Di
Meng Hua-Ho. Con Evelyn Kraft, Danny Lee, Norman Chu. Hong Kong/1977
Pellicole
dall’Abisso si scongela dal suo millenario sonno così come il
gigantesco scimmione protagonista di questo piacevolissimo filmetto
made in Hong Kong. Dalle montagne dell’Himalaya, il nostro amico si
libera dai ghiacci senza un apparente motivo decidendo, come prima
cosa, di distruggere dei simpatici modellini di villaggi locali. E' bello vedere che lo scimmione si presenti col pacchetto completo da mostro asiatico anni
’70: tutone posticcio, maschera da carnevale, occhioni dolci e
pantofole pelose.
Ma degli
spietati uomini di affari hongkongesi, hongkongiani, hongkongolesi,
hongkongoloni, vabè, diciamo cinesi, vogliono catturarlo per farci un sacco
di yen (oppure sterline, oppure dollari, fate voi). Assoldano dunque
il famigerato cacciatore Johnny Felton (non è che è americano, è cinese, ma gli hanno dato un nome anglofono, almeno nel doppiaggio italiano). Tutto ciò succede nei primi
due minuti di film; già perché questa pellicola ha il merito di non
perdere tempo in ciance, di non prendersi la briga di introdurre
nessun personaggio e in linea generale di tenere un ottimo ritmo,
evitando tempi morti.
Durante
la perigliosa strada per arrivare allo scimmione, l'allegra carovana
viene attaccata da elefantini velocissimi e razziatori e da delle
tigrotte morbide e coccolose, ma comunque capaci di svellere di netto
una gamba ad un uomo con un solo morso. Interessante l'espediente
utilizzato per simulare che gli uomini di fatica siano indiani: hanno
preso dei cinesi, poi del fango e glielo hanno spalmato sopra.
Alla
fine, visto che il viaggio si è rivelato troppo pericoloso, il
povero Johnny (che in un flashback vediamo essere stato cornificato
dalla fidanzata col fratello, ma in fondo era iniziata solo per
'ischerzo') viene lasciato da solo dalla carovana. Ovviamente il bel
Johnny si imbatte subito nello scimmione, ma ci pensa a salvarlo una
selvaggia cresciuta nella giungla, al secolo Evelyn Kraft. Una
biondona di una bellezza abbacinante, che purtroppo ha lasciato il
cinema molto presto e che è morta a 57 anni nel 2009.
Samantha
(in seguito si verrà a scoprire il suo nome) è vissuta nella
giungla dopo essere precipitata da un aereo da bambina. Ed è così
selvaggia che sembra appena uscita da un photoshooting della SwimSuit
Edition di Sport Illustrated: capelli pettinati,
dentatura perfetta, lucidalabbra, un po' di ombretto, unghie smaltate
e uno studiatissimo costumino di pelle giusto per coprire il
fondamentale.
Johnny
riesce a convincere Samantha a portare Hutam (questo il nome che
Samantha ha dato allo scimmione) ad Hong Kong e così Hutam
dall'Himalaya arriva a Bombay a piedi portando i due umani nella sua
manona. Johnny incontra per strada lo spietato uomo d'affari cinese
di cui sopra (che casualmente era lì) e insieme lo portano in nave ad
Hong Kong.
Hutam
viene fatto esibire incatenato e aizzato dai perfidi umani ed è un
attimo che si libera per distruggere la città. Incredibile eh, chi
l'avrebbe mai detto? E qui inizia il solito tran tran di militari che
cercando di abbatterlo, lui che si arrampica su un grattacielo,
Samantha che cerca di salvarlo, Johnny che limona con la sua ex e bla
bla bla.
Il
finale però è bellissimo. Talmente bello che non ve lo dico. Troppo
poetico e poi mi commuovo.
Che
dire.
Il Gigante dell'Himalaya è una classicissima Pellicola
dall'Abisso, veloce e divertente, con un mostro pupazzoso, una bella
gnocca, la moda anni '70 e un giaguaro sedato.
E
comunque Johnny non te la prendere, era solo per ischerzo.
Ah, rimane comunque più bello di Kong Island.
Ah, comunque c'è completo su YouTube.
Recensito
da Vidur
VOTI
Trash: 91/100
Noia: 43/100
Ridicolaggine degli effetti speciali:
92/100
Presunzione della regia: 34/100
Incapacità degli attori: 65/100
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