19 gennaio 2024

CASSIODORO IL PIU’ DURO DEL PRETORIO

Di Oreste Coltellacci. Con Renzo Montagnani, Oreste Lionello, Salvatore Baccaro, Mario Carotenuto, Aldina Martano, Katia Christine. ITALIA / 1975 / CINE CAST

“Cassiodoro Cassiodoro alle donne che cosa faiiii

Ma che hai, dillo anche a noi, perché sospirano sempre così:

AAAAHHH...OPTIME!!!"

Scovato nei meandri di Amazon Prime Video, nascosto in un canale specializzato in film di merda italiani prodotti fra gli anni ‘60 e i primissimi anni ‘90 (il film più recente dovrebbe essere del 1993), chiamato senza tema di ludibrio Cine B-Movie, il qui presente Cassiodoro Il Piu’ Duro del Pretorio -titolo effettivamente divertente- è una classica commedia sexy con ambientazione storica, ovviamente antica Roma, per la precisione epoca Neroniana. Il peplum (o lo sword and sandal come lo chiamano gli ammmericani) è un genere che reputo a suo modo affascinante, forse perché è talmente passato di moda da risultare quasi esso stesso un reperto archeologico di un passato cinematografico estinto.

Cassiodoro l’Etrusco è un soldato a cui piace molto la gnagna e molto poco combattere, ma per un caso fortuito riesce a catturare Vindice, il capo di una tribù barbara ribelle; grazie a questa impresa inizia una breve carriera che lo porterà da centurione a console prima di rovinarsi con le sue stesse mani. Come avrete intuito, l’epiteto di “duro” attribuito a Cassiodoro non si riferisce alle sue doti belliche, quanto alle sue doti amorose che, da buon smargiasso toscano, esibisce ad ogni piè sospinto. Nelle sue avventure Cassiodoro viene accompagnato dal fido Sulpicino da Avellino (un giovane Oreste Lionello) e da uno schiavo gay, il quale dà adito ad una serie sterminata di battute di dileggio che farebbero arrossire anche Biagio Izzo. Ok, Biagio Izzo magari no, diciamo Ezio Greggio.


A livello trash il film parte a razzo con la canzoncina di cui trovate il testo in apertura e una serie di battute come “È veloce il tuo cocchio? Certo, è un due cavalli!” oppure “Bella abbronzatura!”, riferito ad uno schiavo di colore che avrà anche l’onore di pronunciare la battuta “Badrone, l’imperadore chiede sesterzi”, al ché Cassiodoro risponde ovviamente “No, andremo sempre dritto”.

Il resto del film non regge questo ritmo e ad essere obiettivi, la trama in realtà non è neanche malaccio. La storia di questo centurione intrallazzone fissato con le donne e odiatore della guerra è anche interessante (c’è pure un piccolo colpo di scena effettivamente riuscito) e Renzo Montagnani, nel ruolo principale è, come da prassi, fantastico. Al netto di alcune battute atroci che gli fanno pronunciare, centra perfettamente il personaggio mostrando noncuranza, malcelato disprezzo e salace ironia verso la prosopopea dell’Impero Romano e della sua ossessione verso l’esercito.


Peccato che le idee scarseggino, che i personaggi di contorno siano terribili (eccetto Mario Carotenuto nel ruolo di Nerone), che la confezione tecnica sia incredibilmente povera, che la regia sia pigra e scolastica, che il montaggio sia effettuato con le cesoie, che una buona metà del doppiaggio sia totalmente fuori sincro e che le gag siano così brutte che fanno ridere talmente non fanno ridere. Da segnalare anche nell’ordine: la presenza di Salvatore Baccaro -celebre caratterista affetto da acromegalia-, un evidente furto di sequenze da altri film (probabilmente Ben-Hur e/o Spartacus) nelle scene dei combattimenti fra gladiatori e un finale assolutamente assurdo e imbarazzante, con dei cammelli che parlano siciliano (!) e una fuga alla Benny Hill, con tanto di effetto fast forward e musichetta buffa.


Alla regia figura il produttore Oreste Coltellacci, alla sua unica opera dietro la macchina da presa, ma è probabile, come spesso è accaduto, che ad acchitare il tutto in realtà sia stato Aristide Massacesi, co-autore della sceneggiatura. Non per niente vi è una bella quantità di donne discinte, elemento imprescindibile di ogni commediazza sexy all’italiana. Insomma stringi stringi e alla fine la cosa migliore è la musichetta iniziale...Optime


Recensito da: Vidur


TRASH: 77/100

Noia: 57/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 82/100

Presunzione della regia: 28/100

3 gennaio 2024

REBEL MOON - PARTE 1: FIGLIA DEL FUOCO (aka Rebel Moon - Part One: A Child of Fire)

Di Zack Snyder. Con Sofia Boutella, Charlie Hunnam, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman. USA / 2023 / Grand Electric

Interessante notare come la trasformazione di Netlfix da servizio di streaming a casa di produzione stia accelerando e già arrivando alla sua fase finale. In casa della N rossa, infatti, hanno saltato il passaggio in cui producono bei film e/o successi commerciali per arrivare subito a defecare letame fumante. La montagna di escrementi in questione è bella grossa, 90 milioni di dollari di budget, e dalla firma prestigiosa, Zack Snyder.

È difficile capire il motivo del credito e della fan base di cui può disporre questo regista il cui unico film degno di nota rimane 300, risalente al lontanissimo 2006. Forse, le ultime chip se le è giocate con questo Rebel Moon, ed è equivalso ad andare in All In con in mano un 3 di picche e un 6 di fiori quando sul tavolo c’era un tris di assi. Basterebbe sapere che la sceneggiatura di questo film è stata scartata dalla Disney per un film della saga di Star Wars, per capire a quale abominio ci troviamo di fronte.

Ah sì? Non volete che questo film sia uno Star Wars?” – si sarà detto Snyder – “E allora rifarò Episodio IV, ma di merda!”. E così ha fatto. La trama infatti vede una giovane donna contadina che finisce per andare alla ricerca di guerrieri da altri pianeti per combattere gli eserciti tirannici che terrorizzano la sua pacifica colonia.

L’Impero qui si chiama Mondo Madre, Luke Skywalker è una diverse strong female charachter -una Mary Sue senza personalità e carisma-, Darth Vader è un incrocio fra un cosplay di Cristiano Ronaldo e Hans Landa di Bastardi Senza Gloria, la ribellione è…la ribellione.

Ma abbiamo anche lo Han Solo in versione Lidl, incontrato alla cantina di Mos Eisley in versione gay bar, che pilota un Millennium Falcon in versione Penny Market.

I cattivi ovviamente sono cattivissimi e indossano divise uscite da un incrocio fra la Gestapo e l’Armata Rossa in un pessimo film steam punk, anche se il generale (o comandante, boh, non mi ricordo che grado avesse) Atticus Noble sembra essere l’unico personaggio con un minimo di caratterizzazione ed interpretato con il giusto entusiasmo da Ed Skrein. Ci sarebbe anche una sorta di Imperatore che vive al Polo Nord e che è interpretato da un tizio che si chiama Fra Fee (veramente!), ma ha talmente poco screen time da essere totalmente irrilevante. Immagino che avrà più spazio nel secondo capitolo che uscirà ad aprile, ma credo che non lo scoprirò mai visto che col cazzo che me lo guardo. Cattivissimi fortissimi per altro che hanno le navi interstellari, ma che non sanno come rendere fertile un terreno. Mah.

La parte peggiore è forse quella centrale, in cui vanno a reclutare i vari “guerrieri” per combattere il Mondo Madre. Questi tizi sembrano usciti da un picchiaduro anni ’90, ma non quelli fighi come Mortal Kombat o Street Fighter, ma piuttosto uno di quei ripoff poveri tipo Dangerous Streets o Time Killers: una sorta di indiano dagli addominali scolpiti che cavalca un ippogriffo, una donna samurai asiatica, un ex generale ubriacone trovato sul pianeta Gladiatori (perché lui è Djimon Hounsou, che ha fatto Il Gladiatore, eh ve lo ricordate? Eh eh eh?), più un altro cosplay, ma questa volta del personaggio di Gary Dourdan in Alien 4.

Il bello è che questi personaggi ci vengono introdotti con tutta una prosopopea tonitruante per poi praticamente sparire nella terza parte, in cui ogni tanto rispuntano inquadrati per cinque secondi giusto per ricordarci che esistono.

Avrei anche potuto perdonare l’estrema derivazione della storia, se almeno tutto il resto fosse stato buono, ma la realtà è che forse è anche peggio. Interpretazioni annoiate, regia fastidiosa, fotografia buia e deprimente, scenografie artefatte, CGI mediocre, musiche inesistenti, flashback eterni che interrompono la narrazione, monologhi imbarazzanti alla Gli Occhi del Cuore (“Non so se sono capace di amare! Sigh! Sob!”), manca un vero e proprio sviluppo della trama, combattimenti noiosi resi ridicoli dal solito uso smodato di slow motion e soprattutto è una grandissima rottura di palle. Dura due ore che sembrano tre mesi e alla fine non te ne frega un cazzo della storia, dei personaggi e del seguito (oppure della versione estesa del regista che dura un’ora in più, che probabilmente verrà usata come strumento di tortura per i prossimi interrogatori della CIA).

Un prodotto tanto povero di fantasia e qualità, quanto ricco della proverbiale presunzione e seriosità di Snyder, che ha pure avuto totale carta bianca per produrre questa roba. Ed ecco la carta che fine avrebbe dovuto fare. 


Recensito da: Vidur


TRASH: 88/100

Noia: 87/100

Ridicolaggine degli effetti speciali: 62/100

Presunzione della regia: 98/100