chinese Kamasutra. Bello anche il credit per lo sceneggiatore, palesemente falso, Fu Chun. 


25. Voleva farsi chiamare Lino Zaga, ma fu Totò a fermarlo, dicendo che accorciare il cognome nell'ambito dello spettacolo porta sfortuna. Così, il suo impresario, un insegnate elementare, scelse il primo cognome di un registro di classe. Pasquale Zagaria divenne così Lino Banfi. 



A cura di: Vidur