11 aprile 2022

10 FILM FIGHISSIMI CHE NON CONOSCE (QUASI) NESSUNO

Dopo aver parlato male di film ingiustamente osannati da pubblico e critica, ripeschiamo delle piccole gemme nascoste, sfuggite al grande pubblico, ma che hanno fatto felici noi che di cinema ne capiamo veramente.


SUPERMARKET HORROR (aka: CHOPPING MALL)

1986 – Jim Wynorski

Vi era un tempo in cui il buon Jim Wynorksi non girava solo merdate ad infimo budget con mostri in gommapiuma o realizzati con la CGI di una calcolatrice digitale; ne è la dimostrazione questo horror che raccoglie tutti gli stereotipi degli anni '80: i centri commerciali, la tecnologia che si rivolta contro l'uomo, le ragazze discinte, i capelli cotonati e gli average guys trasformati per caso in eroi d'azione. In questo caso sono dei commessi che organizzano una festa in un centro commerciale  e che di notte vengono aggrediti / pestati / uccisi dai nuovi robot ultratecnologici messi di guardia. Il film piace perché non ha nessuna pretesa, è solo divertimento cazzone e disimpegnato, con effetti speciali credibili e una notevole compilation di gnocche. Considerando poi che i film di oggi ti costringono a maratone di 2 ore e 40 per delle storie che potrebbero essere riassunte su un tovagliolo, il fatto che duri solo un'ora e diciassette minuti ce lo fa amare ancora di più. E poi c'è Barbara Crampton. 


IL FIGLIO DI CHUCKY (aka: SEED OF CHUCKY)

2004 – Don Mancini 

Uno dei 48 seguiti de La Bambola Assassina, uno dei meglio riusciti e uno dei più sconosciuti, seppur diretto da chi questo franchising lo ha creato, ovvero Don Mancini. Chucky e la moglie Tiffany vengono resuscitati da Glen (o Glenda), il figlio (o la figlia) della coppia, mentre a Hollywood è in programmazione la realizzazione di un film sulla Bambola Assassina. Film maestosamente metacinematografico, con la mitica Jennifer Tilly che interpreta sé stessa e nel frattempo doppia Tiffany, in un tripudio di citazioni al suo inarrivabile capolavoro, ovvero Bound – Torbido Inganno. La prole sessualmente ambigua è un ovvio riferimento ad uno dei film di Ed Wood, il cui titolo originale era proprio Glen or Glenda, mentre per il resto ci sono tutte le cose che ci hanno fatto amare questa serie, ovvero le battute di Chucky, gli omicidi cruenti e fantasiosi, il ritmo sostenuto e la sistematica distruzione di ogni politicamente corretto.


DADDY (aka: COME TO DADDY)

2019 – Ant Timpson

Elijah Wood, un po' come il suo quasi sosia Daniel Radcliffe, dopo la saga dell'Anello si è dato più che altro a progetti bizzarri e sperimentali, non ultimo la serie Wilfred in cui parla con un uomo vestito da cane (o con un cane dalle sembianze umane, come preferite). Questo Come to Daddy si incasella perfettamente in questo filone: Norval, un viziato deejay un po' emo e con dei baffetti ridicoli, si reca in una remota località di mare per riconciliarsi col padre che non vede da quando è bambino. Thriller, che vaga tra l'horror e la dark comedy, all'inizio non si capisce dove vuole andare a parare, poi con il twist del terzo atto, tutto diventa assurdo e disagiante. Sceneggiatura originale e coraggiosa, buona la messa in scena, ottimo Wood così come i comprimari, e un finale sporco, violento e allucinante. Dategli una chance. 



DEMONI I TUOI  OCCHI (aka: DEMONIOS TUS OJOS / SISTER OF MINE)

2017 – Pedro Aguilera

Un regista cinematografico trova per caso caricato su un sito porno, un video amateur della sua piccola e sexy sorellastra. Decide quindi di rimettersi in contatto con lei per scoprire come sia potuto accadere...e poi succedono delle cose torbide. Dramma a tinte erotiche perverse, decisamente intrigante, il cui ridotto budget conferisce quel tocco di squallore che ben si adatta al tono della pellicola. L'intreccio si sviluppa in modo credibile, con un paio di colpi di scena che evitano l'effetto cliché e che spingono l'asticella del morboso sempre un passo più in là. Eccezionali i due protagonisti, in special modo la splendida Ivana Baquero, e fighissimi pure i titoli di coda con un Cannibal Holocaust che spunta dal nulla. 


PALM SPRINGS - VIVI COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI (aka: PALM SPRINGS)

2020 – Max Barbakow

Deviamo un attimo dai nostri lidi per un qualcosa di più leggero. Il tema dei loop temporali è stato già ampiamente esplorato un numero esagerato di volte, tuttavia Andy Samberg, protagonista e sceneggiatore, in questa occasione lo fa con freschezza e una buona dose di originalità. Il giorno in cui i protagonisti sono imprigionati è quello di un matrimonio nella località del titolo e se all'inizio è il solo Samberg a restare bloccato nel loop, le cose cambiano quando coinvolge accidentalmente una delle damigelle. Nulla di impegnativo, sia chiaro, ma una buona commedia da guardare una sera che si ha voglia di spegnere il cervello. Un finale un po' del cazzo e una scena post-credit senza senso, non ne pregiudicano la qualità.


HELLBOUND: HELLRAISER II – PRIGIONIERI DELL'INFERNO

1988 – Tony Randel

Seguito diretto del primo capitolo della saga, non sfigura di fronte al capolavoro di Clive Barker. Merito del fatto che non cerca solo di replicare stancamente quanto fatto dal suo predecessore, ma si sforza di essere qualcosa di diverso, senza però snaturare o sputtanare l'universo creato. Ogni riferimento a qualunque film uscito negli ultimi cinque anni è puramente voluto (e ci torneremo). Così, anziché un classico horror, questo Hellraiser II è una sorta di viaggio onirico in un mondo oscuro, malato, cupissimo, soffocante, disturbante. Una serie di idee originali e una sovrabbonddanza di effetti speciali artigianali, sopperiscono ad un'evidente mancanza di budget e ad una sceneggiatura quasi inesistente. Si tratta dell'ultimo film guardabile del franchising, umiliato e svilito da un'infinita serie di seguiti, classificabili solo come cagate ignobili. 

I TRE VOLTI DELLA PAURA (aka: Black Sabbath)

1963 – Mario Bava 

Leggenda vuole che un giorno, un chitarrista inglese di una band blues rock,  vide una lunga coda davanti ad un cinema. Andò a guardare di che film si trattasse e scoprì che si trattava di un horror. Pensò quindi che se alla gente piaceva essere spaventata dai film, forse le sarebbe piaciuto essere spaventata anche dalla musica. Fu così che nacque l'Heavy Metal. Quel chitarrista inglese era ovviamente Tony Iommi e quel film era Black Sabbath, ovvero il titolo con cui il film fu venduto all'estero. Aldilà di questo gustoso aneddoto, il Maestro Bava ci delizia con un film in tre episodi: tesissimo il primo in cui una donna è perseguitata al telefono da un ex amante fuggito di prigione, un filino più debole il secondo con un vecchio Boris Karloff ad interpretare una sorta di vampiro nella Russia dell'800 e strepitoso il terzo, in cui un'infermiera impazzisce dopo aver rubato un anello ad una medium deceduta. Atmosfere eccezionali, scenografie d'altri tempi, regia di gran classe e tante idee per mettere inquietudine allo spettatore tanto semplici quando efficaci. Un capolavoro dell'horror all'italiana. 

LORDS OF CHAOS 

2018 – Jonas Akerlund

A proposito di Metal, non si può non parlare del film che è piaciuto a pochi e fatto incazzare molti. Inedito in Italia, Lords of Chaos racconta la storia di una manciata di ragazzini norvegesi che all'inizio degli anni '90 inventarono un nuovo genere musicale (il Black Metal) e che finirono impelagati in una serie di assurdi crimini. Se siete metallari come il sottoscritto, saprete la storia a memoria, e quindi saprete anche che il film soffre di tre gravi problemi: 1) in larga parte è storicamente inaccurato; 2) nessuna delle band coinvolte ha concesso i diritti della propria musica; 3) una scelta di casting per uno dei protagonisti che definire demenziale sarebbe già poco (“fat jewish guy”, cit.). Passando sopra questi non piccoli difetti, ci troviamo con un film davvero eccellente dal punto di vista tecnico, curatissimo nei dettagli delle ambientazioni e del vestiario, coinvolgente, potente e con le tre scene madri (due omicidi e un suicidio) tra le più realistiche, crude e disturbanti viste negli ultimi anni. Bravo e sorprendentemente in parte, il protagonista Rory Culkin, fratello di Macaulay. 

FANGO BOLLENTE (aka: Savage Three)

Vittorio Salerno – 1975

Girato nel pieno degli anni di piombo, Fango Bollente è un film che scava nel tema scottante del periodo, ovvero la violenza dilagante nella società. Protagonista è Ovidio Mainardi (interpretato da un belloccio americano dalla faccia da pazzo e transitato per le mani di Andy Wharol) un impiegato che per scappare dalla monotonia della vita da “another brick in the wall”, aiutato da due colleghi si sfoga in atti di vandalismo e violenza.  Ad indagare per conto della polizia, un sempre efficace Enrico Maria Salerno. Brutale, crudo, potente, selvaggio come si conviene ai film degli anni '70, trova il suo apice in una telefonata, che rivela il vero animo del protagonista. Recuperatelo!



MARILYN HA GLI OCCHI NERI

Simone Giordano – 2021

Un film che, a metà fra dramma e commedia, esplora le vite di persone mentalmente disturbate. Ok, detto così sembra atroce e invece è stata una bella sorpresa. Merito dell'eccellente prova dei protagonisti, Stefano Accorsi e Miriam Leone, e di una sceneggiatura che rifugge i soliti cliché, anche se non manca certa dose di prevedibilità. Il punto forte però sta nella saggia scelta del regista di farti empatizzare con i personaggi attraverso le loro azioni, senza lasciarsi andare a facili pietismi o a triti discorsetti retorici. Anche la storia d'amore in realtà matura solo verso la fine, privilegiando un racconto originale che vuole solo farti conoscere persone diverse dal solito.   


A cura di: Vidur